Sostenibilità

Noi e le quattro ruote, un conto da 150 miliardi

Radiografia a base di numeri di una love story che continua

di Francesco Maggio

C?è poco da fare, è più forte di noi: lo smog ci soffoca, le file a due, tre e anche quattro corsie, in città e in autostrada, si infittiscono, perdiamo ore e ore a procedere a passo di lumaca anche per brevi tragitti, gli esodi, quelli estivi in particolare, si trasformano non di rado in incubi, gli incidenti ci costano morti e feriti ma a noi italiani non importa nulla. Di abbandonare la nostra cara auto per un altro mezzo di trasporto non ci passa nemmeno per la testa. Non possiamo farne a meno.

L?attrazione fatale per il trasporto su gomma è troppo forte per sostituirla con quello, per dirne una, ferroviario. Certo non è che poi i nostri treni siano così belli, puntuali ed efficienti da creare chissà quale imbarazzo per la nostra coscienza ambientale. Saliamo su un treno, il più delle volte, per estrema ratio. Colpa anche del fatto che in questo paese sulla ferrovia si investe sempre meno. Prendiamo per esempio, il contratto di programma delle Ferrovie dello Stato 2005-2007: le risorse stanziate sono state decurtate in tre anni di ben 280 milioni di euro su un totale di 1.680, ossia di più del 15%.

Ma in ogni caso, quello dell?attaccamento quasi morboso all?automobile è una peculiarità tutta italica. A noi piace troppo stare seduti nella nostra macchinina, magari super trendy, anche se di quel segmento che una volta, evocando ristrettezze economiche, si chiamava delle utilitarie. Il caso Grande Punto è emblematico della rinascita della Fiat.

Appena due anni fa il Lingotto sembrava sull?orlo baratro. Poi è arrivato il manager italo canadese Sergio Marchionne, ha rifocalizzato il core business sull?auto, ha nuovamente cominciato a sfornare belle auto e fare profitti (13,6 miliardi di euro i ricavi netti nel secondo trimestre di quest?anno, contro i 12 dello stesso trimestre del 2005, 330 milioni gli utili netti a fronte dei 217 del secondo trimestre dello scorso anno) e oggi non c?è gruppo automobilistico internazionale, come l?indiana Tata dimostra, che non sia disposto a fare la fila pur di stringere accordi con la Fiat. E poco importa che per avere l?oggetto del desiderio gli italiani siano disposti a indebitarsi: nel 2005 gli italiani hanno chiesto in prestito ben 116 miliardi di euro, il 56% dei quali per il credito al consumo e, di questo, il 9% destinato proprio all?acquisto dell?auto (pagando in media 290 euro al mese per 48 rate). Insomma, il mercato italiano dell?auto tira. Eccome. Nel 2005 la spesa complessiva ha raggiunto 151 miliardi di euro. Sulle nostre strade circolano più di 35 milioni di vetture, se ne conta una ogni 1,7 persone. Se poi allarghiamo lo sguardo anche ai veicoli per il trasporto merci, anche qui si riscontra una delle concentrazioni più alte al mondo: per ogni chilometro di strada in Italia circolano 26 veicoli (camion, furgoni, tir, eccetera). In regioni come la Lombardia addirittura 60. Ce ne sarebbero, quindi, di ragioni per lanciare più di un grido di allarme. Ma, verosimilmente, risuonerebbero invano. Perché alle quattro ruote non sappiamo proprio rinunciare.

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