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Non si governa senza società civile: è la lezione da portarci nel 2019

«La sovranità di una cittadina, di una regione, di una nazione o di uno Stato, ma anche una qualsiasi sovranità superiore», insegnava un grande europeo come Václav Havel, «ha senso solamente se deriva dall'unica sovranità veramente originale, cioè dalla sovranità umana che trova riscontro della sua espressione politica nella società civile». Una lezione disappresa tanto dai "sovranisti", quanto dai "progressisti"

di Marco Dotti

La fine della disintermediazione

«È trasparente». Tra le tante critiche che sono state mosse a Emmanuel Macron e alla sua idea di start-up nation, quella definitiva è delle scorse ore: «si fa passare non accanto, ma attraverso la società civile». Come se fosse (lui) fatto d'aria.

La società civile lo vede ma il presidente francese, casomai la vedesse, non la sa afferrare. Non la capisce. Al di là degli strilli di giornale, questo è quanto è emerso dalla consultazione con la società civile convocata lo scorso 18 dicembre da Emmanuel Macron. L'incomunicabilità è totale, l'ingovernabilità – pare – garantita. Il fronte "progressista" non sembra diverso, in questo, dai tanti "sovranismi" che hanno preso a circolare per l'Europa: a entrambi fa difetto quella realtà che è la realtà della società civile. La allettano con promesse, la seducono, oppure cercano di aizzarla ma non riuscendovi finiscono per commettere gli stessi errori: scambiare la parte per il tutto. (Un esempio? Credere che la società civile siano le dirigenze dei corpi intermedi). Finché il tutto trascinerà con sé anche la parte. Parafrasando un noto scrittore, potremmo dire che la società civile è quella realtà che non scompare quando chiudiamo gli occhi.

Macron è solo il punto dolente e critico di un'Europa politica che vorrebbe aprire gli occhi, ma senza confrontarsi con la realtà che le sta attorno. Non è possibile, ne sappiamo qualcosa – o dovremmo averlo capito – in Italia.

Nessuna sovranità, senza società civile

Václav Havel, un grande intellettuale europeo, protagonista di uno dei passaggi più delicati della storia continentale e non solo, metteva in guardia: non si governa senza società civile. Ecco perché la sua lezione è quanto di più attuale possiamo richiamare sul tema. Speriamo sia di buon auspicio per l'anno che sta per arrivare.

Scriveva Havel: «Accade oggi che ogni principio civile venga contrapposto al principio nazionale e con ciò dia l'impressione di trascurare o opprimere quello strato della nostra casa creato dalla nostra appartenenza nazionale. Penso che questo sia un suo grave fraintendimento. Al contrarlo, io sono per il principio civile perché offre all'uomo la possibilità di realizzare al meglio se stesso e di autoideidentificarsi nell'ambito di tutti gli strati a cui appartiene nella sua casa».

… mi dico che se ho potuto – insieme con un pugno di amici — per tanti anni battere la testa contro il muro proclamando la verità sul totalitarismo, circondato da un oceano d'indifferenza, non sussiste la minima ragione perché non debba continuare a battere la testa contro il muro parlando fino alla nausea, e a dispetto dei sorrisi di condiscendenza, di responsabilità e di morale faccia a faccia al marasma della nostra società contemporanea, e neanche in questo caso c'è motivo di considerare questa lotta persa in partenza. Persa sicuramente in partenza può essere solo la lotta a cui rinunciamo a priori

Václav Havel

Il solo fondamento: l'umano

La società civile, fondata sull'universalilità dei diritti umani, spiegava Havel, «ci consente cioè di valorizzare nel modo migliore, in quanto tutto ciò che siamo – quindi non solo in quanto membri della propria nazione, ma anche in quanto membri della propria famiglia, propria cittadina, propria regione, propria chiesa, proprio albo professionale, proprio partito, proprio Stato, della propria comunità multinazionale – è tutto ciò per cui essa ci tratta: in primo luogo, come membri della specie umana: cioè come uomini, come esseri umani concreti in cui l'essere individuale trova la sua espressione primaria, la più naturale e contemporaneamente la più universale nel suo status di cittadino, nella sua cittadinanza nel senso più ampio e più pieno del termine».

La sovranità, insegna Havel, fosse pure «la sovranità di una cittadina, di una regione, di una nazione o di uno Stato, una qualsiasi sovranità superiore, ha senso solamente se deriva dall'unica sovranità veramente originale, cioè dalla sovranità umana che trova riscontro della sua espressione politica nella società civile».

Forse è davvero questa la lezione che dovremmo portarci nel 2019: non si governa senza società civile.

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