Sostenibilità

Non tagliate il Tagliamento.

E' l’ultimo corso d’acqua alpino completamente naturale, rifugio di migliaia di specie animali e vegetali.(a cura di Benedetta Vitetta)

di Redazione

Siamo alla resa dei conti. Per il re dei fiumi alpini, il Tagliamento, è giunto il momento: o lo si salva o andrà perduto per sempre. «Per salvarlo occorre preservare la sua naturalità», sottolinea Nicoletta Toniutti del WWF Friuli Venezia Giulia, che da anni si occupa di questo grande fiume.
Il nocciolo della questione sono quattro progetti che, se attuati, metterebbero a rischio l?ecosistema del fiume, ma non solo. «Non è solo una questione di biodiversità», ci spiega la Toniutti, «ma c?è anche un problema di equilibrio idraulico». Al WWF si chiedono se sia necessario distruggere completamente un ecosistema, come è avvento sul Po, per rendersi conto in realtà che «era meglio tutelare le caratteristiche naturali e la funzionalità ecologica, piuttosto che buttare miliardi in interventi idraulici».
I quattro progetti, fino a poco tempo fa segreti, ora sono noti anche grazie a una petizione per la salvaguardia del Tagliamento firmata da decine di scienziati di tutta Europa. Proprio dalla comunità scientifica europea arrivano infatti i moniti più fermi che mettono in guardia sui pericoli che l?intervento può comportare. La sicurezza di un fiume dipende proprio dal mantenimento delle golene nel loro livello naturale. Per questo la battaglia del WWF si snoda attorno a due capisaldi: «Mantenere le condizioni di naturalità del fiume», dice la Toniutti. «Ma non solo. Occorre rendersi conto che la sicurezza dei cittadini non la si crea distruggendo l?habitat del fiume. Per ciò è necessario evitare gli insediamenti urbani o la creazione di infrastrutture nella golena del fiume».
Per capire la portata di questa battaglia occorre rifarsi anche a ciò che sta accadendo in Europa. Molti governi, infatti, stanno acquistando le aree golenali, date ai privati, per ridarle ai fiumi.
«Il motivo», sottolinea ancora la Toniutti, «non risiede solo nel fatto che il Tagliamento è l?ultimo fiume alpino superstite a seguito degli interventi di regimazione che l?uomo ha realizzato su ormai tutti i principali corsi d?acqua europei. Solo qui, infatti, è possibile studiare le dinamiche di evoluzione naturale delle golene, per cercare di capire come intervenire sul altri corsi d?acqua pesantemente compromessi nelle loro dinamiche ed equilibri dalle opere idrauliche che l?uomo ha realizzato. Si studia, infatti, il Tagliamento come ecosistema di riferimento per mettere a punto modelli di rinaturalizzazione e gestione già applicate su alcuni grandi fiumi, tra cui Danubio, Rodano e Missouri».
Insomma, bisognerebbe vietare di togliere spazio al fiume che a valle è largo 185 metri, mentre più a monte la golena raggiunge un?ampiezza di 3 chilometri. Invece che togliere spazio bisognerebbe ridarglielo.
I motivi sono numerosi. Sul Tagliamento esiste un corridoio naturalistico che garantisce la continuità tra mare, pianura e montagna, sostenendo una biodiversità del tutto peculiare. Possiede una piana alluvionale, che mantiene le caratteristiche naturali e idrauliche del fiume. Conserva una ricchezza di specie e di habitat straordinari. Tra tutti, le 650 ?isole vegetali? e le ?barre ghiaiose?, elementi ormai rari nei fiumi di tutta Europa e che, invece, sono caratteristici di questa zona e influiscono sulla quantità e qualità delle specie animali e vegetali. Sono isole, infatti, colonizzate da piante all?interno della golena.
«Nel 1992 la Commissione internazionale per la protezione delle Alpi aveva evidenziato che solo il 10% della lunghezza dei fiumi alpini, pari a uno sviluppo lineare inferiore a 900 chilometri di tutto l?arco alpino, non era stata irrimediabilmente degradata a causa di interventi antropici di varia natura», conclude la Toniutti. «A questa piccola percentuale concorre anche il Tagliamento per un tratto del suo corso: quello medio, essendo il tratto a monte sottoposto a numerose captazioni per la produzione di energia elettrica che limitano il flusso minimo vitale, mentre quello a valle, da Latisana sino al mare, è ridotto ormai a un canale».
Il Tagliamento, proprio per le manipolazioni artificiali del suo letto, è stato anche fonte di angosce e danni. Gli ultimi risalgono alle alluvioni del 1965 e 1966, quando il fiume ruppe gli argini artificiali inondando l?abitato di Latisana e le campagne circostanti.
L?intervento dell?uomo, in quelle circostanze, si rivelò fatale. Perché ostinarsi su questa strada?

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