Sostenibilità

Noi i guardiani del falco

Con tenda, sacco a pelo e cannocchiale a sorvegliare i nidi: un diario di 25 anni fa per i primi passi di un attivista dell’ambiente - Antonio Canù

di Redazione

C?è solo un velo di Luna che sfiora la parete di fronte. Leggo gli appunti delle ultime ore. Le due coppie stanno bene e non ci sono segnalazioni particolari. Mi chiudo nel sacco a pelo e provo a dormire. Sono le 21 e 30.

Venerdì

Mi sveglio all?alba. Il freddo è pungente. Non c?è vento e il mare è una tavola. Sistemo il cannocchiale e mi dedico alla coppia di fronte. Sono entrambi sul nido. Alle 14 il maschio va in picchiata sul mare. Preda un piccione, credo di quelli domestici, e vola verso il nido. Un?auto bianca si ferma lungo la strada, proprio sotto il nido. Mi avvicino senza essere visto. Due persone guardano con il binocolo proprio in direzione del nido. Verifico la targa: è italiana. Non risulta nell?elenco delle auto sospette. (?) Nel pomeriggio la femmina si è alzata per un breve volo, mentre il maschio la sostituiva sul nido. Dell?auto bianca nessuna notizia. Tutto tranquillo fino al buio. Il mare si è alzato. C?è più Luna questa sera. Decido di controllare la strada che porta ai due nidi. Non ci sono auto. Faccio avanti e indietro fino a notte inoltrata. Poi torno alla tenda.

Queste righe appartengono a una pagina del diario che ho conservato e che mi rimanda ai primi anni 80, quando insieme ad alcuni amici del WWF dedicavamo molte giornate alla sorveglianza dei nidi di falco pellegrino e di aquila reale.

Un?attività di conservazione importante, visto che proprio in quegli anni era disgraziatamente diffuso un forte bracconaggio ai nidi di rapaci, per alimentare il mercato clandestino della falconeria. Gli autori dei saccheggi venivano soprattutto dalla Germania, e questo si sapeva in giro, tanto che avevamo un elenco di targhe già segnalate, tutte tedesche. Il nostro compito di guardiani era quello di seguire gli spostamenti di auto o persone ?sospette? e di avvisare la polizia in caso di minaccia ai nidi.
La pagina del diario descrive la giornata trascorsa a osservare i due nidi, tra l?altro sorprendentemente vicini. Ci troviamo sul litorale laziale, a due passi dalla strada litoranea. Il nostro punto d?appoggio era una tenda, sistemata sulla spiaggia. I turni di sorveglianza andavano dai due ai tre giorni e coprivano il periodo che va dalla deposizione, intorno a fine febbraio, fino all?involo dei pulcini, a giugno.

Si stava spesso da soli perché i nidi da controllare, almeno nel Lazio, erano tanti. Eppure il tempo trascorreva veloce, così presi dal compito dei guardiani e da quello altrettanto prezioso di osservatori della vita dei falchi. Ancora oggi, quando scorgo una parete dall?aspetto familiare, mi fermo e scruto le cavità o cerco eventuali posatoi. So ancora riconoscere la presenza dei pellegrini.

Quell?esperienza è stata determinante per molti di noi. L?aspetto concreto faceva la differenza: erano numeri, fatti, vittorie. Non potrò mai dimenticare i giorni dell?involo delle decine di falchi che ho visto nascere. Sentirsi parte del loro volo e della loro libertà. I tempi sono cambiati, per alcuni versi in meglio, il campo ai due nidi è un ricordo, ma non è mai tempo di abbassare la guardia.

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