Economia

Noi siamo il nuovo in un paese troppo pigro

Pierluigi Stefanini afferma: «Chi non vuol vedere la novità rappresentata dal mondo cooperativo nella nostra economia, è vittima di pregiudizi».

di Francesco Maggio

Arrivando a Bologna, in via Stalingrado 45, il palazzone nero sede centrale di Unipol assicurazioni non desta, di primo acchito, una buona impressione. Tutto appare impersonale, addirittura virtuale, tante sono state le volte in questi mesi che in televisione, per le ben note vicende, ne sono state mandate in onda le immagini. Ma è un?impressione che dura poco. Qui di sostanza, di idee, di passioni civili, ce ne sono. Eccome. Lo si capisce subito, sin dalle prime battute scambiate con il presidente Pierluigi Stefanini, da meno di due mesi al vertice della compagnia dopo le tumultuose dimissioni di Giovanni Consorte. Nonostante l?arco di tempo decisamente contenuto, Stefanini infatti è già riuscito a mettere a segno il non facile colpo di uscire elegantemente e (fruttuosamente) dalla fallita opa sulla Bnl. E a dare la carica a tutti per ricominciare a guardare avanti. Come spiega in questa lunga intervista rilasciata a Etica&Finanza. E&F: Presidente, che tipo di società ha trovato? Pierluigi Stefanini: Una società solida, affidabile, che ha un rapporto molto stretto con milioni di clienti e che ha saputo in questi anni crescere e svilupparsi costantemente. E&F : Un slogan pubblicitario di Unipol dice: «I vostri valori sono i nostri valori». Quali sono oggi questi valori? Stefanini: Fondamentalmente sempre gli stessi, che ricondurrei a due questioni cruciali. Innanzitutto, bisogna ricordare che Unipol nacque a metà degli anni 60 su impulso delle cooperative di Bologna con lo scopo di tutelare, aiutare, salvaguardare i lavoratori e, più in generale, i cittadini sul fronte assicurativo, per offrire loro un servizio conveniente e utile. Comincia da qui il percorso per poi estendersi man mano ai risparmiatori e alle piccole e medie imprese. Unipol, quindi, è una compagnia che nasce da basi valoriali già molto forti. Un secondo aspetto, legato anche all?attualità, è una forte vocazione dell?azienda a crescere e svilupparsi. In un panorama economico poco propenso al rischio, a svilupparsi e a creare ricchezza e lavoro, Unipol, coerentemente ai valori cooperativi, cerca di muoversi nella direzione inversa. Questo è un valore, non una strategia, è quindi un modo di essere, di stare sul mercato. E&F: Pierluigi Bersani sostiene che il caso Unipol ha fornito un?importante occasione per avviare una riflessione ad ampio raggio su come anche il mondo cooperativo debba utilizzare strumenti finanziari sofisticati. Condivide? Stefanini: Io penso che già oggi l?esperienza economica, sociale, imprenditoriale del mondo cooperativo e, quindi, anche di Unipol, sia un?esperienza che ha permesso di realizzare un?importante azione di democrazia economica. Il fatto che noi come Unipol rappresentiamo migliaia di soci, di lavoratori, di consumatori, di migliaia di piccole e medie imprese costituisce già, di per sé, un fattore che contribuisce ad avere un assetto democraticamente definito che permette a una pluralità di forze e di soggetti di stare sul mercato anche finanziario e non solo su quello economico-imprenditoriale. Naturalmente si tratta di affinare, perfezionare questa presenza. Ma certo non siamo all?anno zero. E&F : Alla luce di quanto accaduto di recente in Francia, ritiene che se Unipol avesse avuto al fianco il ?sistema paese?, l?opa su Bnl non sarebbe fallita? Stefanini: Noi in queste settimane abbiamo deciso all?unisono di fare una cosa: guardare avanti. Perché parlare oggi di quello che è accaduto con Bnl, dell?opa tentata e non riuscita ci sembra un esercizio troppo frettoloso. Ci vorrà del tempo per tornarci sopra, per riflettere e anche per valutare bene cosa è accaduto. Naturalmente non vogliamo assumere un atteggiamento superficiale o che nega quanto si è verificato, ma desideriamo riflettere bene e proporci nuovi orizzonti e nuovi traguardi. Non c?è dubbio, tuttavia, che si fa fatica a intravvedere linee politiche e strategiche fondate su un sostegno intelligente, aperto ed evoluto al nostro sistema economico che, evidentemente, non può limitarsi a periodiche tentazioni di tifo più o meno opportune per l?una o l?altra ipotesi. È un modo provinciale di affrontare un problema enorme, che è quello di come l?Italia sta sui mercati. E&F: L?idea di dar vita a un terzo polo finanziario, così come sosteneva l?ex presidente Giovanni Consorte era, secondo lei, un?ipotesi realistica? Stefanini: Che ci sia in Italia una difficoltà di spazio perché si affermino nuovi soggetti è un dato reale. Il nostro è un mercato che fa fatica ad aiutare quelli che cercano di emergere, a realizzare nuovi percorsi di crescita. C?