Famiglia

NON PROFIT. Il rapporto di Altraeconomia

Presentato questa mattina a Roma alla prima festa nazionale

di Redazione

di Lucia Ritrovato

È  un fenomeno in crescita, sempre più solido e capace di resistere ad una crisi finanziaria come quella attuale. L’ “altra economia” che interessa principalmente il terzo settore ed è immaginabile come una rete di operatori economici il cui comportamento è basato su principi solidi, etici, tesi al bene comune, sta conquistando una fetta sempre più importante nell’economia nazionale del Paese. Secondo il primo Rapporto che la vede protagonista , presentato questa mattina in occasione dell’inaugurazione della prima festa nazionale dell’Altra-economia a Roma nel quartiere Testaccio, essa va incidere per quasi il 4% del prodotto interno lordo, con all’attivo 170 mila aziende, il 6% degli occupati dell’economia nazionale, ovvero 1.405.319, e quasi 700 mila volontari. Dati che non possono lasciare indifferenti soprattutto se si pensa al valore doppio che tale realtà porta con sé: non solo è un mercato che vale in termini di reddito, ma offre lavoro e possibilità di inserimento a quelle fasce deboli che la società tende ad emarginare come ex-detenuti, tossicodipendenti, portatori di handicap e favorisce tra l’altro un mercato alimentare sano.

Per misurare le dimensioni dell’altra economia  in Italia, il rapporto, commissionato dalla Regione Lazio e dall’Aiab (associazione italiana agricoltura biologica) e curato dalla società di consulenza Obi One, prende in esame le imprese industriali coerenti con i principi base della realtà protagonista divise per ambiti (agricoltura biologica, commercio equo e solidale, finanza etica, energie rinnovabili, riuso e riciclo, software libero) e le organizzazioni non profit dedite tra le tante all’assistenza sociale, alla diffusione della cultura, all’istruzione e ricerca.

Sono 121.729 le imprese profit operanti nel settore, al primo posto si piazzano le aziende dedite al riuso e riciclo, ben 65.100 con un contributo al prodotto interno lordo superiore ai 23 miliardi di euro, seguite dal settore dell’agricoltura biologica, 49.654 aziende operanti a vario titolo nel comparto, tra produzione, trasformazione, grande e piccola distribuzione e un prodotto interno lordo di circa 1,3 miliardi di euro. Le organizzazioni non profit sono in totale 45.479  con circa 600.000 occupati a carico. “L’altra economia –  si legge nel rapporto – non è necessariamente l’economia non profit. Così come non è necessariamente l’economia cooperativa o ambientale. Il nostro rapporto è un primo passo verso una migliore conoscenza di ciò che di buono si muove in Italia”.

Il rapporto analizza anche quelle che vengono definite le “luci” e le  “ombre” nelle relazioni tra economia e pubblica amministrazione. Dal campo delle attività energetiche allo sviluppo del software libero, sono tanti i casi in cui il coinvolgimento degli enti pubblici ha dato una spinta cruciale a tali attività. Spesso però, soprattutto per la scarsità delle risorse finanziarie, la partnership tra altra economia e PA risulta debole. Nella fotografia fornita emergono in particolare alcune regioni italiane, tra cui le Marche, la Toscana, l’Emilia Romagna e il Lazio  che, hanno mosso iniziative legislative per il sostegno e la diffusione dell’altra economia.


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