Non profit

Non siamo più viaggiatori, oggi siamo mobiqui

Duccio Canestrini

di Redazione

Partire è un po’ capire: si intitola così l’ultima conferenza-spettacolo di Duccio Canestrini, scrittore, antropologo e docente di Scienze del turismo alle università di Trento e di Siena.
Da dove nasce la tendenza a un turismo sempre più responsabile?
Oggi si tratta di riflettere sulla possibilità di mettere a frutto viaggi e tempo libero – e perché no, anche le tecnologie – per esplorare le attrattive naturali e culturali del territorio. Dove si andrà in vacanza – crisi permettendo – è un argomento di conversazione cui pochi resistono. Perché si viaggia, invece, è una domanda semplice ma quasi destabilizzante. Ciascuno ha i propri motivi, i propri moventi. Anche se il desiderio turistico, nella società industrializzata, è generato da vissuti abbastanza comuni: la vita di tutti i giorni, la routine, il lavoro, la famiglia, le regole del nostro distretto produttivo. I ritmi che stancano generano la voglia di staccare. Il passo verso una scelta di turismo sostenibile deve essere individuale. Delle mete che scegliamo è possibile conoscere la vera faccia smettendo di fare gli edonisti a tutti i costi.
Con le nuove tecnologie come è cambiato il nostro modo di fare turismo?
Siamo tutti nello stesso tempo fermi e connessi, tutti altrove e tutti mobili. In poche parole siamo ubiqui, anzi “mobiqui”. Il turismo è diventato interattivo, un turismo 2.0. Anzi, un turismo “aumentato” se si pensa che ormai possiamo puntare un cellulare sul Duomo di Firenze piuttosto che sul Gran Paradiso e ottenere informazioni turistiche sui luoghi che visitiamo. Grazie alle tecnologie (o per loro colpa) ci spostiamo rimanendo però dentro il nostro mondo di relazioni. Una tendenza che per primi naturalmente hanno captato i giovani.
E la promozione turistica che nasce dal territorio funziona su internet?
La Rete è un grande mezzo che ha rivoluzionato la tradizionale promozione turistica. Se pensiamo a tutte le quintalate di dépliantistica che venivano sfornate dalle tipografie di una volta prodotte da piccole realtà locali, ma anche da piccole isole sperdute nell’oceano o da bed & breakfast nella savana, è certo un mezzo straordinario per farsi conoscere. Poi c’è tutto un problema tecnico di tags per farsi trovare dai motori di ricerca. L’opportunità è grandissima, ma buttarsi nella Rete così non basta, poi bisogna anche essere trovati.
In che modo?
Ci sono diversi stili, diversi modi di farlo. C’è la realtà che commissiona a un piccolo webmaster le fotografie, la grafica, l’impaginazione e magari ne esce un prodottino un po’ pacchiano, fatto male, con scarse nozioni di grafica e poi invece quelli che si rivolgono a persone del mestiere che lavorano bene. Questo però in rete si capta immediatamente, gli utenti un po’ smaliziati lo capiscono subito. Comunque quello che è successo di rivoluzionario con le nuove tecnologie anche nel mondo del turismo è stato il feedback. Ormai i commenti degli utenti/clienti sono quelli che la gente va a cercare e da questo punto di vista il web è una grande democrazia, dove le piccole realtà tematiche funzionano meglio di una cosa generica. Poi bisogna sapersi rivolgere al proprio target, il bikehotel piuttosto che gli alberghi tematici, i viaggi responsabili piuttosto che l’ecoturismo. Il futuro va nel senso di una ipersegmentazione. Così chi vuole le informazioni sa dove andare a cercare, pesca a colpo sicuro nella grande Rete.

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