Cronache russe

«Non sei solo», la raccolta fondi per chi non si arrende a Putin

Quest'anno, per motivi di sicurezza, la maratona di fundraising internazionale, organizzata dai partiti e delle associazioni per i diritti civili, non ha accettato donazioni che provenissero dall'interno del Paese. Malgrado ciò sono stati raccolti 25 milioni di rubli, pari a 250mila euro. Serviranno ad assistere i quasi 10mila cittadini colpiti dai provvedimenti amministrativi del regime e i 740 prigionieri politici

di Alexander Bayanov

La maratona per raccogliere fondi a sostegno dei prigionieri politici e delle loro famiglie, cui quest’anno era stato dato il titolo Non sei solo, ha raccolto 25 milioni di rubli (250mila euro). Secondo i media per i diritti umani OVD-info e Mediazona, dall’inizio della guerra con l’Ucraina, in base all’articolo sullo “screditamento dell’esercito” sono stati avviati 945 procedimenti penali e 9.495 procedimenti amministrativi. Secondo Memorial ad aprile 2024 in Russia i prigionieri politici erano 704.

La maratona è stata promossa e condotta dai media indipendenti russi in esilio e, questa volta, per motivi di sicurezza, non sono state accettate le offerte dei cittadini residenti in Russia. Essa è già diventata un importante gesto di solidarietà tra coloro che si sacrificano nelle carceri di Putin e coloro che si trovano all’estero.

Per un’opposizione che sia fattiva

Uno dei leader dell’opposizione, Ilya Yashin, condannato da un tribunale russo a 8 anni e 6 mesi di prigione per dichiarazioni contro la guerra, in un’intervista al canale televisivo Dozhd sottolineava che qualsiasi incontro in Europa che riunisca l’opposizione russa solo per farsi una bella foto tutti insieme non ha senso. Occorre invece «sviluppare una cultura che unisca e costruire meccanismi di azione collettiva. Non discutere su chi sia più importante, ma chiedere insieme che il regime dei visti per i rifugiati russi pacifisti venga semplificato. Lavorare insieme per aiutare chi è in difficoltà. Unire gli sforzi delle risorse mediatiche e organizzare la maratona a sostegno dei prigionieri politici». Così la maratona “Non sei solo” è stata un gesto che ha riunito tutti, non solo gli attivisti politici, ma la società civile russa in esilio nel suo insieme.

La voce di Lev

Il 12 giugno si è saputo che contro il vicepresidente del partito di opposizione Yabloko, l’attivista per i diritti umani e giornalista Lev Shlosberg è stato aperto un secondo procedimento amministrativo “per aver screditato l’esercito”. Nel primo processo era stato condannato a pagare una multa. Lo Stato russo lo ha anche dichiarato “agente straniero”. In un recente post su Facebook, Lev Shlosberg ha pubblicato quello che potrebbe essere definito un manifesto personale su come rimanere se stessi in circostanze storiche difficili.

Scrive: «In tempi di catastrofi sociali, il mondo interiore di una persona si trova in una condizione particolare, in cui deve resistere alla pressione esterna. Non è una questione di lotta politica, anche se la capacità di resistenza e la capacità di lotta politica sono indissolubilmente legate. Si tratta di preservare l’identità interna, innanzitutto etica e culturale. Tutti i grandi cambiamenti nella politica e, in definitiva, nella storia si basano sulla cultura, sia di chi guida che della società. La capacità di resistere alle pressioni esterne è necessaria, sia per preservare sé che per preservare alla comunità umana, la possibilità di una scelta storica verso la cultura e non verso la barbarie. Il mondo interiore di una persona sotto pressione esterna è in costante tensione e per resistere alla barbarie è necessario trovare non solo dei modi di resistenza, ma anche di autorealizzazione nella creatività».

Prosegue Shlosberg: «Un uomo che combatte non dovrebbe immergersi totalmente nello scontro. È impossibile preservare la forza interiore se non si conserva la propria umanità, quella che ci permette di amare, creare e godersi la vita.

La condizione autentica del mondo interiore di una persona richiede sforzi costanti per proteggere il suo contenuto umano, e questo è impossibile senza che si possa esprimere il proprio sé autentico, senza uno sviluppo personale, senza creatività personale. Non sto parlando di arte, è una questione di cultura, che è sempre il prodotto del lavoro su di sé.

La pressione esterna mira a spezzare la persona, privandola dei suoi sostegni interiori, ad irrompere nello spazio dell’individuo e bruciare tutto ciò che vi è di vivo con il napalm dell’odio e delle bugie, a disumanizzarla.

Coltivare in sé l’umano è la migliore difesa contro la barbarie

Lev Shlosberg, giornalista e attivista per i diritti umani

La resistenza a questa pressione consiste in una costante umanizzazione di sé. Coltivare in sé l’umano è la migliore difesa contro la barbarie e permette di non fermarsi, anche quando la società ha smarrito la strada ed esige che chi non è d’accordo rinunci a se stesso».

Nella foto in apertura, di AP Photo/Pavel Golovkin/LaPresse, un viale di Mosca.


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