Non profit

Non profit attento: il donatore è sempre più infedele

I risultati della quinta edizione del Monitor delle donazioni

di Chiara Cantoni

Nel 2008 ha donato il 64,9% degli intervistati, un dato in linea con l’anno precedente. Ma si assottiglia lo zoccolo duro dei sostenitori costanti: in tre anni -6,9%. E oggi solo il 36,5% del campione esprime con certezza
la volontà di continuare a impegnarsi Una lieve contrazione nella curva della generosità italiana. Non un trend al ribasso, ma qualcosa che somiglia a un assestamento fisiologico. È quanto emerge dalla quinta edizione del Monitor delle donazioni, realizzato fra marzo e aprile di quest’anno da Tomorrow Swg e Vita Consulting, su un campione di 3.188 questionari somministrati on line. Per ora, nulla di realmente significativo, almeno in termini di delta: 64,9% la quota di chi ha donato nel 2008 per cause benefiche contro il 65,5% della rilevazione precedente. Con una maggiore propensione all’offerta fra coloro che vivono un’esperienza di bisogno nel proprio nucleo familiare (il 76,6%), fra i credenti praticanti (75,7%) e in generale fra gli over 55 (l’80,5%). Range anagrafico che guadagna la pole position anche per entità dell’importo erogato: 261 euro contro una media di 184, in lieve calo rispetto ai 198 euro del 2007. A tradire una maggiore sofferenza sono le fasce intermedie, 25-34 e 35-44 anni (149 e 145 euro), presumibilmente le più esposte agli scossoni della crisi. I dati però non autorizzano interpretazioni sbrigative: se è vero che emerge una correlazione diretta fra il livello di reddito e l’offerta (154 euro l’anno per i redditi fino a mille al mese; 328 euro quelli superiori ai 4mila), è altrettanto vero che il rapporto è molto meno che proporzionale. Come a dire, maggiore disponibilità non significa necessariamente maggiore generosità. In frenata anche le previsioni per il futuro: il 36,5% del campione esprime con certezza la volontà di continuare a donare, perdendo oltre dieci punti sul dato 2004 (46,9%), mentre il 28,9% si dice possibilista. Intanto si assottiglia lo zoccolo dei “donatori costanti” (in tre anni -6,9%).
Fra gli ambiti d’intervento la ricerca scientifica si conferma la più gettonata col 52,4% delle preferenze, seguita dalla salute (25,3%) e dagli enti religiosi (24,7%) a pari merito con la cooperazione nei Paesi poveri (23,3%). La scelta dell’ente beneficiario risponde a criteri di trasparenza nell’uso dei fondi (31,5%) e di condivisione ideologica (39,1%), ma soprattutto di pragmatismo, con una maggiore attenzione dichiarata alle singole iniziative promosse (39,3%). Salvo poi donare sempre alla stessa associazione (73,2%), tradendo così un movimento forse più inerziale che realmente analitico. Ma, a conti fatti, anche più generoso: circa 223 euro versati contro i 120 di chi cambia soggetto.
Quanto alla destinazione, compare per la prima volta la voce «Attività sociali svolte dal Comune di residenza», che totalizza l’8,4% delle preferenze.


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