Cultura

Non abbiamo più numeri, né pensieri

i nostri errori La rinuncia allo sviluppo della cultura

di Redazione

Nel 2008 è difficile dire quanto lo strappo tra Nord e Sud del Mediterraneo, tra il mondo occidentale e quello orientale sia profondo. La scelta dell’unità di misura della profondità di questa faglia che ci separa è a discrezione di chi vuole misurare. Si parla di “civili” e di “incivili”, di “avanzati” e di “arretrati”, di mondo industrializzato e di terzo mondo, per non parlare delle misure manicheiste di chi punta il dito sui “cattivi” difendendo i “buoni”.
Quando ho studiato la storia della Tunisia ho scoperto quanto le nostre origini fossero miste. Oggi siamo un popolo che risulta da un mix di berberi e fenici, cartaginesi e romani, barbari e arabi, turchi e ultimi francesi. Il mio è un popolo ibrido che vede ancora convivere in pace sulla sua terra le tre religioni monoteiste e il proliferare nelle sue famiglie dal nero africano al biondo europeo. Questa immagine di diversità è la medesima all’interno del mondo arabo ed è ancora più accentuata se si parla del mondo musulmano che unisce Paesi di quattro continenti e di lingue che vanno dallo swahili al cinese passando dallo spagnolo.

Siamo tanti e siamo diversi
Quando si affronta il discorso del mondo arabo e musulmano si cade spesso nella generalizzazione ridicola e negli stereotipi che vorremmo invece così tanto combattere. E oggi che sono chiamata a “fare autocritica” sul mio mondo di origine, quello che ho lasciato qualche anno fa per trasferirmi in Europa, non vorrei fare la fine di tanti occidentali che ci guardano come una unica entità. Ribadisco: siamo tanti e siamo diversi.
Fatta questa premessa fondamentale, posso dirvi che uno degli aspetti che a mio avviso accomuna i Paesi musulmani non è la povertà – poiché tra i Paesi più ricchi al mondo si trovano quelli della penisola arabica – ma un forte ritardo tecnologico e scientifico.
È inutile ricordare che questa discrepanza tra Nord e Sud è il risultato di secoli di storia nel quale il mondo arabo-musulmano ha perso il treno della rivoluzione industriale, stava combattendo il colonialismo quando l’Occidente sviluppava le teorie dell’Illuminismo e cercava di ricostruirsi una propria identità dalle ceneri delle grandi guerre.
L’esame di coscienza che potrebbe fare il mondo arabo musulmano oggi è quello di chiedersi quanto sia al passo con le conoscenze odierne, quanto stia investendo nelle scienze e nella cultura. Ma soprattutto quanto la riflessione e la discussione sulle nostre identità e sulle nostre posizioni rispetto ad un modello occidentale sempre più potente e sempre meno gradito siano profonde.

Recuperare quel ritardo
Sarebbe facile ricordarmi che quando il popolo ha fame non gli si propone di mangiare delle brioches e che quando la situazione economica è delicata, per non dire difficile, non si investe nella cultura. Però credo profondamente che sia questa la nostra unica salvezza. Riprendere il passo della tecnologia per poter competere con l’Occidente attraverso i medesimi canali che esso utilizza potrebbe essere l’unico modo per colmare il divario. Ricordiamoci quando i filosofi arabi hanno tradotto e discusso Aristotele contribuendo a sviluppare una successiva diffusione in latino del suo pensiero ma anche tutte le interazioni tra le scienze tra cui medicina, psicologia, astrologia, fisica e chimica, che hanno visto il mondo arabo e quello occidentale lavorare insieme.
Una rigorosa riflessione sulle posizioni delle nostre comunità religiose sul rapporto tra l’islam e la scienza potrebbe aiutare chi esita a passare ad una posizione attiva e chi ha dei dubbi a vederci chiaro. La religione non deve negare alla scienza i suoi risultati, ma cercare la concordia con la comunità scientifica sulle teorie dimostrate e ammesse. Discutere la teoria dell’evoluzione darwiniana o quelle della creazione del mondo mettendo in primo piano delle letture letterali dei testi coranici ci porterà a una separazione tra la scienza e la fede assolutamente contraria a quanto il testo fondamentale dell’islam porta come risposte ai misteri dell’umanità. Le religioni che hanno cercato di imbavagliare gli scienziati – per non parlare di tagliargli la testa – hanno dimostrato che l’inquisizione è un errore fatale e hanno dovuto in seguito fare autocritica e “confessare il peccato” fatto.

i danni dell’oscurantismo
Non credo che il mondo arabo e musulmano abbia tempo da perdere quanto allo sviluppo scientifico, giacché la situazione economica dipende in modo intrinseco dalle tecnologie e continuare a comprare il know-how non è la soluzione giusta per uscire dalla crisi.
Da un’altra parte, l’oscurantismo religioso e il rifiuto categorico del modello occidentale – come sta facendo una parte della comunità religiosa musulmana – mi sembra una scelta sterile. Se oggi l’Occidente cerca di esportare un modello sociale discutibile attraverso i media e un modello politico spesso non condiviso attraverso le potenze economiche e militari, non bisogna negargli la forza di una tecnologia che risolve problematiche che i nostri popoli sono i primi a patire. E siccome in un mondo globale anche i problemi sono condivisi da tutti, perché non possiamo metterci insieme a cercare le soluzioni invece di rimettere in discussione secoli di scienze e di pensieri rivoluzionari?

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