Famiglia

Non chiedo sconti di pena, ma…

Lettera di un detenuto ex tossicodipendente e malato di Aids, che da tempo é riuscito a uscire dal giro della droga e si dedica ad aiutare altri detenuti sieropositivi ma un provvedimento retroattivo

di Cristina Giudici

Mi chiamo Stefano Delicati e sono detenuto presso la casa circondariale di Rebibbia dal ?93. Sono stato arrestato presso la comunità Incontro, dove svolgevo un regolare programma terapeutico. Da quattro anni mi trovo in carcere dove ho dovuto affrontare mille difficoltà. La prima è stata quella di dover vivere di nuovo in un contesto dove i valori e gli atteggiamenti non erano più miei. Non sono stato un santo, ho compiuto reati molto gravi,( tra cui quelli politci) e non è stato facile scegliere di andare in comunità, ma mi ero avviato per una nuova strada . In comunità ho aspettato che mi venissero ad arrestare per scontare un cumulo di pene definitive di 5 anni e 3 mesi. Per fortuna qui ho incontrato degli operatori che hanno creduto in me; due anni fa ho formato un gruppo di aiuto per tossicodipendenti e sieropositivi (fra le ferite che mi porto dietro c’é anche il virus dell’Hiv) perché la struttura penitenziaria non offriva niente. Il gruppo permette alle persone che vi partecipano di mettere in comune la propria esperienza, le difficoltà, i dubbi, i progetti per il futuro. Ci si può permettere di dar voce alle parti più fragili di se stessi e di esprimere i propri bisogni reali.
Ho iniziato a battermi per i diritti dei sieropositivi in carcere; ho contattato le varie associazioni che si muovono in questo ambito, raccogliendo dei consensi. Fra i vari progetti che avevo in mente c’era quello di costituire un gruppo di aiuto vero rivolto ai malati di Aids, scarcerati per incompatibilità con il carcere. Pensavo di lavorarci una volta fuori, in qualità di operatore presso l’associazione Positifs, grazie all’affidamento in prova speciale; il Sert aveva elaborato un programma di alcuni mesi dopo i quali avrebbe chiesto la sospensione della pena.
Ora questo non è più possibile perché mi hanno revocato il condono in quanto nel ’93’ avevo commesso un altro reato . Certo, allora da tossico non ci pensavo alle revoche, mi drogavo e basta, ma allora perché non revocarmi il condono cinque anni fa e non ora che ho dimostrato di essere pienamente reinserito? Così facendo non hanno fermato solo me, ma anche la possibilità di aiutare quelli che fuori di qui vivono, malati, fra mille difficoltà. Vi chiedo di aiutarmi, non chiedo sconti di pena o una Grazia, ma di poterla scontare la pena in un secondo tempo, sospendendo la revoca del condono per altri due anni, che mi consentirebbe di lavorare al mio progetto.
Stefano Delicati
La sua lettera, purtroppo, non è una sorpresa. La lista dei detenuti che vengono ricacciati in carcere, costretti a fare i conti con un passato che pensavano di aver superato, è molto lunga. Proprio in questo numero (a pagina 9) il ministro Flick annuncia il disegno di legge governativo mirato a sospendere la pena ai tossicodipendenti in via di recupero, colpiti da provvedimenti retroattivi. Insomma, qualcosa si muove grazie anche alle nostre pressioni. La Consulta degli operatori sulle tossicodipendenza istituita dal dipartimento degli Affari Sociali sta studiando, insieme al ministero di Grazia e Giustiza, le soluzioni possibili da adottare.
Il tempo in carcere le sembrerà tempo perso, faccia il possibile perché non lo sia, nel frattempo la terremo informata .

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