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Non ha più senso, bisogna fare politica

Intervista ad Edoardo Patriarca (di Stefano Arduini ed Emanuela Citterio).

di Redazione

Una boutade, «niente più che testimonianza». L?idea di obiettare alle spese militari non scalda il cuore di Edoardo Patriarca, oggi portavoce del Forum del terzo settore, da sempre una colonna del movimento nonviolento italiano («ma non datemi del pacifista, per favore. Io gli isti non li sopporto. Mi definirei piuttosto una persona pacifica»). Un ?niet? che non «va letto in contrapposizione a chi ha scelto questo strumento di rivendicazione», ma che rimane comunque «un no secco e deciso» perché ormai «non siamo più giovani e belli e certe cose sono fuori dal tempo». Vita: Qualche anno fa avrebbe aderito alla proposta? Patriarca: Qualche anno fa ho aderito. Non si tratta di una mobilitazione nuova, è da decenni che in certi ambienti gira questa proposta. A Carpi io, mia moglie e un gruppo di amici nel 1981 e nel 1982, per due anni di seguito, versammo il 3 per mille della nostra dichiarazione dei redditi su un conto che affidammo al presidente della Repubblica perché lo usasse come meglio credesse, a patto che non finisse nel bilancio della Difesa. Vita: Che cosa ne fece Pertini? Patriarca: Ce li rispedì indietro, con una lettera in cui diceva che lui quei soldi non avrebbe potuto usarli in alcun modo. Poi la Guardia di Finanza aprì un fascicolo e fummo messi sotto indagine. Finimmo addirittura per pagare una multa. Vita: Una beffa? Patriarca: Una lezione, direi. Questo genere di inziative hanno le gambe cortissime. E un?efficacia pari a zero. Vita: Se la immagina un?Italia senza esercito? Patriarca: No, e nemmeno la auspico. La terra non è il regno di Dio. Il paradiso è ancora troppo lontano. E poi io credo che l?Italia nei prossimi anni debba avvalersi di una forza da mettere al servizio della pace. Vita: Nel frattempo però, nel luglio 2004 è stata varata la nuova portaerei Cavour e già si parla di costruirne un?altra. Dovrebbe chiamarsi Andrea Doria. Patriarca: Qui sta il nocciolo della questione. Obiettare alle spese militari non ostacolerebbe in alcun modo questo enorme spreco di risorse. Figlio, lo voglio sottolineare, di una visione distorta della realtà che annovera il nostro Paese fra le potenze imperiali. Vita: Non mi sembra però di aver sentito alzarsi la voce del Forum. Allora nessuno gridò allo scandalo. Patriarca: L?unico modo per incidere è tornare a occuparsi di politica. Su questa questione specifica devo recitare il mea culpa: è vero, in nessun documento ufficiale e in nessuna piattaforma programmatica abbiamo mai sollevato la questione. E questo è stato senza alcun dubbio un errore. Ma la via maestra rimane l?impegno politico e le pressioni di lobby. Il boicottaggio serve a poco. Nel Vangelo si legge l?invito a essere un po? lupi e un po? agnelli. Oggi dobbiamo essere lupi. Questo significa che dobbiamo scendere nel campo avverso e mettere le mani in pasta. Non ha senso opporsi alle spese militari tout court. Ma ha senso pretendere di sapere come vengono usati i nostri soldi. Dobbiamo diventare più bravi e più competenti. Lancio una proposta: in vista della prossima legge di bilancio avviamo una campagna affinché parte del bilancio della Difesa sia investito nel finanziamento di caschi bianchi e corpi di interposizione. Un altro chiodo su cui battere è il servizio civile volontario. La Corte costituzionale ha sancito che questa attività rientra nel quadro della difesa dello Stato. Mi sembra un passaggio fondamentale. Meno soldati, più civili: battiamoci perché questo slogan diventi realtà. Vita: La prossima finanziaria però è lontana, e Famiglia cristiana, attraverso il suo direttore don Antonio Sciortino, ha rilanciato la proposta qui e ora. Patriarca: E non poteva farlo in un momento peggiore. Visti i tempi che corrono non è il caso di sponsorizzare l?evasione fiscale. La priorità, al contrario, dovrebbe essere di formare una cittadinanza attiva e impegnata. Non si può far passare il messaggio che si possa non pagare le tasse. Mi sembra un autogol clamoroso nella partita contro la cultura dei condoni, degli evasori e dell?illegalità. Vita: Che differenza passa fra un obiettore al servizio militare e un obiettore alle spese militari? Patriarca: Nel primo caso l?obiettore metteva in gioco un anno della sua vita e la sua visione del mondo. Testimoniava sulla sua pelle l?opposizione a un sistema di valori che non gli apparteneva. Era un gesto bello e profetico. L?obiezione alle spese militari è invece un atteggiamento poco costruttivo. Per modificare certi equilibri non basta mandare una raccomandata al ministero delle Finanze. Occorre, l?ho già detto, fare politica nel senso più completo del termine. Vita: La stagione della leva obbligatoria ormai si è chiusa. L?obiezione alle spese militari è una cosa da bambini. A questo punto che senso ha parlare di obiezione? Patriarca: Non voglio essere frainteso. L?obiezione rimane un valore fondante dell?essere umano. La libertà di dire no deve rimane un caposaldo del nostro vivere comune. Tenere aperta la porta dell?obiezione significa non perdere la capacità di reazione pacifica, significa in ultima istanza democrazia e dialogo. Ma per essere obiettori davvero bisogna conoscere le cose. Bisogna, lo ripeto, fare politica.

Stefano Arduini Emanuela Citterio


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