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Non profit, governo, giornali: così imparammo a essere terzi
La consapevolezza della terzietà del mondo sociale rispetto alla politica, soprattutto rispetto a chi governa, a prescindere dalle appartenenze partitiche, fu subito chiara nell'avventura di VITA. Riccardo Bonacina, scomparso l'11 dicembre, ne aveva parlato l'estate scorsa, durante i lavori preparatori di un libro sui 30 anni del giornale. Ascolta il podcast
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La terzietà del Terzo settore: sin dalla sua nascita VITA ha interpretato il suo ruolo, di giornale che voleva raccontare la società civile italiana, con l’idea di base che il mondo sociale si dovesse sempre rapportare a chi governa, ricercarne il dialogo, a prescindere dall’appartenenza politica e partitica.
In questo nuovo episodio, il quarto, di Da quale vita nasce VITA, podcast in memoria di Riccardo Bonacina scomparso l’11 dicembre scorso, il fondatore del giornale ripercorre proprio il maturare di questa consapevolezza, fin dagli esordi del giornale.
«Cercavamo anche di influenzare la nomina del ministro di turno», racconta Riccardo, «chiedendo alle associazioni chi volessero. Per noi è sempre stata una partita importante. Nasciamo perché è un certo tipo di mondo prendesse la parola, buttasse nella pubblica piazza istanze che erano misconosciute. E tenere un rapporto, pur nel dibattito, pur nelle battaglie, tenere comunque il filo di un dialogo era importante».
Il fondatore di VITA ricorda come il dialogo fosse stato impostato con Antonio Guidi, ministro della Famiglia del primo governo di Silvio Berlusconi e che aveva anche la delega alla “solidarietà sociale”, come si diceva allora. E così fu con Adriano Ossicini, chiamato da Lamberto Dini, che arrivò a Palazzo Chigi a inizio 1995.
Non poteva essere diversamente con il dicastero di Livia Turco, chiamata da Romano Prodi nel suo primo governo, nel maggio del 1996. Anche perché, come spiega la stessa Turco in un’intervista ad Andrea Billau di Radio Radicale con cui apriamo l’episodio, per la prima volta il ministero diventava esclusivamente “della Solidarietà sociale”.
L’intesa con Livia Turco
Con la politica cuneese, dirigente di alto livello dei Democratici di sinistra, nacque un’intesa profonda, fatta di dialogo, consultazioni, scambi di idee. Quando il giornale entrò in crisi economica, Turco, racconta Riccardo, «convocò al Ministero, in Via Veneto, una riunione per dire “Vita non può morire”, invitando presidenti di associazioni, direttori del Ministero, come Guido Bolaffi, o il responsabile dell’imprenditoria giovanile, Carlo Borgomeo e molti altri».
Questo quarto episodio del podcast in memoria del fondatore di VITA segue quelli in cui si ricorda la nascita dell’idea stessa del giornale, con la fine del format televisivo Il coraggio di vivere: un’idea che matura rapidamente fra i vertici dell’associazionismo italiano, fino alla sfida di mettere in piedi «L’Espresso del sociale». Un’idea di giornalismo che mette in conto la necessità di realizzare anche un’esperienza di lobbing sociale, intorno ai grandi temi di interesse, spesso vitale, di quel vasto mondo.
Negli altri tre episodi
Anche questo episodio, come i numeri 2 e 3, è riservato agli abbonati e alle abbonate di VITA, che sostengono il nostro lavoro e l’informazione indipendente. Il primo episodio, invece, è fruibile da tutti.
Ricordiamo che a Riccardo Bonacina è dedicato anche l’instant book 30 anni di pensiero sociale, curato dal direttore di VITA, Stefano Arduini. Lo si può scaricare gratuitamente dal sito, registrandosi.
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