Famiglia

Noi sindaci sepolti dal sisma di carta

«Nocera ha avuto i danni più gravi, 5 mila persone sono ancora fuori casa e ci resteranno per molto. Allo Stato dico: meno burocrazia e più aiuti».

di Redazione

Gualdo Tadino è il Comune che può vantare un record: nel nostro territorio infatti si trova il primo e unico cantiere aperto per la ricostruzione pesante. Nella frazione di San Lorenzo, in cui il 97% delle case è inagibile, sono partiti all’inizio di settembre i lavori per risistemare un complesso rurale gravemente danneggiato che ospitava 30 famiglie; 100 operai e la più grande impresa dell’Umbria sono al lavoro per consegnare il tutto entro il 2000. Come abbiamo fatto? Innanzitutto non abbiamo la situazione disastrosa di altri Comuni vicini a noi, come Nocera, ma anche qui 400 famiglie vivono in container, soprattutto in seguito alla scossa del 5 aprile 1998 che più di sei mesi dopo il 26 settembre provocò qui a Gualdo i danni maggiori. Abbiamo dunque dovuto lottare anche contro lo sconforto psicologico di dover ricominciare daccapo con l’emergenza dopo molto tempo. Ma ce l’abbiamo fatta.
Entro l’anno dovremmo completare i lavori per i danni lievi; per chi abita nei campi container abbiamo previsto la costruzione di alloggi di edilizia popolare che permettano almeno alla metà di loro di riavere una vera casa, un vero tetto entro il 2000. È più di una promessa, è un impegno pubblico che voglio onorare: i cantieri per la costruzione dei primi 85 alloggi sono avviati da mesi, all’inizio di settembre abbiamo aperto altri cantieri per 45 appartamenti, all’inizio del nuovo anno ne sono in programma altri 60, per circa 200 famiglie che lasceranno i container. Chiaramente sono misure provvisorie, non voglio illudere nessuno: chi ha avuto la casa distrutta non rientrerà prima di cinque o sei anni.
La ricostruzione pesante non è facile per molti motivi, tra cui i principali sono la montagna di pratiche burocratiche, la scarsità di studi tecnici e la mancanza di controllo sul numero di progetti che ciascuno ha accettato di svolgere.
Tutti questi problemi sono reali, fin troppo. Infatti a tutti quelli che mi chiedono quale sia il segreto del “modello Gualdo”, io rispondo un po’ provocatoriamente che il segreto è partire. Partire appena si è pronti. I lavori di ristrutturazione del municipio, ad esempio, li abbiamo cominciati quando eravamo ancora in attesa delle autorizzazioni, ma se non facevamo così, non finivamo più. Per battere la burocrazia a volte c’è solo una strada: scavalcarla.
Rolando Pinacoli, sindaco di Gualdo Tadino

N ocera Umbra è un Comune in gravi difficoltà. Siamo il centro più colpito dal terremoto, con 5000 cittadini su 6000 sistemati in container o in affitto. Fuori dalla loro casa, insomma. Il nostro centro storico medievale, l’identità stessa del paese, con la cattedrale di S. Rinaldo, i negozi, i ristoranti e le case più belle è completamente inagibile, transennato e pericoloso. Se nel resto della zona terremotata molti progetti di ristrutturazione sono stati approvati e alcuni cantieri aperti grazie all’ordinanza 61 per i danni lievi, noi abbiamo soltanto 233 progetti di questo tipo: i danni gravi a Nocera sono la maggioranza. Non ci piace essere vittimisti, ma questa è la realtà: abbiamo avuto il massimo dei danni, non esiste porzione del nostro territorio che non sia stata gravemente colpita, sia dal punto di vista abitativo che dei servizi sociali. Il turismo è in ginocchio, molti laboratori artigiani sono stati danneggiati, le scuole crollate, il centro sanitario è stato abbattuto perché non più riedificabile. Le frazioni di Molina, Pascigliano e Isola sono completamente distrutte: qui tra l’altro abbiamo effettuato indagini geologiche da cui risulta che alcune case dovranno essere spostate per motivi di sicurezza. Molti miei concittadini mi chiedono quando potranno rientrare nelle loro case: vorrei rispondere “presto”, ma non posso, non voglio fare promesse che so già di non poter mantenere. I ritardi che abbiamo accumulato dipendono dall’aver applicato strettamente le normative vigenti, che sono spesso farraginose e complicate. Più volte abbiamo dovuto chiedere lumi alla Regione per superare passaggi delicati, come la quantificazione dei danni e della spesa. Così se siamo riusciti a iniziare le istruttorie per 433 progetti di ricostruzione di edifici isolati gravemente colpiti, nella definizione dei piani di recupero per centri rurali e soprattutto per il centro storico siamo in ritardo. Alcuni consorzi non si sono neppure costituiti, ma non posso dare la colpa ai miei concittadini e neppure ai tecnici del Comune, che hanno lavorato incessantemente in condizioni precarie perché sono tutti ospitati, come me, nei container. D’altra parte è facile immaginare il nostro sconcerto iniziale, quando con un organico adatto a svolgere le normali pratiche relative a un Comune di 6000 anime ci siamo trovati ad affrontare una ricostruzione complicata da mille vincoli e procedure. Le assunzioni straordinarie di tecnici hanno solo tamponato il problema. Sento dire da più parti e leggo su alcuni giornali che a Natale del 2000 molti umbri terremotati saranno rientrati nelle loro case: beh, non a Nocera. Vorrei che le autorità italiane, lo Stato, il governo, la Regione ci stessero un po’ più vicini e si ricordassero che da soli non possiamo farcela.
Antonio Petruzzi, sindaco di Nocera Umbra

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