Economia
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Le cooperative si dimostrano lo zoccolo duro del non profit italiano in termini di addetti e di entrate. Legacoop: presenza sempre più omogenea sul territorio di Paola Petrucci
di Redazione
Nella rilevazione censuaria sulle istituzioni non profit pubblicata di recente (con riferimento a dati del ?99) , il modus operandi delle istituzioni non profit stesse emerge con evidente chiarezza già dalle fonti che alimentano le entrate. Nelle cooperative queste ultime, infatti, sono rappresentate per l?89,4% da corrispettivi dovuti a erogazione di servizi in relazione a contratti con enti pubblici (59,3%) o a forniture di origine privata (30,1%).
Molto scarso risulta, al contrario, il peso di sussidi e contributi gratuiti di fonte pubblica (2,6%), così come del tutto insignificante è l?apporto conseguente a redditi di natura finanziaria (0,3%).
Nelle altre istituzioni il peso dei ricavi per vendite all?amministrazione pubblica o a privati si riduce notevolmente e assumono un maggior rilievo i sussidi gratuiti erogati dallo Stato e, con particolare riferimento alle fondazioni, i redditi finanziari.
Costo del lavoro
Sul versante delle uscite, nelle cooperative la voce predominante è quella del costo del lavoro (58,9%), che assume un?incidenza mediamente molto inferiore nelle altre non profit. Senza dimenticare che l?Istat riassume in questa voce di costi sia le forme di lavoro standard sia del cosiddetto lavoro flessibile.
Il maggior contributo occupazionale da parte delle cooperative sociali si evince anche dal confronto su alcuni dati complessivi. Con una presenza pari al solo 2,1% del settore, le cooperative sociali forniscono lavoro al 22,9% di tutto il personale impiegato nel settore stesso.
La natura imprenditoriale della cooperativa sociale emerge con tutta evidenza: in altri termini, pur mantenendo intatti i valori di un?organizzazione senza fini di lucro, la cooperativa sociale è un?impresa che, in quanto tale, conserva l?esigenza di confrontarsi sul mercato. Indipendentemente dal conseguimento di eventuali avanzi di gestione, essa deve improntare le proprie scelte organizzative nel rispetto di criteri di efficienza economica e di sviluppo aziendale.
Più razionalizzate appaiono, in tal senso, le spese per acquisti di beni e servizi, così come le altre spese legate alla gestione aziendale.
È interessante sottolineare, infine, come gli avanzi di gestione, risultanti dalla differenza tra entrate e uscite, appaiono inferiori nelle cooperative rispetto a tutte le altre istituzioni, e, in particolare, a quelli presenti nelle associazioni e nelle fondazioni.
Le cooperative sociali, pur rappresentando una realtà esigua nel panorama delle istituzioni non profit presenti in Italia, si distinguono per la forte prevalenza nel loro agire di entrate derivanti da un?attività produttiva remunerata e per il maggiore impiego di risorse umane retribuite. La composizione delle entrate, così come quella dei costi, dimostra la natura imprenditoriale della cooperativa sociale. Una forma particolare di impresa, in quanto non ha fini di lucro e, al tempo stesso, si propone come missione quella di attuare una duplice mutualità, verso i cittadini e verso i propri soci.
Il peso di Legacoop
Le cooperative sociali aderenti a Legacoop rappresentano il 28,4% di quelle complessivamente censite. Alcune significative differenze si evidenziano in termini di collocazione geografica. Mentre la metà circa delle cooperative sociali presenti in Italia ha sede nel Nord del Paese (49%), le aderenti a Legacoop sono insediate in misura pressoché equilibrata nel Sud e nel Settentrione (rispettivamente, 39 e 38%). Nell?area Centro, Legacoop è presente con il 23%, mentre il dato censuario si abbassa al 17.
Una seconda caratteristica riguarda l?anzianità aziendale, ovvero la data di costituzione delle cooperative sociali. Come è ormai noto, un forte impulso alla crescita di questo settore è dovuto all?introduzione della legge 381/91, che ha inaugurato nel nostro Paese un nuovo concetto di Welfare. E in effetti l?Istat ci dice che il 54% delle cooperative sociali in Italia si è costituito dopo il 1990. Ma la cooperazione sociale è una realtà che parte da lontano. E infatti, la natura mutualistica delle cooperative, strettamente legata alla soddisfazione dei bisogni della collettività (bisogno di consumo, bisogno di lavoro), aveva già da tempo individuato nell?ambito della domanda sociale un?area di intervento privilegiata.
Cooperative di intervento sociale nascono un po? ovunque in Italia anche prima dell?entrata in vigore della legge che ne disciplina il funzionamento e ne stabilisce le agevolazioni a favore.
Prova ne è la numerosità di cooperative che sono nate in seguito alla destituzionalizzazione dei malati di mente introdotta dalla legge 180/1978, meglio conosciuta come legge Basaglia.
Prima della legge
Contrariamente al dato nazionale fornito dal censimento Istat, per le cooperative aderenti a Legacoop la quota di costituzioni precedenti al 1991 è addirittura maggioritaria (50,6%), rilevando l?importanza del ruolo ?precursore? da esse giocato rispetto allo sviluppo dell?intero settore. Inoltre, a partire dalla più antica cooperativa sociale oggi ancora in attività, nata in Piemonte nel lontano 1900, si dimostra una capacità di tenuta che rende le associate a Legacoop imprese consolidate e in grado di rapportarsi con efficienza sul mercato.
La più elevata anzianità aziendale è, con ogni probabilità, correlata alla dimensione media, superiore per le cooperative sociali Legacoop sia in termini di produzione (con un?incidenza sull?intero settore nazionale di oltre il 32%), sia in termini di occupazione (con oltre il 31%).
Sotto il profilo delle risorse umane impiegate, si delinea, innanzitutto, una netta e generalizzata femminilizzazione del settore, che appare più pronunciata nelle cooperative aderenti a Legacoop (66,5 contro il 65,1%).
I lavoratori retribuiti con contratto di lavoro diretto rappresentano la quasi totalità delle risorse umane coinvolte nell?attività svolta dalle cooperative sociali. La loro incidenza risulta più elevata nelle cooperative aderenti a Legacoop, che si avvalgono in misura maggiore anche dei contratti part time, mentre utilizzano meno i contratti di collaborazione coordinata e continuativa e, più in generale, il lavoro flessibile.
Infine, tra le risorse umane figurano anche gli obiettori, che prestano la loro attività nelle cooperative sociali per la durata del servizio civile. Alla fine del 1999 gli obiettori presenti nelle cooperative aderenti a Legacoop erano circa 500 e rappresentavano il 14% di tutti quelli censiti dall?Istat.
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