Formazione

Nonno, non ti seguo ma ti voglio bene

di Redazione

Lui è imam a Casablanca. Ogni volta che lo vedo mi presenta un candidato marito. Ma poi vinco sempre io…di Imane Barmaki
Lo confesso: ho nostalgia di mio nonno! Ho sempre avuto qualche attrito con lui, che è imam a Casablanca (lo vedete nella foto): ho 25 anni, non sono ancora sposata (gravissimo!), cerco sempre di essere indipendente, sostengo la causa del femminismo islamico. Insomma, non sono la nipote che un imam desidererebbe.
Ricordo con estremo piacere la mia testardaggine, durante l’adolescenza, nel voler dimostrare a mio nonno che Dio non è altro che un’invenzione dell’uomo: se si ricava la causa partendo dal suo effetto si nota che se l’uomo è imperfetto anche la causa che l’ha generato è imperfetta. Erano le mie teorie sul trascendente. Riuscite ad immaginare la scena: un imam davanti alla propria nipote “miscredente”! La sua reazione non è stata delle migliori, ma essendo tutti due testardi, nessuno voleva mollare la propria posizione, anzi ognuno di noi voleva convincere l’altro senza accettare la sua visione.
«Sì, non sono ancora sposata! E allora?» Fatto per lui gravissimo: ogni tanto mi trovo coinvolta in incontri che solo mio nonno riesce ad organizzarmi con futuri mariti che non ho mai visto (e che speravo di non vedere!). È meglio di Cupido perché è capace di trovarmi il partner meno adatto in base ai suoi desideri senza considerare minimamente i miei, nella speranza che questo matrimonio «s’Allah da fare».
Ma vogliamo parlare di quando ho deciso di fare il perito aeronautico alle superiori? Era veramente difficile per lui accettare che fossi l’unica ragazza della mia classe. Ricordo ancora la telefonata dopo il primo giorno di scuola:
«Nonno, sono l’unica ragazza della classe»
«Ma sei sicura?»
«Sì, ne sono certa!»
Non riusciva ad accettare che sua nipote avesse scelto una scuola dove non c’era il problema di separare le femmine dai maschi, perché io ero l’unica femmina.
Nemmeno i miei compagni riuscivano ad accettarlo. Non ero accettata nella mia classe non perché ero extracomunitaria ma perché ero una ragazza? cosa ci faceva una ragazza in un istituto aeronautico? La cosa ancora più assurda è che la mia scuola non era attrezzata per esigenze tipiche delle ragazze: nella succursale dove stavamo nel corso del primo anno non aveva nemmeno lo spogliatoio per le ragazze? E chi lo spiegava a mio nonno?
Non vi racconto della mia partecipazione al Gay Pride. I frammenti di ricordi sono tanti ma so che i suoi pensieri e le sue emozioni sono il motore di molti dei miei comportamenti e che in qualche modo lui cercava di trasmettermi la sua esperienza senza tenere conto che io potessi navigare controcorrente senza paura e sempre a testa alta. È il suo modo di volermi bene.


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