Volontariato
Non solo servizi, ma anche desideri
Enrico Pesce, presidente della Domus Laetitiae, afferma: «La disabilità va sempre di pari passo con la sofferenza. Noi vogliamo farci entrare anche la bellezza»
di Redazione
Nome: Enrico Pesce
Età: 39
Cooperativa: Domus Laetitiae
Cooperatore dal: 1990
Attività prevalente: Sono presidente di una cooperativa che lavora nel campo della disabilità mentale
Aspettative per il futuro: Sto pensando di cambiare, per dare opportunità ad altri. Ma sempre nell?ottica dell?impresa sociale
Papà, ma Ciampi è presidente come te? Una volta la sua bimba più piccola, 9 anni, glielo ha chiesto. E lui a spiegarle che neanche se la domanda l?avesse fatta al contrario, chiedendo se lui, Enrico, fosse presidente come Ciampi, la cosa sarebbe funzionata. Ma a lei interessa poco: il suo papà è presidente di una cooperativa sociale che a Biella è storica, la cita la maestra in classe, i giornali ne parlano, e lei ne è orgogliosissima. Orgoglioso della Domus Laetitiae è anche lui, Enrico Pesce, 39 anni, che in cooperativa – professionalmente parlando – ci è nato e cresciuto: «La Domus esiste da 20 anni, e in un posto piccolo come la provincia di Biella questo è un vantaggio. Lo svantaggio è che si rischia di avere una mentalità poco innovativa, di restare legati a quello che si è sempre fatto, visto che lo si fa bene».
L?accontentarsi del datum invece è la cosa più lontana dal carattere di Enrico. Lui è entrato alla Domus Laetitiae nel 1990, con un diploma di tecnico di apparecchi elettromedicali, per il servizio civile. Ci è rimasto, ed è stato il suo primo lavoro: «Vivevo l?obiezione di coscienza come un esperimento politico e culturale. Avevo una visione utopica e forse un po? onnipotente: lavorare per cambiare il mondo. Un?idea che ho ancora, e che negli anni si è sostanziata in un progetto di impresa sociale e personale». Mentre lavorava alla Domus, Enrico ha fatto un corso per educatore professionale, da operatore è diventato educatore, e poi presidente: un bel percorso di autoformazione, che ha saputo raccogliere gli stimoli propri di ciascun incarico. «Da educatore senti molto il rapporto con le persone, la responsabilità diretta. Oggi ho un ruolo più politico, a volte mi chiedo che senso ha quello che faccio. Però vedo che le cose vere alla fine trovano modo di realizzarsi… Questa è una gratificazione impagabile, e so che non a tutti è dato di averla».
La Domus Laetitiae (150 soci) si occupa di persone con ritardo mentale. Ci sono diversi servizi, dalla riabilitazione per bambini alle strutture residenziali per 69 adulti. Dieci di loro tra poco andranno a vivere in città, a Biella, in un appartamento autonomo: «Abbiamo ristrutturato una casa a due piani. La gente per strada ci dice: ?Che bella, ci andrei ad abitare io!?. Questo per noi è importante, perché bisogna rompere questo cerchio per cui la disabilità va sempre di pari passo con la sofferenza. Noi vogliamo farci entrare anche la bellezza e il desiderio. Superare la logica del servizio alle persone, e passare a quella della realizzazione di un desiderio».
Trasparenza. Cosa ne pensa di tutto il can can nato attorno alle coop? «Ne avremmo fatto a meno. Ma è un?occasione per ripartire, per introdurre elementi di collegamento con gli interlocutori: ce lo raccontiamo da anni, ma evidentemente lo hanno fatto in pochi. Altrimenti non mi spiego così tanti fraintendimenti su che cos?è una coop. Secondo me la cooperazione è una risorsa occupazionale fenomenale, è un mondo che permette di avere sicurezza contro la precarietà diffusa, è molto gratificante e lascia ampio spazio alla creatività. Per uscire da questa crisi di immagine mi sembra fondamentale puntare sulla trasparenza».
Cambierebbe? «Ci sto pensando, più che altro per dare spazio ai giovani. A me piacerebbe ricollocarmi in un altro ruolo all?interno del consorzio. Il passaggio al profit? Solo nell?ottica dell?impresa sociale».
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