La campagna elettorale sta entrando nel vivo, e la tendenza in atto è quella dei megamanifesti ammiccanti agli incroci, sulle facciate dei palazzi in ristrutturazione, ovunque, in centro e in periferia. Incombono faccioni di ogni genere, con slogan sempre meno attinenti alla politica tradizionale, ma legati alla capacità di sopravvivenza alla crisi della famiglia italiana. Niente di male, ovviamente.
Ma quando ho visto Casini in versione papà con i (suoi) bambini in braccio o sulle spalle ho provato un attimo di disorientamento. Da giornalista mi ricordo della Carta di Treviso che tutela rigorosamente l’immagine dei minori, che non può essere utilizzata in questo modo. Ovvio che in questo momento i cari pargoli ridano e siano felici di stare sulle spalle di papà, un bell’uomo dai capelli pepe e sale, sorridente e in forma, non troppo abbronzato ma sicuramente attento alla linea e quasi palestrato. Ma fra vent’anni? Che cosa penseranno di questi manifesti?
Magari le loro idee politiche, come spesso accade in famiglia, saranno lontane miglia e miglia da quelle del padre. Chiederanno i danni? Si vendicheranno? Penso che i flgli di Casini vadano difesi qui e subito. Proporrei un comitato di liberazione nazionale. Hanno diritto alla privacy, che diamine. Temo il peggio, sulla scia di Casini. Altri candidati potrebbero puntare sull’anziana mamma in sedia a rotelle, da spingere sorridendo in un parco pieno di fiori; altri ancora potrebbero cimentarsi in foto ambientate in casa, mentre riparano il lavandino del bagno; altri ancora potrebbero scegliere una foto di famiglia patriarcale, con tutti i parenti schierati a sostegno del Candidato. E’ la famiglia il grande obiettivo dei cartelloni pubblicitari, e si fatica a distinguere tra la pubblicità di un discount e quella di un candidato alle europee. Non è che davvero ci dobbiamo offendere? Io penso che gli italiani non siano così stupidi. Almeno lo spero fortemente.
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