Volontariato

Non siamo mica gli svedesi: disabilità, turismo e siti (al massimo grandi pesci)

di Andrea Cardoni

«Un turista svedese, costretto su di una carrozzina, non è riuscito a salire su un treno perché privo dell’accessibilità ai disabili e di fronte al segnale di start dato dal capotreno, si è aggrappato ad una maniglia impedendo al convoglio di partire. Il treno è rimasto così fermo per 40 minuti alla stazione ferroviaria di Calalzo. La situazione si è sbloccata solo per l’intervento della Polfer che non ha potuto far altro che denunciare il turista». Lo riporta l’Ansa ed è successo lo scorso 9 novembre a Belluno e ne ha scritto Franco Bomprezzi in un articolo che si intitola “Lo svedese che ferma i treni

Ho lasciato un po’ di spazio per  un po’ di  riflessioni da fare sull’articolo di Franco. Dopo averlo letto mi è venuto in mente che,  casualmente (davvero, lo giuro), qualche giorno prima avevo visto, e apprezzato, il sito turistico della Svezia e subito mi ero stupito del fatto che nella home page tra le primissime cose da vedere in Svezia fossero state messe le politiche svedesi sulla disabilità. Dopo aver letto la notizia dello svedese che ferma i treni ho preso l’omologo italiano e li ho confrontati.

Ecco adesso vi chiedo di guardare i due siti e confrontarli, per quanto ci/vi sia possibile, senza preconcetti, campanilismi o esterofilie, senza considerazioni personali, anche se il confronto con la Svezia ci fa pensare di essere perdenti già in partenza. Ma è dai pesci grandi che si impara a nuotare, no? Lo so che avete altro fare, che è un esercizio noioso quello dell’analisi e del confronto, ma stavolta abbiamo la scusa, e l’opportunità a costo zero, di poterlo fare e di pensarci anche sopra. Io vi dico quello che ci ho visto. Cominciamo

Home page svedese: nella rappresentazione che la Svezia dà di se, le politiche sulla disabilità sono tra i primi riquadri in home page tra il numero di abitanti della Svezia, le torte alla cannella e gli Abba come emblema di uno dei principali Paesi del mondo a esportare musica. Nel layout dell’home page, nel modo in cui vengono disposte le informazioni nella pagina, mi pare, che non ci sia una gerarchia e non ci siano quelli che a volte sembrano parchi nazionali o aree protette riservate ad un singolo aspetto della vita sociale svedese, tantomeno per le persone con disabilità. Home page italiana: la voce accessibilità si trova nella categoria, una delle sei del menù orizzontale, “Info”.

Click.

Incipit italiano: si apre con un video intitolato “Italia, un Paese Ospitale – Italia.it“, dura 2 minuti e 29 secondi e racconta la storia di una giovane coppia, lui disabile e lei no, che non incontra nemmeno una barriera architettonica in giro per l’Italia (avevo detto che l’avrei fatto senza preconcetti e non avrei aggiunto considerazioni personali, qui non ce l’ho fatta, scusate). Incipit svedese: una fotografia tuttoschermo di un ragazzo (mica biondo come pensavo fossero tutti gli svedesi) dentro una canoa che poggia una mano sulla sua carrozzina. Incipit svedese: sei righe del paragrafo introduttivo scritto in grande, a sinistra dell’immagine, in sovrimpressione alla canoa, spiegano quante persone con disabilità ci sono in Svezia, l’obiettivo delle politiche sulla disabilità.

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Paragrafo 1Titolo svedese: “Dignità e democrazia in Svezia”. Titolo italiano: “Anziani, disabilità, intolleranze alimentari e disponibilità economiche”. Svolgimento svedese: Dare alle persone con disabilità le stesse opportunità degli altri a partecipare alla società. E poi c’è un elenco e un approfondimento delle tre priorità: sistema di giustizia, trasporti e tecnologie dell’informazione. Svolgimento italiano. «Il turismo è diventato, nell’arco dell’ultimo secolo, un bisogno sociale primario. Rappresenta non solo un fattore economico di straordinaria importanza ma anche uno strumento di conoscenza ed emancipazione personale. Per tutti questi motivi è oggi indispensabile garantire l’accesso all’esperienza turistica a tutti i cittadini, indipendentemente dalle condizioni personali, sociali, economiche e di qualsiasi altra natura che possano limitare la fruizione di questo bene».

