Welfare
Non c’è “rilancio” del Paese se i bambini restano invisibili
Entra in vigore oggi il Decreto Rilancio, con le prime misure per affrontare l'emergenza sociale conseguente all'emergenza sanitaria. Bambini e adolescenti continuano a rimanere invisibili, fatto salvo per i 150 milioni stanziati per i centri estivi. Il rilancio del Paese intero invece dovrebbe mettere al centro loro. Qui l'editoriale delle 100 organizzazioni riunite nel Gruppo CRC per il monitoraggio dell'attuazione della Convenzione Onu sui diritti dei bambini
di Redazione
Il tanto atteso “Decreto Rilancio” è stato pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale ed è in vigore da oggi. Il decreto include anche misure per rispondere all’emergenza sociale generata dall’emergenza sanitaria causata dal COVID-19. Il Gruppo CRC, il Network che da ormai vent’anni monitora lo stato di attuazione dei diritti dell’infanzia in Italia, ha già avuto modo di sottolineare l’urgenza e la necessità di prestare particolare attenzione ai quasi 10 milioni di minorenni che vivono nel nostro Paese, che rischiano di restare “invisibili”. Se questo è il rischio che tutti i bambini corrono, i minori che vivono in situazioni di particolare fragilità ne hanno ancora di più: come i ragazzi e le ragazze che vivono fuori dalla famiglia di origine, i minori stranieri non accompagnati, quelli che vivono in situazione di forte disagio abitativo, quelli a rischio di vivere situazioni di violenza diretta e indiretta, i ragazzi e le ragazze in povertà materiale ed educativa, quelli con genitori che hanno perso il lavoro o che rischiano di chiudere le propria attività, quelli maltrattati e abusati che in questo periodo di emergenza non hanno avuto la certezza delle cure, i minorenni con disabilità che – in molti casi – si sono visti privati del sostegno del proprio educatore/operatore di riferimento. Tutti i bambini e i ragazzi hanno dovuto rinunciare alla socialità, allo sport, al gioco all’aria aperta, sono stati costretti a rimodulare il modo di relazionarsi con i propri pari e con la scuola e hanno dovuto affrontare situazioni famigliari complesse, si sono adattati alla didattica on line, come del resto i loro insegnanti, ma non tutti con le stesse opportunità. Tutti hanno visto compressi i loro diritti.
Preoccupa molto le 100 associazioni del Gruppo CRC anche il rischio di un forte arretramento culturale, perché delle persone di minore età si è parlato solo in relazione alla chiusura della scuola e successivamente alla necessità di conciliare l’attività lavorativa dei genitori con la sospensione delle lezioni, (tenendo peraltro in poco conto la fascia di età 0-6 anni) e non invece come titolari di diritti. I bambini/e e i ragazzi/e non sono stati considerati come persone, ma via via come “figli”, “alunni” o come possibili fonti di contagio, senza una visione d’insieme e quindi senza pianificare un’azione strategica per l’infanzia e l’adolescenza.
Le misure di sostegno alle famiglie messe in atto durante l’emergenza (dal “voucher babysitter” al congedo parentale straordinario) sono state quindi di tipo individuale e non sono da sole sufficienti, oltre al fatto che possono contribuire al perpetuarsi e/o al peggiorare delle condizioni di povertà educativa di molti minorenni con forte rischio soprattutto per coloro che vivono in contesti di fragilità.
Occorre anche dare risposte universali e di sistema come solo possono essere quelle attinenti ai diritti, e prevedere interventi diretti al potenziamento del sistema educativo e sociale. La crisi non ha fatto altro che portare alla luce, aggravandole e dilatandole, le criticità che gli operatori che si occupano di infanzia e adolescenza avevano già rilevato da anni: l’assenza dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nella cultura politico-amministrativa e nell’agenda politica e la mancanza di un coordinamento efficace in tale ambito.
Molteplici sono state le iniziative di soggetti del Terzo Settore, insegnanti, reti anche informali di accademici e di comuni cittadini che hanno promosso petizioni, fatto indagini su famiglie e ragazzi/e, elaborato proposte, senza trovare un interlocutore di riferimento in grado di inserirle in una cornice organica di interventi. In queste settimane abbiamo assistito al moltiplicarsi dei luoghi di confronto e delle Task Force ministeriali, ma la voce dei ragazzi e delle ragazze non ha avuto uno spazio di ascolto e la richiesta dell’Autorità Garante nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza di inserire un esperto di infanzia e adolescenza nella Task Force per la fase 2 è rimasta disattesa, nonostante il bilanciamento di genere cui quest’ultima è stata sottoposta di recente.
