Non profit
Non profit, l’esempio inglese. Più indipendenza più risorse
Una ricerca fa i conti in tasca alle organizzazioni non profit della Gran Bretagna e intanto si prepara la grande fiera delle charity
di Redazione
Il non profit inglese diversifica le entrate. Lo rivela il National Council for Voluntary Organisations-Ncvo, citato dal Guardian,che sta per pubblicare il suo ?UK Voluntary Sector Almanac 2002?, rapporto biennale sulla consistenza economica del Terzo settore d’oltre Manica.
Il Ncvo parla di un trend graduale ma chiaro: le entrate dalle vendite di merci e servizi hanno raggiunto ? i 4,8 miliardi di sterline (2,976 miliardi di euro) nel 1998-99 (pari al 33,7% delle entrate totali), mentre nel 2000-1 questa quota è salita al 35,1% pari a 5,5 miliardi di sterline (3.410 milioni di euro).
Per esemplificare la tendenza Guardian cita il caso della non prot Speaking Up, una Charity di Cambridge che sostiene i disabili nell?apprendimento: lo scorso anno ha guadagnato 70mila sterline dalla vendita di servizi alla polizia, alle aziende, ai servizi pubblici: si vendono consulenze su come fornire servizi ai cittadini portatori di handicap.
Per tornare ai dati sulle entrate del Terzo settore in generale, si nota una contrazione dei fondi governativi che, nel periodo preso in considerazione, sono scesi dal 16,1% al 15.3% (pari a 3 milioni di sterline in meno) mentre la parte di entrate che riguarda le donazioni e gli investimenti sale dal43.6% al 46.1%.
?I dati mostrano chiaramente che le charities stanno prendendo in considerazione la necessità di diversificare le loro entrate base?, dice Karl Wilding. Pubblicato ogni due anni, la Guida esamina i bilanci delle 140.964 organizzazioni non profit britanniche..
Complessivamente il sociale della Gran Bretagna raccoglie 15,6 miliardi di sterline (contro i 14,2 del biennio ?98-?99), ma crescono anche le uscite (e più velocemente che nei due anni precedenti): da 13.4 miliardi a 15.
Gli addetti sono 563mila, il 2% della forza lavoro totale, i cui salari assorbono più del 30% delle spese totali.
Il non profit britannico investe il 5,5% delle proprie risorse in raccolta fondi e pubblicità e ha raddoppiato la liquidità di cassa (da 825 milioni a 398). Malgrado il desiderio di ricevere la maggior parte dei finanziamenti dalla raccolta fondi, le donazioni sono scese leggermente:dal 20.2% al 19.7%. La voce attiva più consistente dei bilanci continua a essere quella degli investimenti che raggiunge quota 3,3 miliardi di sterline, con un incremnto di 400 milioni. Il dato riguarda soprattutto le 200 charities con entrate superiori a 10 milioni annui, come il Wellcome Trust e i Cani guida per i ciechi (Guide Dogs for the Blind).
Per contro il 75% degli enti senza fine di lucro si assesta su un bilancio annunale di circa 100mila sterline, percentuale che è fortemetne cresciuta negli ultimi dieci anni.
Secondo il NCVO il quadro è ?generalmente positivo? anche se potrebbe non riflettere pienamente ? essendo stato chiuso alla fine del marzo 2001 ? l?impatto negativo dei fatti dell?11 settembre sul settore dei fondi di investimento che rappresenta una delle risorse finanziarie del settore.
Il rapporto, intitolata ?UK Voluntary Sector Almanac 2002? sarà disponibile nelle librerie inglesi dal 18 gennaio in poi.
Info: tel. 0044 – 01536-399016
Vedi anche: “Charityfair2002: la grande fiera del non profit inglese”
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