Welfare
Noi, in prima lineabcontro il rischio povertà
federsolidarietà Vilma Mazzocco: «Terzo settore risorsa strategica»
di Redazione
«La cooperazione sociale
è una delle reti d’infrastrutturazione del Paese. Un sistema di welfare davvero sussidiario chiede il riconoscimento di ruolo a valenza pubblica dei privati del terzo settore. Siamo pronti a collaborare»
I contenuti del Libro verde e la metodologia utilizzata presentano elementi positivi da evidenziare e rilanciare nella costruzione del Libro bianco.
Emerge una nuova visione del welfare da settore d’intervento a fattore di sviluppo in una logica d’investimento e non di compensazione e compassione. Parlare di welfare con un linguaggio nuovo significa creare le condizioni per attivare le potenzialità di sviluppo incorporate nelle politiche sociali e d’inclusione. Avere la capacità di rovesciare la logica, vedere il welfare come leva per lo sviluppo e non compensativo di squilibri è il primo passo importante per un lungo cammino riformista.
Si conferma un impianto universalista del welfare che assicuri i diritti e le tutele delle persone anche attraverso una spesa sociale che non va tagliata, ma va qualificata con il superamento della spesa storica, come parametro di riferimento, e la definizione del costo standard dei servizi.
Al contempo non possiamo non pensare che con riferimento all’Europa dei 15, l’Italia presenta una delle più alte percentuali di rischio povertà.
Nel nostro Paese il 30,2% famiglie con tre o più figli è povero, di queste il 48% vive nel Mezzogiorno.
Il lavoro non affranca più dalla povertà, l’ascensore sociale non svolge più la sua funzione trainante: il 59% dei giovani resta nel ceto da cui proviene e il 20% è più povero dei propri genitori. Avere più figli, essere anziano solo, essere non autosufficiente comporta un maggiore rischio povertà.
La spesa per la protezione sociale italiana è sotto la media dei 15 Paesi dell’Ue sia in termini di percentuale di Pil sia di spesa pro capite. La recente crescita è invece causata dalla componente previdenziale: nel confronto europeo l’Italia è ai primi posti per incidenza di tale spesa sul totale delle prestazioni.
I poveri non riescono ad uscire dalla povertà attraverso il passaggio di trasferimenti monetari ed attraverso un modello centralizzato d’assistenza sociale che gestisce l’89% delle risorse.
Bisogna riconvertire spese e modello. Sostituire all’approccio per categorie l’applicazione del principio d’equità sociale e di universalismo selettivo. Passare dalla gestione del governo centrale a quella dei sistemi locali in una logica di sussidiarietà agita.
Per implementare un nuovo welfare sussidiario diventa fondamentale il riconoscimento dei soggetti del terzo settore come risorsa strategica irrinunciabile e irriducibile. Perché il CHI, e quindi il COME, non è indifferente al PER, e quindi al PERCHÉ.
Appoggiare il potenziale sussidiario delle comunità, attivare percorsi di sviluppo umano sostenibile richiede soggetti con caratteristiche identitarie specifiche. Caratteristiche costituenti il nostro modello esigente e responsabilizzante di cooperazione sociale (partecipazione attiva dei soci e dei portatori d’interesse alla produzione, aggregazione del capitale diffuso, attivazione del territorio nel condividere responsabilità, investimento degli utili per costruire comunità).
La cooperazione sociale è una delle reti d’infrastrutturazione del Paese.
Lo dicono i dati. Cresce il numero, aumentano gli occupati, cresce il fatturato, aumenta considerevolmente la percentuale di fatturato proveniente da domanda privata pagante.
Soprattutto aumentano i soci. Sono 11mila i nuovi soci del 2007 nel sistema della cooperazione sociale di Federsolidarietà – Confcooperative, sono 23 i milioni di euro versati come capitale sociale nelle cooperative aderenti e sono 60 i milioni investiti nei territori per le comunità.
Questi sono i fatti che rendono tangibile e visibile il valore aggiunto generato dall’impegno cooperativo.
Dare significato a queste esperienze di terzo settore valorizzandole ed assegnandole un valore generativo parte dal superamento della visione dicotomica Stato-mercato e pubblico-privato. Nel Libro verde leggiamo un passaggio interessante («una virtuosa alleanza tra mercato e solidarietà?») che impegna ad una sfida prima culturale, poi politica ed infine economica.
Un sistema di welfare promozionale e abilitante che attua politiche integrate con quelle del lavoro, della cultura, richiede il riconoscimento di ruolo a valenza pubblica dei privati del terzo settore e l’identificazione degli apporti sostanzialmente differenti da essi resi.
Affrontare i principali aspetti e le sfide sulle questioni concrete che derivano dalla sussidiarietà e dalla visione tridimensionale della società e dell’economia comporterà un lavoro mirato e innovativo su strumenti di rapporto con la pubblica amministrazione, riforma del Libro I Titolo II del Codice civile, schemi di deduzioni/detrazioni alle famiglie che acquistano servizi da soggetti di terzo settore, aggiornamento delle norme sulle donazioni, stabilizzazione dell’istituto del 5 per mille, definizione di un’agenda di politiche industriali per l’impresa sociale.
Con riferimento al Libro verde, abbiamo svolto e svolgeremo un ruolo collaborativo in termini di proposte e di sostegno all’implementazione delle politiche. Riteniamo che questa modalità di coinvolgimento rappresenti una novità importante e siamo altresì convinti che la sensibilità del ministro su tali tematiche riuscirà a produrre risultati importanti per un welfare rinnovato nelle forme e nei contenuti.
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