Welfare

Non si può più stare a guardare

Vita lancia un appello perché politica e società civile prendano l'iniziativa sul Congo

di Redazione

Decine di migliaia di morti e di profughi. Che sono lontani solo in apparenza. Perché il loro destino ci riguarda L a situazione sta drammaticamente precipitando nella Repubblica democratica del Congo e la comunità internazionale sembra essere una volta di più impotente di fronte alle devastazioni perpetrate dagli opposti schieramenti. Ormai la crisi armata ha acquisito una dimensione panafricana; uno scenario che fa sembrare possibile una riedizione della seconda guerra congolese esplosa, dieci anni fa, il 2 agosto 1998. Davanti a questa nuova guerra devastante non si può restare con le mani in mano, pensando che non ci riguardi. Questa ci riguarda, e ci riguarda molto da vicino, per tre buoni motivi.

1 In Congo ci sono decine di cooperatori italiani. Persone che hanno scelto un difficile e coraggioso percorso personale, nel segno della civiltà (cioè di quella civilità di cui il mondo ricco spesso si fa vanto ma che così raramente mette in opera). Ci fossero delle forze armate di “pace”, ci sarebbe un’altra attenzione e ben altra “preoccupazione politica”. I cooperanti vanno ascoltati, aiutati nel loro lavoro, difesi e sostenuti perché sostenendo loro si sostengono prospettive di sviluppo equo per le popolazioni.
2 Da situazioni come quelle che sta vivendo il Congo si generano quei flussi migratori della disperazione che tanto vengono guardati con timore qui da noi. Non c’è bisogno di paternalismo ma semplicemente di un’intelligenza capace di guardare la realtà, per capire che nessuna frontiera può reggere l’urto di una disperazione senza soluzioni. Proprio quella che un intero popolo, quello del Nord Kivu, sta sperimentando in queste settimane.
3 Non possiamo negare che l’Africa sia quello che è stato il Medio Oriente nel secolo scorso. È il continente che custodisce enormi riserve di materie prime di cui il mondo ricco ha sempre più bisogno. Alla radice di questa guerra c’è la questione del controllo di questo tesoro e le varie parti in gioco sembrano agire come longa manu di interessi lontani. Occidentali e orientali.

Per questo pensiamo sia scandaloso e inaccettabile restare in silenzio. Il disastro umanitario che si sta consumando in Congo ci riguarda. Il diritto ad esistere di quel popolo è una cosa che dipende anche dalla capacità di iniziativa politica e morale del nostro Paese, della società civile e di chi sta al governo in Italia e in Europa. L’indifferenza non è ammessa. Perché è collusione.

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