Caro direttore, lei conosce il mondo degli educatori. Non sono psicologi. Non sono medici. Non sono assistenti sociali. Non sono nemmeno pedagogisti. Gli educatori sono meccanici dei sistemi comunicativi, restauratori di contesti educativi, miscelatori dell’integrazione. Insomma, operai delle relazioni. Lavorano efficacemente (non tutti, ma molti) a sostegno di persone (bambini e adulti) con disabilità, impiegati nella scuola per tappare i buchi causati da mancanza di fondi o di capacità del corpo docente, in case famiglia per recuperare giovani sbandati, al servizio del recupero tossicodipendenti, per strada cercando di offrire una possibilità a ragazzi e ragazze che vivono ai margini.
Veri e propri operai che non sono professionisti superpagati ma che raccolgono in loro molte delle competenze necessarie alle professioni citate all’inizio, mettendo in atto un modo di operare tutto loro. Non fanno psicoterapia, non prescrivono medicine, non assegnano alloggi o sovvenzioni. Lavorano per risolvere problemi, più o meno ampi, tessendo una rete di relazioni tra tutti gli operatori chiamati in gioco, offrendo sostegno, severità e mostrando che ci sono altre possibilità rispetto a quella che si sta vivendo nel momento specifico.
Sulle riviste si leggono rubriche di psicologi, medici, psichiatri, pedagogisti… e se si facesse gestire una rubrica a un operaio? Un operaio delle relazioni? Un educatore? Per rispondere e offrire una visione della realtà da un punto di vista più terra terra. Sarebbe uno (s)punto di vista poco visto su un giornale… saprei anche chi consigliarle! Un abbraccio, buon lavoro!
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