Emergenze

Nord Africa in ginocchio per sisma e tempesta Daniel, oltre 14mila vittime e 118mila sfollati

«Città devastate, interi villaggi completamente distrutti e non raggiungibili dai soccorsi. Decine di migliaia di vittime e sfollati non sanno dove dormire e cosa mangiare. Situazione igienico-sanitaria al limite». È il drammatico quadro che emerge dalla testimonianza dell’organizzazione internazionale Cesvi in Marocco e Libia all’indomani delle devastanti calamità naturali che hanno colpito i due Paesi

di Redazione

«Città devastate, interi villaggi completamente distrutti e non raggiungibili dai soccorsi. Decine di migliaia di vittime e sfollati non sanno dove dormire e cosa mangiare. Situazione igienico-sanitaria al limite». È il drammatico quadro che emerge dalla testimonianza dell’organizzazione internazionale Cesvi in Marocco e Libia all’indomani delle devastanti calamità naturali che hanno colpito i due Paesi: un terremoto di magnitudo 6,8 e la tempesta “Daniel”.

Le due catastrofi nell’arco di soli tre giorni hanno messo in ginocchio il Nord Africa, causando complessivamente circa 14.200 vittime, almeno 13mila feriti e decine di migliaia di dispersi. Fondazione Cesvi si è subito attivata per portare soccorso e assistenza alla popolazione di entrambi i Paesi, con distribuzione di beni di prima necessità e supporto psicologico. «I nostri team emergenza, parallelamente alle attività finalizzate a rispondere nell’immediato ai bisogni più urgenti, stanno analizzando le esigenze della popolazione per attivare progetti in grado di sostenere la popolazione su più fronti anche nel medio e lungo periodo», spiega Roberto Vignola, vice direttore generale di fondazione Cesvi.

Fondazione Cesvi in Marocco

La situazione in Marocco

In Marocco, a una settimana dal sisma, il numero delle vittime è salito a oltre 2.900 e si contano più di 5.600 feriti. Sono migliaia le persone ancora sepolte sotto le macerie: i danni più gravi alle strutture, infatti, sono stati registrati nelle aree montuose e i soccorsi faticano a raggiungere i villaggi maggiormente colpiti. L’impatto del terremoto sulle abitazioni è stato devastante sia nelle zone più densamente popolate di Marrakech che nei villaggi rurali e montani dell’Atlante. Oltre 300mila  le persone colpite in maniera diretta dalla catastrofe, tra queste anche oltre 100mila bambini.


«Sono più di 82.000 le persone che hanno perso la propria casa e migliaia di famiglie sono costrette a dormire all’aperto o in accampamenti improvvisati» – dichiara fondazione Cesvi, che si è subito attivata per supportare le comunità colpite. «Insieme ai nostri partner in Marocco ci siamo mobilitati per portare gli aiuti più urgenti: in questo momento la popolazione ha bisogno di acqua, prodotti igienici e sanitari e tende. Servono anche coperte calde, per via della forte escursione termica. Il nostro team emergenza è sul campo nelle province di Marrakech e Agadir per analizzare le necessità della popolazione, ponendo un’attenzione particolare al forte bisogno di servizi di protezione e di supporto emotivo e piscologico. Prevediamo di avviare un programma di supporto psicosociale che possa aiutare le migliaia di persone in stato di shock post traumatico, quelle che hanno perso i loro cari e quelle che sono state salvate dalle macerie ad elaborare il trauma di quanto accaduto. Particolare attenzione verrà data ai bambini, per cui intendiamo creare dei luoghi di ritrovo inclusivi». Gli interventi in Marocco saranno immediati, come accaduto a inizio anno in occasione del terremoto che ha colpito Siria e Turchia, dove Cesvi ha assistito più di 3.000 bambini con le attività nei Child Safe Space del programma Case del Sorriso, svolto oltre 600 sessioni di supporto psicologico per adulti e bambini, e sostenuto più di 1.200 famiglie attraverso la distribuzione di kit alimentari, igienici e di prodotti per l’infanzia.

La situazione in Libia

In Libia la tempesta “Daniel” ha causato una catastrofe senza precedenti, colpendo oltre 880mila persone, di cui almeno 300mila bambini. Solo a Derna, dove la distruzione di due dighe ha spazzato via un quarto della città, il ministero della Sanità del governo orientale libico ha accertato 3.252 morti, anche se le Nazioni Unite ne stimano oltre 11.300e si teme che il bilancio possa arrivare a superare le 20mila vittime. Secondo le ultime stime dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni sono circa di 36mila le persone rimaste senza casa nelle aree colpite, mentre non è ancora possibile stabilire quale sia la situazione per i 600mila migranti presenti sul territorio libico. «Mentre il numero delle vittime continua a salire, la situazione è drammatica anche per gli sfollati a causa delle condizioni igienico-sanitarie», sottolinea Roberto Vignola. «Preoccupa il rischio di colera e setticemia, perché l’acqua potrebbe essere contaminata e non è utilizzabile. Il nostro team è già sul campo e nei prossimi giorni abbiamo previsto la distribuzione di kit igienico-sanitari, acqua potabile, vestiti, materassi e kit scolastici per far fronte ai bisogni immediati della popolazione. Inizialmente interverremo all’interno dei rifugi temporanei e delle abitazioni private dell’area limitrofa a Derna dove sempre più sfollati stanno cercando rifugio e trovano accoglienza. Qui avvieremo anche servizi di primo soccorso psicologico di emergenza e creeremo Child Safe Spaces per attività ricreative ed educative per bambini».

La tempesta “Daniel” si inserisce in un contesto globale di emergenze climatiche già drammatico. Nel 2023 l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari ha già rilevato complessivamente quasi 70 emergenze legate a fenomeni naturali, la maggior parte connesse proprio ad alluvioni (42), tempeste (5), ondate di caldo (2) e siccità (2).

«Da quasi 40 anni – ed è confermata tra le nostre priorità per il futuro – ci occupiamo di emergenze umanitarie in risposta ai disastri naturali, agli eventi climatici estremi, ai conflitti, ma anche alle crisi prolungate. In particolare, negli ultimi due anni abbiamo risposto ad emergenze improvvise e devastanti come la guerra in Ucraina, distribuendo beni di prima necessità, accogliendo i rifugiati ai confini e attivando servizi di supporto psicologico nel Paese. Siamo intervenuti in Pakistan vessato dalle alluvioni con interventi di preparazione alle calamità e nel settore dell’igiene e della salute. Abbiamo assistito la popolazione turca e siriana colpita dal terremoto dello scorso febbraio supportandola con servizi di assistenza psicologica, oltre a fornire cibo e kit igienici. Ci siamo attivati per l’Emilia-Romagna all’indomani delle alluvioni del mese di maggio con interventi volti a riabilitare e ricostruire comunità per minori e per soggetti fragili, risultate inagibili» conclude Roberto Vignola.

Foto apertura Libia/Fondazione Cesvi

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