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Non dobbiamo scusarci per i nostri valori

Parla Micheal Roth, viceministro degli esteri tedesco: solidarietà e accoglienza non sono negoziabili. Sono nel DNA europeo.

di Martino Pillitteri

«La solidarietà è uno dei valori fondanti della Comunità Europea; accogliere e integrare chi fugge da guerre e dalla fame è un nostro dovere. E a chi ci critica e insulta in quanto abbiamo deciso di ospitare 1 milione di profughi, rispondo semplicemente che non dobbiamo chiedere scusa a nessuno. Essere solidali e altruisti fa parte del DNA tedesco ed europeo. Non possiamo negoziare sui nostri valori». Mette i puntini sulle i Micheal Roth, viceministro degli Esteri tedesco intervenendo a una tavola rotonda all’European Policy Centre di Bruxelles sul tema immigrazione e accoglienza.

Il vice ministro parla in modo schietto, poco diplomatico e non le manda a dire ai leader dei paesi europei che non accettano i profughi: «Essi non meritano di stare nell’Unione Europea. Rigetto senza se e senza ma le parole dei leader che hanno espresso l’intenzione di non voler rispettare la decisioni del Consiglio europeo perché è stata raggiunta con la maggioranza relativa. Un accordo preso dalla maggioranza è sempre meglio di una decisione non presa. E poi dire no al ricollocamento di 120 mila profughi anche in nome delle identità nazionali e religiose è una posizione miope che non tiene neppure in considerazione la realtà ovvero che le società europee non possono aver paura della contaminazione in quanto esse sono già multietniche e multi religiose. E’ molto grave che dei leader europei parlano alla loro nazione escludendo dal discorso cittadini musulmani. Questa crisi» sostiene il viceministro «è con reality check che ci ha fatto aprire gli occhi e la coscienza su chi siamo veramente noi europei, che siamo una società aperta, libera ed inclusiva».

Incalzato sul perché Angela Merkel abbia intrapreso la strada dell’accoglienza, Roth cade un po’ nel retorico e nell’autoreferenzialità. «La Germania è il paese più grande e importante d’Europa. Di conseguenza la nostra responsabilità è maggiore rispetto a quelli degli altri paesi. La Germania deve promuovere all’estero il proprio modello d’integrazione». Parole che sembrano riciclate dai discorsi dei politici americani l’eccezionalismo Usa in salsa tedesca. Ma a Bruxelles questa retorica gli è valsa un caloroso applauso dal pubblico.

Foto Getty

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