Mondo

Non ci resta che Tony Blair?

L’America non apprezzava così un inglese dai tempi di Churchill.

di Carlotta Jesi

Per gli iracheni, è il liberatore che promette di lasciare all?Iraq il suo petrolio. Per gli americani, un alleato talmente bravo da meritarsi un premio: la prestigiosa Congressional gold medal offertagli dai senatori conservatori e la partecipazione a una puntata dei Simpson, cartoon amatissimo dall?intellighenzia di sinistra. Per gli inglesi, è il premier ritrovato: dopo la presa di Bagdad, il 67% degli inglesi, guerrascettici, s?è convinto che ci volevano le bombe per battere il regime di Saddam. E perfino i francesi sembrano aver cambiato idea su di lui: Jacques Chirac gli telefona due volte in tre giorni per dirgli cosa vuole Putin e chiedergli come la pensi Bush. Inutile negarlo: Tony Blair è l?uomo del momento. Ma ci si può fidare di lui? Davvero è una fortuna che sia sceso in guerra a fianco di Bush così oggi può trattare con lui da pari grado sul ruolo dell?Onu nell?Iraq liberato e sull?attacco annunciato alla Siria? Vuole veramente ricucire lo strappo tra Stati Uniti ed Europa e condurle insieme verso la pace in Medio Oriente? Oxfam: Blair è un esempio Siamo andati a chiederlo ai più attenti detrattori del premier: le charity inglesi contrarie alla sua guerra e ancor di più ai suoi soldati che distribuiscono kit umanitari nel Golfo. E tuttavia convinte che Blair abbia un ruolo importante da giocare nella ricostruzione di un mondo con un pesante precedente di guerra preventiva. “Innanzitutto nel convincere la comunità internazionale che devono essere gli iracheni a decidere da chi vogliono essere governati”, spiega Paul Myrea di Oxfam. Un giro di parole per dire che Berlusconi, Aznar e colleghi premier dovrebbero prendere esempio da Blair? “Siamo un?organizzazione umanitaria, non politica”, risponde Myrea. “Non dirò mai che il politico Blair va preso come esempio, ma le sue azioni sì”. Da ottobre 2002 a oggi, ricordano ad Oxfam, il premier ha lanciato una riforma della legge sulle charity vecchia di 400 anni che trascina il Terzo settore inglese dall?assistenzialismo all?impresa sociale; ha creato un fondo per tutti i bambini nati dopo settembre 2002 che consentirà anche ai poveri di avere un?istruzione; ha deciso che pagherà 45 sterline a settimane ai giovani che fanno volontariato. Garanzie di una conversione postbellica anche in politica estera? Un discorso ?vitale? La charity Save the Children, che pure ha accettato i fondi stanziati dal governo per lavorare in Iraq, non rinuncia a far notare che il Tesoro ha speso 3 miliardi di sterline per la guerra e solo 240 milioni per gli aiuti umanitari. “Stiamo spingendo perché Blair convinca gli altri governi ad affidare all?Onu un ruolo centrale nella ricostruzione e nella gestione degli aiuti all?Iraq”, spiega Carolyne Culver. Ruolo che, per il momento, Blair ha cercato di assicurare a Kofi Annan con un aggettivo: quel ?vitale?, pronunciato durante la conferenza stampa congiunta con Bush dopo la presa di Bagdad, che ha fatto stizzire l?alleato americano. Purtroppo, su cosa significhi in concreto ?ruolo vitale? dell?Onu, Blair e Bush hanno idee diverse. Tanto che la Casa Bianca non ha alcun problema a dichiarare che a cercare le armi di distruzione di massa d?ora in avanti saranno le truppe angloamericane e non gli ispettori dell?Onu. Segno che, nonostante le medaglie e le pacche sulle palle, del ?fattore Blair? gli Usa se ne fregano? Info: Running for good Il 13 aprile, 33mila persone hanno corso la Maratona di Londra. Ma tagliare il traguardo non era il loro unico obiettivo. In molti hanno lanciato raccolte fondi per l?Iraq e altre buone cause sui loro siti web. Tra loro, anche Alastair Campbell, il responsabile della comunicazione di Blair che ha raccolto fondi per battere la leucemia su: Alastair Campbell’s Marathon Challenge


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