a quotidianità in questi due mesi è stata vissuta in maniera molto diversa da territorio a territorio, da famiglia a famiglia, ma quello che dovrebbe essere chiaro a tutti è che non sarà possibile superare questa crisi con risposte a valenza individuale, che di fatto aumentano le disuguaglianze. È necessario ri-costruire “patti territoriali” coordinati tra Servizi Sociali dell’Ente Pubblico, Istituzioni educative, operatori scolastici, operatori sanitari, cooperazione sociale, Associazionismo, società civile, affinché si individuino e si “mettano insieme” tutte le risorse umane, professionali, economiche, di opportunità anche logistiche di spazi per dare risposte collettive ai bambini, ai ragazzi e alle famiglie per ritrovare socialità, prossimità, condivisione, risposte puntuali e sostenibili. Il territorio, mai come ora, deve essere investito di responsabilità e di protagonismo per gestire l’inedito di questa situazione e ritrovare forme nuove di vita sociale.
Alla luce di tali premesse e dei contenuti del “Decreto Rilancio” riteniamo utile offrire al dibattito pubblico alcune riflessioni e considerazioni, con l’auspicio che l’emergenza in corso possa essere colta come occasione per sanare e ricostruire un welfare inclusivo, partendo da alcune direttrici generali. Non sappiamo ancora quanto durerà la cosiddetta “Fase 2”, ma molto probabilmente per molti mesi dovremo imparare a convivere con le restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, e in questo tempo occorre trovare un equilibrio tra le esigenze di contenimento di contagio ed i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, e adottare misure efficaci per evitare che questa situazione danneggi irrimediabilmente la fascia della popolazione più vulnerabile.
Di seguito le indicazioni del Gruppo CRC.
- Includere l’infanzia e l’adolescenza nell’agenda politica e tra le priorità politiche per la ripresa del Paese, con una chiara indicazione e responsabilizzazione delle competenze nazionali, regionali e locali, introducendo un approccio e una valutazione di impatto sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in tutte le sedi, che comporti il rispetto dei principi di partecipazione, protezione, superiore interesse e non discriminazione sanciti dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Nello specifico raccomandiamo di:
– Includere un esperto di diritti dell’infanzia/adolescenza nella Task Force fase 2 e nelle Task Force e Comitati che dovessero essere creati a livello regionale.
– Prevedere luoghi e modalità di ascolto e partecipazione dei ragazzi e delle ragazze relativamente a tutte le questioni che li riguardano. - Ridare valore ai luoghi pensati per il coordinamento nazionale delle politiche per l’infanzia e l’adolescenza, e prevedere idonee modalità di coordinamento anche a livello regionale.
– Accelerare l’adozione del prossimo Piano Nazionale Infanzia da parte dell’Osservatorio nazionale Infanzia e Adolescenza, che è stato riconvocato e si è riunito proprio in queste settimane. Auspichiamo la predisposizione di un Piano organico e condiviso tra le varie Amministrazioni competenti, che possa costituire anche una road map da implementare a livello regionale.
– Ripensare le competenze della Commissione Parlamentare Infanzia e Adolescenza, alla luce delle nuove sfide affinché possa effettivamente favorire le opportune sinergie con gli organismi e gli istituti per la promozione e la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza operanti in Italia. - Finanziamento dei centri estivi e contrasto alla povertà educativa: la Fase 2 include anche l’estate e nel “Decreto Rilancio” viene introdotto un fondo di 150 milioni di euro per i centri estivi. Ma nelle more, le Regioni e i Comuni più virtuosi hanno già iniziato a lavorare per finalizzare le proprie linee guida, e il rischio è che ci siano diverse opportunità a seconda del luogo di residenza.
– I Centri estivi dovranno rappresentare un’opportunità di sperimentare nuove modalità di socialità, educare i bambini alle regole sanitarie, e prepararli al rientro in una scuola diversa.
– È urgente l’emanazione da parte del Comitato Scientifico di Linee Guida Nazionali per l’estate (giunte nella sera del 16 maggio, ndr) che possano essere adottate in tutto il territorio nazionale, tenendo conto delle esperienze già avviate in alcuni territori, anche rispetto ai servizi per la prima infanzia, in modo da garantire che la riapertura dei servizi educativi per l’infanzia e dei servizi socio-educativi avvenga, in quanto corrisponde ad un diritto ineludibile, e avvenga in condizioni di sicurezza sanitaria.
