Non profit
Noi tedeschi impariamo da voi
"Credo nella forza disarmata della società civile."Io vado a Pristina e a Belgrado" offre un'alternativa possibile a ciascuno di noi:un'azione nonviolenta contro la guerra.»
di Redazione
Birgitta Meier, 41 anni, ingegnere, è la direttrice del Museo della pace di Norimberga in Germania. Nel museo, che è diventato anche un centro di documentazione del movimento pacifista nel Novecento, si svolgono corsi e training nonviolenti per giovani e adulti e si tengono incontri fra pacifisti di tutto il mondo. Birgitta ha aderito con entusiasmo a ?Io vado a Pristina e a Belgrado?, diffondendo l?iniziativa in tutta la Germania. Pur non potendo essere presente a Bari, ci ha inviato un contributo di riflessione sul ruolo dei civili nel peace keeping e sul servizio civile. Per contattare il Museo della pace di Norimberga si può scrivere all?indirizzo mailto:na1717@fen.baynet.des
La storia di solito si descrive come sequenza di violente svolte. Il passato viene classificato come ?prima della guerra? e ?dopo la guerra?: dipende dal punto di vista. Si fa la conta delle vittime e dei danni, ovvero dei successi, del territorio conquistato e delle medaglie guadagnate. Questa storia, però, è solo una parte del nostro sviluppo umano: in ogni epoca sono esistite persone impegnate per la pace, il disarmo, la riconciliazione fra i popoli con i metodi della nonviolenza. I loro successi non si verificano in statistiche e cifre. Lo sviluppo verso un mondo più giusto e pacifico si svolge piano piano, e spesso di nascosto, ma sempre a partire da ciascuno di noi.
?Io vado a Pristina e a Belgrado?, un?iniziativa che ha varcato i confini italiani ed è arrivata fino a qui, ha raccolto questa intuizione e per questo oggi si trasforma da marcia di popolo in missione di civili per la pace. Ho aderito all?appello promosso da ?Vita? perché ha i due indirizzi che secondo me deve avere ogni iniziativa di pace: la solidarietà alle vittime (tutte le vittime, non solo quelle di Belgrado), e la partecipazione della società civile che sola può – e deve – fermare la guerra. Dobbiamo cominciare da noi. Insegnando alla società che l?alternativa c?è: azioni nonviolente possibili per ognuno di noi. Non dobbiamo affidarci ai politici e nemmeno ai tecnici tipo Greenpeace.
Per questo anche ora che la marcia non si farà più per i motivi che sappiamo, voglio anch?io incoraggiare l?azione transnazionale dell?apertura di un ufficio umanitario a Pristina. Discutiamo da anni sulla ?difesa popolare nonviolenta?. Voi italiani conoscete Ebert, professore pacifista tedesco, noi purtroppo conosciamo molto di meno Alberto L?Abate. In ambedue i Paesi si svolge una discussione sul ?servizio civile nonviolento?. Abbiamo due modelli che vengono bene applicati (e penso che siano necessari ambedue) ma proviamo a discuterli affinché si impari l?uno dall?altro. Il modello italiano prevede l?azione di massa. Gli obiettori di coscienza hanno – come prevede la nuova legge italiana – la possibilità di fare il servizio all?estero. Anche come caschi bianchi. Il modello tedesco (Ziviler Friedensdienst) prevede un Servizio nonviolento professionale. Nessun obiettore di coscienza: si tratta di personale ?sotto le regole del ministero della Difesa? e quindi non liberi, e poi solo maschi e troppo giovani. Invece il servizio civile da noi caldeggiato è aperto a persone di ambedue i sessi, almeno 23enni, in servizio per almeno un anno, con formazione non solo pacifista, ma che comprenda anche la lingua e la cultura dei Paesi ospitanti. Vogliamo l?indipendenza dallo Stato.
L?azione di ?Io vado a Pristina? è diversa da ambedue i modelli, però credo nella nostra forza disarmata! Costruiamo una rete pacifista di pace! Internet ci da un?opportunità che i nostri predecessori pacifisti mai hanno avuto: teniamoci in contatto. Cordiali saluti ai pacifisti italiani.
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