Politica

Non chiamatela Beverly Hills d’Italia

Viaggio in una delle città italiane con il reddito medio più alto: Lesmo, 31.839 euro a testa, è la cittadina dove vivono, nascosti, i Vip dello spettacolo e dove Berlusconi vuole fare la sua Università. «Ma le famiglie impoverite, italiane, sono in aumento», denuncia il giovane neovicesindaco che viene dalla società civile. La Caritas conferma

di Daniele Biella

Lesmo non è un paese come tutti gli altri. Te ne accorgi appena entri, nel paesino di 8mila anime del cuore della Brianza monzese: separato in due dalla provinciale, che dopo molti chilometri (e traffico, che qui nelle ore di punta è tremendo) porta a Lecco, ha un suo piccolo centro piuttosto popolato ma buona parte degli abitanti è raro vederli a piedi in paese: nascosti nelle innumerevoli ville con ampio giardino, quando escono spesso lo fanno per raggiungere altri luoghi, con il Suv o il macchinone d’ordinanza. Così fa, ad esempio Ezio Greggio, piuttosto che Iva Zanicchi o Fausto Leali, tre nomi di Vip che dimorano nella tranquillità di questa parte di Brianza sempreverde. “Benvenuti nella Beverly Hills italiana”, è il luogo comune più in voga da queste parti quando citi il nome Lesmo. Di certo una delle sue frazione ha un nome evocativo, California, ma una recente classifica pubblicata dal Cittadino, il bisettimanale di Monza e provincia, parla chiaro: con 31.839 euro di reddito procapite (sì, avete letto bene, più di 30mila euro annue a testa), il paese si colloca al secondo posto nella Provincia (il primo è Vedano al Lambro), superando anche il capoluogo, Monza, quarto con 300 euro in meno di media. “Occhio all’eccesso di semplificazione: non è così scontato che stiano tutti bene a Lesmo: chiedetelo ai volontari della Caritas, cosa sta succedendo in paese negli ultimi tempi”, è l’avvertimento con cui ci accoglie Marco Fumagalli, neovicesindaco e assessore a Cultura, Giovani e Sport del centro brianzolo, quando varchiamo la soglia del Municipio immerso anch’esso negli alberi, una boccata d’ossigeno nel torrido mezzogiorno di luglio.

Alto, giovane (classe 1982), lesmese doc, attivo da anni nel volontariato tra associazioni sportive e feste parrocchiali e musicista (suona il basso nei Five minutes more, gruppo grunge noto in zona), ma soprattutto insegnante e ricercatore universitario in letteratura contemporanea, “piuttosto precario”, come si definisce, il vicesindaco è la quintessenza di quello che sta accadendo a Lesmo oggi: un cambiamento di prospettive epocale. A livello politico in primis: dopo vent’anni di giunta leghista ‘dura e pura’ (il sindaco uscente, il parlamentare Marco Desiderati, tra le varie iniziative è passato alla storia come uno dei primi sindaci a tentare di introdurre il reddito di cittadinanza), due mesi fa i cittadini hanno scelto una lista civica vicina al centrosinistra, formata per la maggior parte dalla società civile, come il sindaco Roberto Antonioli, appassionato di bici e bancario in pensione. “Non metto in discussione la classifica, ma c’è altro che i dati non dicono: se c’è tanta gente che sta bene, è in aumento chi non ce la fa ad arrivare alla fine del mese”, sottolinea Fumagalli. Laura Carminati, responsabile della Caritas cittadina da un decennio, conferma: “negli ultimi anni c’è stato un forte incremento, soprattutto di famiglie italiane: per dare un’idea, oggi serviamo 40 pasti giornalieri, e un terzo dei beneficiari sono italiani. Due anni fa le famiglie locali con problemi si contavano sulle dita di una mano”. La crisi, la cassa integrazione provocano stravolgimenti familiari impensabili fino a poco tempo fa: “c’è chi accetta gli aiuti con ritrosia, non è facile ammettere di essere in difficoltà”, aggiunge Carminati. Altro che Beverly Hills: “Fa piacere sapere che c’è chi sta bene, ma il nostro compito è far emergere il disagio, per poi aiutare chi ha bisogno nel venirne fuori”.

Non è solo il reddito medio che fa di Lesmo un paese sui generis: dopotutto, è qui che Silvio Berlusconi ha acquistato qualche anno fa la Villa del Gernetto, in piena frazione Gerno, con l’idea di farne la sede dell’Università del libero pensiero (la scorsa settimana si sono riunite con l’ex Presidente del consiglio economisti di fama internazionale), oggi presidiata 24 ore al giorno dai carabinieri, come la vicina e ben più nota villa di Arcore e la residenza della ex moglie, Veronica Lario, sempre a due passi da lì, nel paese accanto, Macherio. “Come ogni iniziativa culturale, sarei ben lieto se Berlusconi ci facesse un Università, anche se privata”, afferma il vicesindaco-assessore di Lesmo senza preconcetti. Quelli che invece ha avuto in due dei suoi primi atti da politico locale, per un caso che ricorda quello di Adro, nel bresciano: qualche anno fa la vecchia amministrazione ha affisso i cartelli ‘Doposcuola padano’ ad alcune aule della scuola elementare pubblica su cui in qualche modo il comune aveva un’iniziale competenza, mentre il mese prima delle elezioni ha rinominato lo spiazzo centrale del paese da Piazza Roma a Piazza Santi Cosma e Damiano (a cui è intitolata la chiesa antistante). Ebbene, su proposta di Fumagalli la giunta ha approvato sia la disinstallazione delle targhe padane, sia la precedente titolazione della Piazza. “Sono atti formali ma dovuti, che ci hanno tolto poco tempo ma che sono serviti a restituire due luoghi pubblici ai cittadini, senza ideologie di sorta”, spiega il giovane vicesindaco. Nessuna protesta? “Qualche malumore dell’ex maggioranza, ma nient’altro, le cose importanti sono altre”. E il parroco che ne pensa? “Non vedo motivi di sterili polemiche”, ha dichiarato a un giornale locale. Lesmo, paese simbolico di un bel pezzo d’Italia, sta cambiando. Ciao Beverly Hills: “Lesmo è Lesmo, nulla più”, chiosa Fumagalli.

 

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