Politica
Non solo divertimentificio. Miracolo a Riccione. Il mare è new global
La capitale delle discoteche sta facendo conoscere unaltra sua faccia. Merito di un gruppo di amici. E di Francesco Cavalli, da un anno assessore alla cultura.
Non è facile fare cultura a Riccione. Nel senso che uno ci va, a Riccione, Rimini e dintorni, e pensa solo a divertirsi. Eppure può succedere d?incontrarla eccome la cultura, l?informazione, la partecipazione, sotto trucco e look da assessore. Quello di Francesco Cavalli, ad esempio, che del Comune di Riccione è assessore alla Cultura, area Margherita («ma avrei molto da dire su come la stanno costruendo, a Roma, anche se questo non è il luogo», dice), 33 anni e, come dubitarne?, un marchio di fabbrica ben preciso. Quello del mondo del volontariato e dell?associazionismo. Azione cattolica, associazione papa Giovanni XXIII, Comunità aperta.
Le città parallele
Mondo cattolico, dunque. Ma a Riccione e dintorni vanno forte anche sindacato, cooperative, sinistra giovanile e tradizione Pci-Pds-Ds. «Tanto di cappello, ma non è la mia storia», spiega. Una domanda sorge spontanea, assessore: uno che viene a Riccione mica vuole andare a sentire convegni e dibattiti ?pesi?, come li chiamano lì da voi, in Riviera? «Eh, certo: è difficile», racconta Cavalli, che si è insediato da appena un anno e che ha iniziato a gettare le basi di «un piano regolatore della cultura». Oddio, sarà mica comunista? «No, è che non mi piacciono le arlecchinate: i film che capita, i concerti tanto per farli, un contentino ai gusti etnici e via andare. Eppoi per fare di Riccione una vetrina c?è già l?assessorato al Turismo. Certo, non tutti sono d?accordo. Quando ho voluto e organizzato qui il Convivio dei popoli, ad esempio, per discutere di globalizzazione e movimenti, c?era chi temeva l?invasione della città da parte di black bloc e punkabestia. Alcuni commercianti, ad esempio. Si sono dovuti ricredere?». Riccione contro Riccione? «Qui convivono due città parallele: quella che vive da ottobre ad aprile e quella del divertimentificio. Ho passato un anno a cercare di stimolare la prima. Ora mi occuperò della seconda. Ma portandomi dietro valori e lavori di una vita».
Una vita intensa, quella di Cavalli, che con la sua associazione Città aperta, 8 anni fa ha incontrato il caso Ilaria Alpi: «Venne Maurizio Torrealta a parlare dei misteri irrisolti sulla sua morte e quella del suo operatore, ma soprattutto del suo lavoro. Noi ci occupavamo già di meccanismi dell?informazione: innamorarci di come lavorava Ilaria fu istantaneo. Poi siamo cresciuti».
Il premio Ilaria Alpi è oggi in Italia uno dei più importanti e ambiti riconoscimenti giornalistici, nel settore tv. La storia di Ilaria oggi è anche diventata Occhi scritti, testo teatrale per Lella Costa. O rivive nella storia di giornalisti incarcerati, torturati, profughi. Come Mildred Hanciles, giornalista in fuga dalla Sierra Leone e invitata al premio con molti altri e illustri operatori e attori del mondo dell?informazione cui Cavalli fa da padrone di casa.
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