Cultura

Non esistono barriere per i gourmet globali

Integrazione. Successo del corso di cucina internazionale di Coopi.

di Daniela Verlicchi

Imparare a preparare piatti tipici del Sud del mondo per dare un altro sapore all?integrazione. È questa la scommessa di Coopi Lazio, che lancia un corso di cucina internazionale: dieci serate, una per Paese, per far conoscere ai gourmet nostrani sapori e tradizioni culinarie lontanissime e finanziare un progetto della ong in Sierra Leone. Si chiama Cucimondo e lo scopo è quello di annodare fili tra culture diverse, cucirli cucinando insieme. Pretenzioso, considerando la proverbiale diffidenza di noi italiani verso tutto ciò che non è pasta o pizza. Ebbene, l?iniziativa, partita il 28 febbraio a Roma (info: <a href=”mailto:lazio@coopi.org”>lazio@coopi.org</a>), ha avuto quasi il doppio di richieste rispetto al numero di posti disponibili: 35 contro 20 (a 150 euro a testa). «Un dato che ha fatto riflettere anche noi, e che ci obbliga a programmare una seconda edizione», spiega Elena Della Massara, responsabile del progetto: «È un indizio della voglia di conoscere le diverse culture che ormai convivono nel nostro Paese». E anche del crescente interesse verso la cucina etnica.Ma assaggiare una volta il cous cous o il goulash fa di noi dei costruttori di ponti tra culture? «Mangiarli in uno dei tanti ristoranti etnici della capitale magari no, ma cucinarli insieme a donne straniere che ti raccontano la storia di quel piatto e del loro Paese può essere d?aiuto», spiega Della Massara. Preparare il pranzo, chiacchierare in cucina, raccontare aneddoti o storie di vita: da questi gesti quotidiani, spiega, passa l?integrazione tra i popoli. Le serate di Cucimondo saranno strutturate proprio in questo modo: prima una breve introduzione sul Paese, la spiegazione delle ricette e poi via con le sperimentazioni e le degustazioni globali. Al termine della lezione, utili informazioni su come e dove trovare gli ingredienti per riprodurre il piatto a casa propria. Tutto all?insegna della condivisione, italiani e insegnanti stranieri insieme. Massaie globali attorno a un tavolo per scambiarsi ricette altrettanto globali. Come quella del plof, piatto tipico uzbeko da non giudicare dal suono: si tratta di un pasticcio di riso, carne di montone e zucca «che unisce sapori persiani e indiani», anticipa Della Massara. O gli involtini rumeni, fatti di pasta sfoglia ripiena di carne ma usata come dolce. Stranezze della cucina internazionale. Raccontate da chi non le considera anomalie, ma tradizioni consolidate. «L?obiettivo», continua la responsabile del progetto, «è far entrare gente di casa in casa nostra». Le dieci insegnanti che si alterneranno in cattedra al corso organizzato dal Coopi, infatti, non sono cuoche professioniste ma semplici amanti della buona cucina.


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