Mondo

Non abbiamo bisogno di eroi: il subcomandante Marcos lascia

di Emanuela Borzacchiello

All’alba di questa domenica 25 di maggio arriva dal Chiapas un comunicato che nessuno si aspettava: il subcomandante Marcos si è dimesso dalla direzione del Ejército Zapatista de Liberación Nacional.

Possiamo dare differenti letture politiche del Movimento Zapatista, ma da qualsiasi lato parta la nostra valutazione bisogna riconoscere che lo Zapatismo è uno dei principali movimenti sociali contemporanei. Un movimento capace di portare le ragioni della perifria al centro ed affermare nuove pratiche comunitarie, uno spirito capace di partire dalla frontiera e stabilire vincoli internazionali attraverso la creazione di una nuova poetica della politica.

Il subcomandante Marcos si è dimesso: non è importante il perchè ma il come della scelta. Per una Europa dove le forze di movimenti estremisti e xenofobi guadagnano sempre più terreno  (l’attentato antisemita di Bruxelles e la vittoria di Le Pen ne sono solo uno degli indicatori più visibili)  indagare i motivi di questa scelta, forse, non è solo mera retorica.

Marcos, lasciando dopo venti anni la guida dell’Esercito Zapatista, ci dice che non si tradisce un movimento sociale a partire dal principio che i movimenti devono partire da e ritornatare alle comunità, che non hanno bisogno di leader o di eroi ma di collettività organizzate che quotidianamente credano nella partecipazione.

Leggiamo alcuni stralci del comunicato con cui Marcos ha annunciato le dimissioni, riassumendone i punti chiave.

1-    Il lavoro necessario di accogliere la molteplicità delle vite che compongono una comunità, a partire dalle loro differenze: “Vediamo la necessità di rispondere a una domanda fondamentale: cosa seguirà? Dobbiamo ricostruire il cammino della vita che hanno rotto e che continuano a rompere dall’alto. Il cammino non solo delle popolazioni originarie, ma anche dei lavoratori, degli studenti, dei maestri, dei giovani, del contadini. Di tutte le differenze che si celebrano in superficie e che si continuano a perseguitare nel fondo e si castigano. (…)

2-    Ripercorre la storia del processo politico e risignificare l’idea di fracasso o perdita. In molti potrebbero pensare che le comunità zapatiste hanno perso, barricate da 20 in territori occupati. Ma gli slogan che hanno dato inizio nel 1994 allo zapatismo si sono concretizzati in comunità politiche vive, le cui pratiche hanno avuto una diffusione capillare e non solo nel continente latinoamericano. Per capire e analizzare i progressi delle politiche, queste comunità stanno affermando la necessità di guardare non all’obiettivo della politica, ai risultati o alle conquiste, ma spostare l’attenzione al processo politico che cambia le vite di ognunoa.  “Dopo 20 anni di lotta è difficile credere che quel “niente per noi” fosse solo uno slogan, una frase solo buona per cartelli e canzoni, senza la possibilità di concretizzarsi in una realtà. (…) Se essere coerente è un fracasso, allora la incongruenza è il cammino verso il successo, la rotta del potere. pero noi non vogliamo andare più in la, non ci interessa. in questi parametri preferiamo fracassare che trionfare”

3- Non servono eroi, ma pudore, dignità e organizzazione. “è nostra convinzione e nostra pratica che per lottare non siano necessari lider o caudillos, messia o salvatori; per lottare è necessaria un po’ di vergogna, un tanto di dignità e molta organizzazione, il resto o serve alla comunità o non serve”.

4- La decisione di lasciare è stata presa dopo l’uccisione di José Luis Solís López, detto Galeano. (http://www.jornada.unam.mx/2014/05/23/opinion/013a1pol). Alla violenza estrema è seguita la decisione di rispondere con un nuovo senso di rinascita: rinascere come collettivo, in collettivo. Per affermare il principio che non sono necessari eroi, ma partecipazione comunitaria. “Buon risveglio compagni e compagne, yo mi chiamo Galeano, il Subcomandante Insurgente Galeano, mi hanno detto che quando sarei ritornato a nascere o nascevo in collettivo o non sarei nato”

L’audio dell’annuncio delle dimissioni: http://komanilel.org/AUDIO/EZLN/entreLaLuzyLaSombra.mp3

La versione integrale del comunicato: http://radiozapatista.org/?p=9756

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.