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“Non ho mai smesso di ragionare”. Il testamento intellettuale di Carlo Borzaga

Il volume pubblicato da Vita Trentina Edizioni racchiude riordinandoli i pensieri e i ragionamenti degli ultimi dieci anni dello studioso scomparso a marzo di quest'anno. Le pagine curate da Marocchi permettono una ricostruzione del pensiero di Borzaga sull'impresa sociale e la sua biodiversità imprenditoriale

di Gianfranco Marocchi

C’è il Carlo Borzaga che, a metà degli anni Ottanta, giovane ricercatore e presidente di cooperativa, si accorge tra i primi di un nuovo fenomeno, l’affermarsi di imprese sociali in forma cooperativa; le studia, le descrive, intuisce il ruolo crescente che questi soggetti iniziavano a giocare nel nostro welfare.

Lo studioso delle imprese sociali

C’è il Carlo Borzaga che, a metà degli anni Novanta, mette a punto i concetti fondamentali che definiscono le imprese sociali, formulando in modo sempre più compiuto la ben nota teoria in cui attribuisce particolare rilievo alla loro governance multistakeholder.

C’è il Borzaga che, pochi anni dopo, contribuisce in modo decisivo all’affermarsi dell’impresa sociale in Europa, elabora una definizione di impresa sociale utile a inquadrare il fenomeno entro i diversi contesti giuridici e le differenti situazioni socioeconomiche dei paesi europei. È questo il Borzaga che dà vita a Issan e poi Euricse, ad Emes (la rete europea di ricerca sull’impresa sociale), a Iris Network e che anima la rivista Impresa Sociale.
E poi c’è il Borzaga degli ultimi dieci anni, quello che si legge nelle pagine di Non ho mai smesso di ragionare.

Il Borzaga studioso rigoroso e radicato nei dati che scrive saggi scientifici, ma anche che interviene in convegni e partecipa al dibattito pubblico, non sottraendosi al confronto e talvolta alla polemica. 

Gli ultimi dieci anni di lavoro


I suoi ultimi dieci anni di lavoro, quelli che si trovano racchiusi e riordinati in questo libro, non sono privi di paradossi. Borzaga è studioso di punta a livello internazionale e al tempo stesso in una posizione non sempre facile in Italia, dove le mode sono velocemente cambiate.

Gli anni Dieci, infatti, vedono l’affermarsi di modelli di pensiero che postulano l’indifferenza delle forme imprenditoriali, con una sostanziale equiparazione – e un’auspicata ibridazione – tra imprese sociali e soggetti for profit in qualche modo attenti ad aspetti di responsabilità sociale; si tratta di teorie che generalmente vedono le cooperative come poco dinamiche, imprenditorialmente inette, poco manageriali, non in grado di investire, motivi per cui se ne auspica l’omologazione alle imprese for profit.

Borzaga, da economista istituzionalista, non può certamente accodarsi: per lui ciascuna forma di impresa, in ragione delle sue caratteristiche, è vocata a fare alcune cose (e non altre) e ciò che va perseguito non è la convergenza e l’ibridazione tra modelli, ma la valorizzazione della biodiversità imprenditoriale.
Questo porta con sé delle conseguenze anche rispetto alle relazioni inter-organizzative; per Borzaga, non si tratta certo di omologare le forme di relazione di imprese sociali e imprese tradizionali con gli enti pubblici: secondo Borzaga è invece doveroso rapportarsi con ciascun soggetto secondo le specificità che lo caratterizzano e di qui le sue decise (e originali) prese di posizione a sostegno dell’amministrazione condivisa.

Questo è il Borzaga che emerge dalle pagine di Non ho mai smesso di ragionare, libro che assume così un doppio significato: il non essersi accodati alle mode del pensiero mainstreaming e – di qui l’ultimo dei capitoli del libro e della vita di Carlo Borzaga – l’avere continuato a ragionare – a scrivere, ad intervenire, a polemizzare, a fare ricerca – malgrado la malattia avesse drasticamente limitato le sue possibilità di comunicare con il mondo.

Un testamento intellettuale

Le poche dita su cui aveva controllo sono state, anche dopo la perdita della capacità di esprimersi con la parola, lo strumento per dare forma ai suoi pensieri sino agli ultimi giorni, lavorando a rifinire questo libro del quale, sebbene fosse ultimato, non arrivò a vedere la stampa.
Per questo Non ho mai smesso di ragionare è qualcosa di più di una delle tante produzioni di Borzaga: è il suo testamento intellettuale e – se guardiamo all’ultimo capitolo, in cui riflette sulla condizione di malattia – anche un ritratto dell’uomo che ha affrontato in modo singolare una così difficile prova.

Il libro, Carlo Borzaga (2024), Non ho mai smesso di ragionare (Vita Trentina Edizioni) viene presentato a Trento il 13 settembre ed è disponibile nelle librerie e per l’acquisto online.

Nella foto in apertura una delle ultime immagini di Carlo Borzaga

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