Cultura

Non carta ma carne della nostra carne

di Redazione

Nel 2009 ricorrono due anniversari importanti che riguardano dom Helder Camara. Il 7 febbraio sono i 100 anni dalla nascita, il 27 agosto saranno i dieci anni dalla morte. Camara è stato un grande personaggio della chiesa del 900. Un testimone fedele alla sua gente; un vescovo nel senso pieno del termine. La sua figura è legata in particolare alla difesa dei diritti dei più poveri, come documenta questo brano tratto da un libro di prossima uscita, Dov’è tuo fratello?. Si tratta di una raccolta di scritti curata da Gerolamo Fazzini e dalla redazione di Mondo e Missione. Camara scrive queste righe in occasione dei 25 anni della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo. Una riflessione pienamente attuale.

Quando si legge e rilegge la Dichiarazione universale dei diritti umani, proclamata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948; quando si meditano i suoi trenta articoli che sono una sintesi delle aspirazioni più alte e più pure della persona umana, e si verifica che tutti sono ben lontani dal trasformarsi in realtà, si conclude che o la Dichiarazione viene disprezzata e considerata soltanto un pezzo di carta di troppo, oppure essa si trasforma in carne della nostra carne, sangue del nostro sangue, pezzo della nostra anima.
Molte volte non fa parte delle nostre possibilità quella di scuotere, dall’esterno, strutture di oppressione. Ma che almeno dentro di noi un cambiamento ci sia, una scelta si affermi, una conversione avvenga.
Lo spettacolo che il mondo offre oggi è quello di un crescente sviluppo globale dell’umanità? O sta aumentando la distanza tra una minoranza di Paesi ricchi e un vasto mondo povero, la cui miseria si aggrava ogni giorno di più?

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