Welfare

Non si può contare solamente sui santi

Stipendi e non profit

di Redazione

Il settore non profit manca ancora di formazione e di capacità di selezione i propri dirigenti. Il deficit di leadership è il frutto di due condizioni: le scarse candidature e la domanda in crescita. Si tratta di un’economia da “Alice nel paese delle meraviglie”, in cui tutto è al contrario, dove la causa del deficit è dovuta alle poche candidature e alla forte domanda.
In un mercato normale questa situazione non durerebbe a lungo: come tutti gli studenti di economia sanno bene, la diminuzione dell’offerta e la crescita della domanda farebbero alzare immediatamente i prezzi, facendo aumentare di conseguenza l’offerta. Invece nel non profit la domanda non esercita nessuna forza; essa non influisce sull’offerta facendo aumentare gli stipendi, perché subisce l’effetto coercitivo del divieto morale dell’aumento dei prezzi (parliamo di retribuzione degli operatori), che genera dei prezzi innaturali. Di conseguenza, non si riesce ad attrarre un numero sufficiente di nuovi operatori, i quali si orientano invece verso il mondo profit, in cui potranno avere quello che vogliono senza dover rinunciare alle proprie aspirazioni.
Una cosa è chiara: se sono dei santi quelli che cerchiamo, allora non ce ne sono abbastanza! È giusto che le persone in difficoltà continuino a soffrire solo perché non si riesce a soddisfare la domanda? Che razza di principio è questo? La valorizzazione delle risorse umane di qualsiasi azienda è fondamentale, poiché esse sono uno dei suoi beni più preziosi; nel caso delle aziende non profit, potrebbero essere addirittura l’unico bene.
Le risorse umane hanno quindi un valore economico reale; quando non si permette a questo valore di crescere, a causa della scarsa retribuzione del personale, si ha una perdita economica reale. In nome di un risparmio sul breve termine, le aziende non profit subiscono delle perdite immani sul lungo termine. Come si può considerare efficace una politica del genere?

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