Famiglia

non c’è assistenza senza efficienza: le sfide del sociosanitario

Un piano da 50 milioni per crescere

di Antonietta Nembri

Oltre cento anni di storia, sette filiali sparse tra Lombardia, Piemonte e Liguria, capaci di accogliere 1.373 disabili gravi e gravissimi e 353 anziani non autosufficienti, oltre che di erogare 45mila prestazioni ambulatoriali e domiciliari a circa duemila pazienti ogni anno.
Sono alcuni dei numeri della Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone (Milano), che per il triennio 2009-2011 ha presentato un piano strategico che guarda al futuro per essere capace, come spiega il presidente, monsignor Enrico Colombo, «di non perdere la caratteristca di una fondazione onlus attenta ai valori cristiani. Il nostro è un ente che punta a fare il miglior servizio possibile senza dimenticare la necessità di mantenere un equilibrio economico: una sfida».
Obiettivo del piano strategico è uno sviluppo della Sacra Famiglia di fronte alle nuove regole di sistema e all’evoluzione della domanda. L’istituto in questi anni ha già intrapreso un cammino di profonda trasformazione: «Vogliamo dimostrare la realizzabilità di un modello di sviluppo in cui la sostenibilità economica non vada a detrimento dell’attenzione alla qualità dell’intervento e allo spirito di accoglienza di tutti quei soggetti che, pur considerati inguaribili, hanno bisogno di cura, attenzione e assistenza continuativa e che ci ha sempre contraddistinto».
Sono state individuate alcune direttrici strategiche. Tra queste, lo sviluppo di un modello scientifico di intervento socio-sanitario caratterizzante l’istituto, fondato sulla personalizzazione delle reti e delle unità di cura, sull’eccellenza degli interventi, sui piani individualizzati, sulla più alta capacità di inclusione sociale. La seconda direttrice riguarda l’attenzione alla nuova domanda di assistenza con la conseguente pianificazione delle strategie di riconversione, riaccreditamento e delocalizzazione (nel 2008 sono state avviate le strutture di Casbeno, presso Varese, Settimo Milanese e Inzago) e il passaggio da una logica incentrata sulla residenzialità a una funzionale alla “territorialità”, con il mantenimento del disabile e dell’anziano il più a lungo possibile presso il proprio domicilio.
Vi è poi la riorganizzazione e razionalizzazione dell’organizzazione e l’adozione di un sistema informativo che garantisca una maggiore efficienza dei processi aziendali. Anche la dignità del lavoro trova spazio in questa riorganizzazione, come ha sottolineato il direttore generale Luca Degani: «Nel 2008 abbiamo creato 140 nuovi posti di lavoro, e stiamo incrementando le assunzioni così da garantire una continuità di servizio e rispondere allo sviluppo di nuove attività e alle delocalizzazioni». Nel prossimo triennio, ha continuato Degani, la Fondazione Sacra Famiglia investirà ben 50 milioni di euro «che non abbiamo ancora, tuttavia: la metà di questi fondi arriveranno dalla storia della beneficenza verso l’istituto. Venderemo e trasformeremo, per esempio, vecchie colonie in denaro per i nuovi servizi», ha annunciato Degani, sottolineando con forza l’idea che la fondazione è «un’impresa sociale che garantisce servizi e lavoro. Il nostro obiettivo è creare una filiera che tenga conto della scientificità degli interventi: dal bisogno sociale a quello sanitario, valorizzando le competenze».


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