è una forte chiusura, c?è un circuito chiuso e questo ha pesato sull?esito negativo dell?opa. Inoltre si è manifestata un?ostilità forte, di tipo politico ed economico, sia nei confronti di Unipol che verso la cooperazione. E&F: Cos?è che dal punto di vista personale, durante l?opa, l?ha più favorevolmente colpita? E cosa, invece, l?ha più amareggiata? Stefanini: In positivo ritengo che, al di là del polverone mediatico alzatosi, molti cittadini abbiano capito di che cosa si stava parlando e abbiano sostenuto con convinzione quel tentativo. E mi riferisco anche a persone che non appartengono al mondo cooperativo. L?aspetto negativo è che il nostro rimane un paese pigro, chiuso, conservatore, incapace di vedere ciò che di nuovo si manifesta. Il mondo cooperativo ha rappresentato una novità importante in questi anni, indipendentemente dal fatto che possiamo apparire simpatici o meno, oppure politicamente affini a questo o a quel partito. Chi non lo vuol vedere è perché ha dei pregiudizi. E ciò non è accettabile e va combattuto. E&F: Che cosa ne pensa della proposta del presidente di Confcooperative, Luigi Marino, lanciata nelle settimane scorse, di procedere all?unità delle centrali cooperative? Stefanini: Io sono nel mondo della cooperazione dal 1990 e sono sedici anni che sento parlare di unità del mondo cooperativo. Però se ne parla in modo troppo politico e poco pratico. Perché o si riesce a fare un percorso che è vissuto, percepito, agito dai cooperatori nei diversi settori di appartenenza oppure si rischia di farne niente. In altri termini, o cresce ?dal basso? questa spinta, questa disponibilità anche mentale, culturale, oppure è un appello che non avrà seguito. E&F: E secondo lei ci sono ?fermenti? in questa direzione? Stefanini: Ci sono importanti esperienze in atto, penso al settore agricolo e agroalimentare, al settore della distribuzione. Per esempio, Sigma è un?importante catena di distribuzione appartenente a Confcooperative ed è insieme a Coop Italia per gestire gli acquisti. È una collaborazione che funziona e che sta dando i suoi frutti. Oppure penso alle cooperative del Trentino, notoriamente ?bianche? che collaborano con quelle ?rosse?. Ma di esperienze simili a questa ce ne sono tante, bisognerebbe cominciare a valorizzarle, renderle più visibili, darle credito e spazio. E&F: In Italia le compagnie di assicurazione non godono certo di buona fama, sono accusate di fare cartello e di praticare i prezzi più alti d?Europa. Su questo fronte come Unipol pensa di differenziarsi? Stefanini: Unipol, per la sua storia, ha sempre cercato di prestare una forte attenzione al cliente finale e, in molti casi, ci è anche riuscita visto che parliamo di sei milioni di clienti. Il livello di soddisfazione è già molto elevato. Partendo da questa base bisognerà intraprendere nuovi percorsi che sintetizzerei nelle seguenti due direzioni: da un lato, il gruppo si concentrerà sull?innovazione di prodotto per i clienti; dall?altro, cercherà di offrire un livello più alto di affidabilità e fiducia in risposta a quel fenomeno di insicurezza diffusa che c?è nel paese tra i cittadini. In questo momento, comunque, l?intenzione è quella di costruire percorsi strategici molto aperti, ascoltando tutti i pareri, mettendoli tutti in fila per capire cosa si aspetta il mercato. E&F: Con quale etica personale intende svolgere il suo mandato? Stefanini: Cercando di dare corrispondenza e coerenza ai milioni di cooperatori che ci seguono con grande attenzione e partecipazione, anche emotiva. E facendolo con assoluta umiltà, mantenendo un atteggiamento sempre aperto al confronto con gli altri, costruendo una grande squadra di persone, da ciascuna delle quali cercare di ottenere il meglio. Un presidente operaio Pierluigi Stefanini, nato il 28 giugno 1953 a Sant?Agata Bolognese (Bo), sposato, è dal 9 gennaio 2006 presidente di Unipol assicurazioni, nel cui cda siede dal 2002. Dall?ottobre del 1998 è presidente di Coop Adriatica. Dal 2001, data di costituzione, fino al 9 gennaio 2006, è stato presidente di Holmo Spa, la holding che riunisce le cooperative aderenti a Legacoop che detengono la maggioranza di Finsoe, la finanziaria di controllo di Unipol assicurazioni. È inoltre membro dei cda di Unipol banca e Finec Merchant spa. Dal febbraio 2005 è componente del consiglio di amministrazione della Fondazione Carisbo. Già operaio specializzato alla Gd (macchine automatiche), dal 1978 al 1990 è stato dirigente del Pci bolognese.


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