Sostenibilità

Noi, gli angeli custodi dei rapaci dello Stretto

Per anni su una delle rotte migratorie più importanti si è consumata una mattanza. Sino a quando, un giorno del 1981, noi del WWF... (di Anna Giordano).

di Redazione

E' quasi il tramonto, vediamo le isole Eolie mentre l?Etna, magicamente ancora innevata a maggio, fuma come sempre. Oggi, dal monte Dinnammare, sospesi a quota 1100 metri e con un raggio visivo che include anche la Calabria e, a nord, lo Stretto di Messina, abbiamo contato più di 3mila rapaci, in maggior parte falchi pecchiaioli, ma anche falchi di palude, nibbi bruni, gheppi, qualche raro grillaio e molto altro e, come sempre, il loro passaggio ci ha regalato emozioni infinite. In questo stesso luogo, venticinque anni fa, c?erano solo i fucili dei bracconieri. Sedevano sulle sdraio e quando i falchi e le cicogne si avvicinavano, sparavano. È uno dei tanti luoghi macchiati del sangue dei rapaci, che abbiamo iniziato a scoprire dal 1981 in poi quando, per la prima volta, andammo a vedere la migrazione di cui ci aveva parlato il professor Bruno Massa di Palermo. Ci aveva raccontato anche che lì uccidevano: in periodo di caccia chiusa e tutte specie protette da diversi anni, non ci volevamo credere. Il pomeriggio del 7 aprile 1981 cambiò la nostra vita ma cambiò anche quella dei bracconieri e dei rapaci e delle cicogne che avevano la sventura di utilizzare la rotta dello Stretto di Messina, anno dopo anno, nonostante la barriera di fuoco che si scatenava ogni primavera su entrambe le sponde. Quel pomeriggio vedemmo uccidere davanti ai nostri occhi 17 rapaci su 34 che passarono.Tornando a casa con una tristezza e una rabbia inimmaginabile, decidemmo che quello sarebbe stato il primo dei loro ultimi giorni. Da allora sono passati 25 anni, primavere intere trascorse su questi monti, imparando le rotte e i comportamenti migratori, inseguendo il suono dei fucili e i responsabili, sperando che le forze dell?ordine arrivassero in tempo per fermare stragi inaudite.A poco a poco, anno dopo anno, le colline si sono svuotate dei fucili dei bracconieri e i nostri e i loro binocoli hanno iniziato a rispettare il silenzio dei luoghi. Il volo dei rapaci, tranne rare eccezioni, quando i fucili hanno tuonato nuovamente, è diventato un momento di vita e di magia per tutti, finalmente salvi. Ogni giorno è un ricordo diverso: l?apparizione di un grifone, seguito da altri cinque, e poi il biancone che decide di inseguire serpenti a pochi metri da noi, ed ancora, il 5 maggio del 2000, quando oltre 9.700 rapaci passarono sopra di noi sbucando dalla nebbia fitta che avvolgeva la dorsale dei Monti Peloritani. E quel giorno che si fermarono in 800 a dormire, un guizzo e un infinito fiume di falchi si è posato sugli alberi di Portella Castanea costringendoci, nostro malgrado, ad uscire alle quattro del mattino per controllare che nessuno sparasse quando sarebbero ripartiti la mattina dopo.

I nuovi pericoli
Mentre diminuiva il bracconaggio e finalmente i rapaci potevano passare vivi e liberi, aumentando anch?essi fino all?incredibile record del 2007 di 38.367 esemplari di 28 specie diverse, molte delle quali rarissime, spuntavano nuovi pericoli: il ponte sullo Stretto, un impianto eolico gigantesco, proprio dove i rapaci volano in volo cieco dentro le nuvole e la nebbia.Entrambi, dopo anni di dure azioni, di richiamo al rispetto delle direttive comunitarie che tutelano tutta l?area dello Stretto, sono stati bloccati, ma il degrado del territorio continua e non demordiamo. Quest?anno festeggeremo 25 anni di campo, 28 anni di attività. Saremo ancora su questi monti, a vigilare sulla vita di questi splendidi uccelli che ogni anno, con qualunque tempo, affrontano uno dei viaggi più rischiosi di tutto il Paleartico occidentale. Quelli che passano su questo magico Stretto sono, al mondo, i rapaci e le cicogne che superano il più ampio braccio di mare in migrazione (159 km nel punto più stretto), tra l?Africa e la Sicilia: tutelare questa importantissima rotta migratoria è doveroso: è un atto di amore per questi animali che rischiano ogni anno la vita, pur di perpetuare la specie. Dal 12 aprile al 25 maggio saremo qui, vi aspettiamo!

Anna Giordano


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