Salute

Noi, volontari in hospice al fianco dei malati a fine vita

Stefania Benelli (69 anni) e Antonio De Luca (67) sono due volontari dell’hospice di Prato “Fiore di Primavera” per conto della Fondazione italiana di leniterapia. Le persone che percepiscono di essere alla fine della vita, dice Stefania, hanno un estremo bisogno di raccontarsi: «Sono racconti che non sempre vengono facilmente accolti dai loro familiari perché c’è molto dolore. Per questo i pazienti si aprono molto di più con noi volontari»

di Sabina Pignataro

«Noi semplicemente ascoltiamo, ascoltiamo le paure delle persone che vivono gli ultimi giorni della loro vita, la paura di lasciare un figlio oppure un marito, una madre o magari un fratello, oppure la paura di morire». Sono le parole di Stefania Benelli, 69 anni, da 12 anni volontaria all’hospice di Prato “Fiore di Primavera” per conto di File (Fondazione italiana di leniterapia). Prima faceva l’impiegata, adesso è in pensione e ha deciso di passare all’hospice qualche ora la settimana per parlare con i pazienti.


«E’ importante – ha aggiunto Stefania – accompagnare queste persone nel loro percorso, quando sono consapevoli di essere alla fine della vita ed hanno un estremo bisogno di raccontarsi, ripercorrono la loro vita, le loro famiglie e il loro passato. Sono racconti che non sempre vengono facilmente accolti dai loro familiari perché in questa fase c’è molto dolore, e quindi paradossalmente i pazienti si aprono molto di più con noi volontari e volontarie».

Tanti i ricordi e gli aneddoti che Stefania può raccontare in questi anni di esperienza dentro l’hospice: «Una volta sono stata in silenzio per lunghi minuti insieme a un paziente, mentre gli stringevo la mano». E poi ancora: «Un’altra volta una signora ha espresso la volontà di sposarsi e il suo desiderio è stato esaudito. Si è sposata nell’hospice e noi volontarie le abbiamo preparato il bouquet».

Una volta una signora si è sposata nell’hospice e noi volontarie le abbiamo preparato il bouquet

Stefania Benelli

Tra i volontari all’hospice pratese c’è anche Antonio De Luca, 67 anni, pensionato, ex ingegnere civile al Comune di Prato. «Mi affascina ascoltare la storia delle persone, nei momenti difficili come quelli alla fine della vita, viene fuori la parte più intima e umana, ascolto racconti di vite, di memorie». Un’esperienza importante non soltanto per chi la riceve: «Sono consapevole di fare del bene ai malati, ma faccio del bene anche a me stesso, da quando ho iniziato questo volontariato ho scoperto dentro di me un’altra persona, ho scoperto una introspezione inaspettata, prima ero introverso, adesso invece riesco a rapportarmi all’altro con facilità». Dentro l’hospice, dice Antonio, «non c’è soltanto dolore, io ci vedo anche serenità, la vita è bella ma dobbiamo essere consapevoli che la vita ha una fine naturale, ecco, qui dentro forse si percepisce questa consapevolezza».

Sono consapevole di fare del bene ai malati, ma faccio del bene anche a me stesso

Antonio De Luca, volontario

Da vent’anni, la Fondazione italiana di leniterapia File ha assistito più di 30mila persone, per un totale di 136.656 tra visite e consulenze effettuate, inclusi gli interventi psicologici alle loro famiglie, nelle città di Firenze e di Prato, a domicilio, in Hospice e negli ospedali sia dell’Azienda Usl Toscana Centro sia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi.

La Fondazione ha potuto realizzare tutto ciò grazie alle sue équipe multi-disciplinari, attualmente composte da 22 professionisti sanitari (tra medici, infermieri, psicologi, operatori socio-sanitari e fisioterapisti) e da 80 volontari appositamente formati in assistenza che si prendono cura della persona malata e della sua famiglia.

Le équipe sanitarie e i volontari di File accompagnano chi non può guarire in un percorso di cura personalizzato, in cui vengono leniti il dolore e la sofferenza fisica, senza trascurare gli aspetti psicologici, relazionali, sociali, spirituali. Anche le famiglie sono oggetto di cura e ricevono aiuto in percorsi assistenziali spesso complessi, sia durante la malattia sia nella dolorosa fase successiva alla perdita. Servizi come il supporto psicologico, anche per i più giovani, e gli incontri con gruppi di auto mutuo aiuto, a volte, possono fare la differenza e sostenere queste persone nella difficile prova che stanno affrontando. In particolare, i 5 gruppi di auto mutuo aiuto per l’elaborazione del lutto, dal 2009 (anno della loro creazione) ad oggi, hanno accolto circa 600 persone. Recentemente, questi gruppi si sono costituiti anche in un forum online, contando 30 presenze attive.

Foto in apertura, il volontario Antonio De Luca


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