Economia

Noi siamo l’altra faccia di Corleone

Ecco l’esperienza di cooperative e associazioni, che coltivano uva, prducono pasta. E soprattutto fanno sbocciare germogli di legalità. Anche con un giornale online

di Chiara Sirna

Corleone è terra di mafia e antimafia, dove il confine tra legalità e illegalità si perde per poi riprendere, a tratti, tra ettari di campi strappati alle cosche e gestite da Libera e altri ancora in mano ai boss. A meno di sette chilometri da quello che era il covo di Provenzano si producono vino, pasta, farine e verdure ?libere?. Dal 2007 entrerà in produzione un nuovo vino, I cento passi, etichetta che rievoca il film di Marco Tullio Giordana dedicato alla tragica fine di Peppino Impastato. Sì perché Corleone è anche questo, è una terra in cui la forza della libertà contro la criminalità emerge per sprofondare in piccole zolle di terra, ma anche in nomi e storie. La cooperativa che gestisce gli ettari sequestrati a Totò Riina si chiama Placido Rizzotto, in memoria del leader siciliano che sostenne le lotte per la proprietà dei braccianti. E il neonato agriturismo, sempre di proprietà della cooperativa, sorge a Portella della Ginestra, dove un tempo ci fu la strage dei contadini. Qui tutto è storia e memoria, nel bene e nel male, ma c?è chi, con tenacia, continua ad alzare la testa. Bisogna sopportare pressioni e intimidazioni perché la mafia è lì, nei bar, per strada, nelle gare d?appalto. Ultima vittima in ordine di tempo è la cooperativa Lavoro e non solo, sempre della rete Libera, che un mese fa, dopo una lunga serie di minacce, si è vista estirpare nei campi decine di piante e recapitare, all?ingresso dei capannoni, un cane ucciso soffocato. Eppure la musica sta cambiando dal basso. Lo sa bene Dino Paternostro, sindacalista e corrispondente per La Sicilia e il mensile Narcomafie, che nell?89 ha fondato un giornale per denunciare le mille connivenze tra criminalità e politica, violenze e omertà. Città Nuove era un mensile fatto da soli volontari, poi dal 2001 per ammortizzare i costi è diventato un quotidiano online. «La nostra informazione non chiude gli occhi e quando non chiudi gli occhi a Corleone è impossibile non imbattersi nella mafia», racconta Paternostro. Chi comanda non smette mai di ricordarlo. Nel 91 subito dopo la pubblicazione di un?inchiesta sui retroscena mafiosi dello spaccio in paese, venne incendiata la redazione; a gennaio 2005 a Paternostro fu bruciata l?auto. Nelle scuole Città Nuove ha avviato campagne antimafia e lo scorso gennaio, sempre Paternostro, ha pubblicato con l?Unità un libro denuncia: I corleonesi, storie di golpisti di cosa nostra, che ha già venduto 20mila copie in tutta Italia. La musica sta cambiando e negli spazi sottratti alla mafia continuano a germogliare semi di legalità. Ma la strada è ancora lunga. «La lotta alla mafia non è finita, non deve finire. Adesso non bisogna mollare la presa, occorre prosciugare il ?mare? mafioso, disarticolare connivenze e complicità, spezzare i legami tra mafia, politica e affari», ha dichiarato Paternostro all?indomani dell?arresto di Provenzano. Nelle terre liberate dalla mafia Combattere la mafia a viso aperto sottraendole le terre è quello che da anni fa Libera dandole in gestione a cooperative che impiegano giovani agronomi locali, come nel caso della Placido Rizzotto. La cooperativa Lavoro e non solo invece inserisce al suo interno anche malati psichiatrici www.liberaterra.it/placido/cooperativa www.lavoroenonsolo.com


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