– È importante che i fondi consentano l’attivazione dei servizi anche e soprattutto nei territori più deprivati, prevedendo l’accompagnamento ed il supporto per quei Comuni che lo necessitano.
– È necessaria l’attivazione delle reti territoriali per la realizzazione di tali interventi, compresi gli Enti del Terzo settore che nel Mezzogiorno potranno usufruire anche dei contributi previsti dal “Decreto Rilancio” con la finalità di rafforzare l’azione a tutela delle fasce più deboli della popolazione a seguito dell’emergenza epidemiologica da COVID-19. - Il nuovo anno scolastico: a settembre quasi 8 milioni e mezzo di studenti torneranno a scuola, una scuola diversa che includerà con molta probabilità almeno in parte la didattica a distanza. La previsione nel “Decreto Rilancio” di misure di sostegno economico al sistema integrato da 0 a 6 anni, per il sistema informativo di supporto all’istruzione scolastica, di misure per sicurezza e protezione nelle istituzioni scolastiche statali e per lo svolgimento in condizioni di sicurezza dell’anno scolastico 2020/2021, così come l’istituzione di un Fondo per l’emergenza epidemiologica da COVID-19 presso il Ministero dell’Istruzione, rappresentano un riscontro concreto alle necessità emerse in questi mesi. Sarà importante quindi utilizzare al meglio il periodo estivo e predisporre le adeguate misure di potenziamento e qualificazione delle risorse umane e di adeguamento delle risorse logistiche, esperienziali, didattiche, tecnico-scientifiche della scuola, sia per sperimentare alleanze locali sia per attivare e fare sistema con l’intera comunità educante.
– Il digital divide è emerso palesemente quale elemento di disuguaglianza sociale, fattore di esclusione. Per garantire che tutti gli alunni e alunne siano messi nelle condizioni di godere a pieno titolo del diritto all’istruzione, non basta porsi la questione del divario digitale solo dal punto di vista economico, ma è necessario supportare gli studenti rimasi esclusi dalla DAD istituendo delle Task Force territoriali per intercettare e risolvere le loro difficoltà.
– È importante cogliere l’occasione per ripensare la scuola, dandosi se necessario un tempo apposito, durante il prossimo anno scolastico, ascoltando la voce di ragazzi e ragazze, intraprendendo e rafforzando percorsi di alleanza scuola-territorio, anche in un’ottica multiculturale in modo che sia davvero possibile superare quelle disuguaglianze che la crisi ha fatto emergere in modo ancor più palese.
– Approfittando della chiusura delle scuole, occorre investire sulle strutture scolastiche, realizzando gli interventi per messa in sicurezza delle scuole già previsti dal Piano scuole del MI (510 mln+320 mln) e prevedendo un fondo specifico per gli enti proprietari per la cosiddetta “edilizia leggera” per la piccola manutenzione, il recupero degli spazi abbandonati o inutilizzati sia all’interno sia all’esterno delle scuole, per potenziare le attività all’aperto.
– Predisporre specifici interventi formativi per tutto il personale educativo, docente, amministrativo e ausiliario sulle tematiche relative ai protocolli sanitari, all’eventuale contingentamento degli accessi e alle nuove modalità di accoglienza e intervento educativo per bambini e ragazzi e di partenariato con i loro genitori. - Programmare con una visione strategica le politiche per l’infanzia e l’adolescenza, e conseguentemente prevedere la rimodulazione dei Fondi anche quelli Europei (quali il PON Scuola, il Fondo per lo sviluppo e la coesione, il FEAD) e delle risorse non spese in modo che risponda alla priorità e agli obiettivi a medio termine da raggiungere a favore delle persone di minore età.
– Promuovere un forte investimento sull’istruzione con l’obiettivo di lungo termine di passare dal 3,8% attuale del PIL al 5%, raggiungendo così la media europea.
– Utilizzare anche le risorse del PON Istruzione per mettere a disposizioni già durante l’estate gli spazi scolastici per l’attivazione di iniziative educative, motorie e culturali, e per finanziare per l’anno scolastico 2020/2021, interventi educativi extracurricolari pomeridiani, garantendo agli studenti in maggior difficoltà la fornitura di beni essenziali, tra cui l’accesso gratuito alla mensa scolastica.
– Garantire un coordinamento degli interventi di welfare a favore dei minorenni in condizione di maggior svantaggio socio-economico, integrando le misure predisposte a livello territoriale e nazionale, e i vari interventi di sostegno al reddito, le politiche abitative, i servizi socioeducativi e sanitari.
Il Gruppo di lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, 15 maggio 2020
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