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Paragrafo 2. Titolo svedese: “L’obiettivo: pari opportunità”. Titolo italiano: senza titolo. Svolgimento svedese: L’inaccessibilità vuol dire che le persone con disabilità non hanno le stesse opportunità degli altri a partecipare alla vita della comunità. Il Governo Svedese sta lavorando per risolvere questo problema in vari modi: autorizzazioni e permessi speciali per le auto, finanziamenti per la ricerca del lavoro, etc. Poi un paragrafo incorniciato approfondisce i compiti dello Stato per arrivare all’obiettivo e una spiegazione semplice, ma dettagliata di tutta la filiera delle responsabilità e dei servizi che parte dal governo e arriva ai municipi. Svolgimento italiano: «In Italia è stata istituita la Commissione “per la promozione e il sostegno del Turismo Accessibile” (link alla commissione), nata dall’esigenza di mettere ogni persona con i suoi bisogni al centro del sistema turistico. Il turismo accessibile è la massima espressione di questo obiettivo di civiltà e per questo motivo l’Italia ha sviluppato la Carta dei diritti del turista».

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Paragrafo 3. Titolo svedese: “Stoccolma per tutti”. Titolo italiano: senza titolo. Svolgimento svedese: vengono elencati i miglioramenti sull’accessibilità fatti nella Capitale (360 fermate di autobus rese accessibili, miglioramento di 80 impianti sportivi resi accessibili, miglioramento di 5200 attraversamenti pedonali con cordoli, segnali uditivi e luminosi e rampe). Svolgimento italiano: «L’accessibilità, ossia l’assenza di barriere architettoniche, culturali e sensoriali, è la condizione indispensabile per consentire la fruizione del patrimonio turistico italiano. Il principio che la Commissione ha voluto promuovere è semplice e chiaro: l’individuo nella sua totalità, con i suoi bisogni, è un cittadino ed un cliente che ha diritto a fruire dell’offerta turistica in modo completo e in autonomia, ricevendo servizi adeguati a commisurati a ciò che paga». Fine della pagina italiana sull’accessibilità.

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Paragrafi 4 e 5 svedesi descrivono le attività della Federazione delle organizzazioni svedesi che si occupano di disabilità, che influenzano le politiche svedesi sulla disabilità, nonché quanti soldi dà lo Stato a queste organizzazioni (20,2 milioni di euro). Paragrafo successivo: il diritto contro la discriminazione e tutti i diritti delle persone con disabilità in Svezia e la Legge sulla Discriminazione.

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Link. Svezia: quindici link di siti istituzionali e cinque di associazioni e agenzie governative.

Italia: otto link di siti di turismo accessibile di città italiane come Napoli, Roma, Milano, Venezia e regioni come Piemonte e Trentino Alto Adige.

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Immagini. Sito italiano: nessuna immagine (c’è il video introduttivo). Sito svedese: ci sono le immagini sia delle disabilità motorie, sia di quelle uditive che visive.

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Ultimo aggiornamento della pagina del sito svedese: 30 ottobre 2013. Ultimo aggiornamento della pagina italiana: non c’è riferimento dell’aggiornamento delle pagine.

Click. Fine dell’analisi.

Ecco: non so se il turista svedese ha fatto questo confronto, se ha mai aperto uno dei due siti o quello italiano prima di venire dalle nostre parti, ma forse qualche briciolo della ragione della sua arrabbiatura in questo confronto io l’ho trovata e adesso l’ho compresa meglio. Ovviamente non possiamo addossare tutte le responsabilità ad un sito, ma la cura, la precisione, l’editing dei testi, come vengono disposte le informazioni, le fotografie, i linguaggi, etcetc sono scelte. Italia e Svezia le hanno fatte e promuovono così i loro paesi.

Ora: sicuramente in Italia non arriveremo mai a essere come i pesci grandi della Svezia nel costruire un sito sul turismo altrettanto bello, preciso, chiaro, etc (anche se non costerebbe tanto, e non parlo in termini economici),  né saremo mai in grado di proporre politiche e modi di pensare svedesi. Questo è sicuro.

Però anche in Italia abbiamo piccoli grandi pesci: uno va sul sito di un Centro di Servizio del Volontariato, in questo caso il Cesvot, e legge una storia. Legge che nello stabilimento balneare sociale di Marina di Pisa, che si chiama Big Fish, dove, a luglio e agosto, «centinaia di persone hanno popolato la spiaggia sociale, sono state affittate il 70% delle cabine, non si vedevano più pazienti psichiatrici ma persone al mare a divertirsi o a lavorare» e che in Italia c’è «una spiaggia senza barriere per handicap, per cultura, religione, genere, età».

Bello, no? Immaginate adesso che sul sito www.italia.it invece di parlare di Commissioni, di “cittadini e clienti”, di “Carte del turista  sviluppata” dall’Italia (sviluppata?), che si intitola “Anziani, disabilità, intolleranze alimentari e disponibilità economiche” (mancano, ma si possono aggiungere, i paninari e gli uomini di mondo), fosse stata raccontata una storia come quella di Big Fish: non saremmo stati pesci grandi come gli svedesi, ma forse al confronto ci saremmo vergognati un po’ meno del nostro sito e magari, a parziale risarcimento, ci avremmo potuto portare lo svedese che ferma i treni, che poi , alla fine, è una persona che vuole viaggiare.

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