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«Non abbiamo perso le speranze»

Dopo 25 giorni dal sequestro, parla il cugino dell'operatore rapito il 14 agosto in Darfur

di Giulio Leben

Motta San Giovanni, provincia di Reggio Calabria, si è mobilita per Francesco Azzarà. E’ un piccolo comune calabrese. Ma qui le gigantografie dell’operatore di Emergency, rapito il 14 agosto scorso in Darfur, sono appese a tutti i palazzi delle istituzioni locali. Amici, parenti e concittadini hanno inoltre costituito il comitato “Liberate Francesco” (www.francescolibero.it), di cui fa parte anche il cugino di Azzarà, Francesco Legato, raggiunto da Vita.it. Intanto, a Firenze, l’ong di fondata da Gino Strada ha dato il via al suo incontro nazionale, quest’anno dedicato proprio a Francesco Azzarà.

A CHE PUNTO SONO LE ATTIVITA’ PER LA LIBERAZIONE DI FRANCESCO AZZARA’?

Ci sentiamo ogni giorno con l’Unità di Crisi della Farnesina e con Emergency, di cui abbiamo piena fiducia e con cui abbiamo un ottimo rapporto. Ma attualmente la situazione è sempre la stessa: nessuna notizia. Abbiamo letto le dichiarazioni del ministro sudanese di una settimana fa che si sentiva di rassicurare la famiglia confermando che Francesco sta bene. Ovvio che noi prendiamo per buona questa dichiarazione, ma dopo 25 giorni dal rapimento non è la notizia che stiamo aspettando. 

CHE IDEA VI SIETE FATTI? COSA E’ SUCCESSO VERAMENTE?

Crediamo che sia stato essenzialmente un rapimento per un riscatto. Francesco era uno dei pochi che usciva dall’ospedale per motivi professionali. Era responsabile dell’organizzazione che gestiva i contratti e l’attività logistica della struttura di Emergency, essendo laureato in economia aziendale, e quindi la persona diciamo “ideale” per poi chiedere un riscatto.

AVETE AVUTO RICHIESTE DA PARTE DEI RAPITORI?

No, nessuna notizia, solo informazioni mediate dalla Farnesina e da Emergency. 

AVETE IN MENTE DI ORGANIZZARE QUALCHE EVENTO PARTICOLARE PER TENERE ATA L’ATTENZIONE SUL CASOS DI SUO CUGINO?

A questo punto stiamo cercando di portare all’attenzione dell’opinione pubblica la vicenda in cui è coinvolto Francesco, perché, l’esperienza insegna, sono diversi gli italiani sequestrati all’estero: di alcuni se n’è parlato tanto, di altri meno. Noi speriamo di essere fra quelli che ne parlano tanto e per poco tempo. Ed è il motivo principale per cui abbiamo costituito il comitato “Liberate Francesco”, oltre a sostenere la famiglia e tenere i rapporti con Emergency. 

QUAND’E L’ULTIMA VOLTA CHE HA SENTITO FRANCESCO?

Il martedì prima del sequestro. Era stanco, ma come sempre. Nessuna particolare preoccupazione. A settembre sarebbe dovuto andare a Kabul. Era tornato in Italia a maggio, dopo essere stato in Darfur da novembre 2010. Poi era stato richiamato dall’associazione per sostituire il responsabile in Sud Sudan. 

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