Scuole di cittadinanza

Noi, docenti con background migratorio

«Ai docenti mancano gli strumenti, non la volontà di inclusione. E gli strumenti si costruiscono solo insieme». Così dicono Afaf Ezzamouri, insegnante di scuola primaria alla Ilaria Alpi di Torino, e Amir Mohamed, formatore di Teach for Italy. Lavoro sui propri bias e rete con il territorio, così i due giovani docenti con background migratorio hanno dato una svolta alla formazione dei colleghi sui temi dell'inclusione

di Alessio Nisi

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La valorizzazione delle ricorrenze culturali e religiose nella scuola italiana come valorizzazione di ogni ogni identità culturale e religiosa. L’importanza di adottare un linguaggio interculturale in classe e a scuola, come farlo e quanto questo faccia la differenza nei confronti di studenti e studentesse con background migratorio e delle loro famiglie. La rilevanza della ricerca dell’identità (nel rapporto con la lingua madre) e la difficoltà di accompagnare i giovani a comprendere chi sono e quale posto hanno nel mondo.

Poi ancora il punto sulla comunità educante e come la scuola debba fare rete e relazionarsi con le realtà del territorio e del Terzo settore per intercettare meglio i bisogni delle famiglie. E, ultima in ordine di tempo, una finestra sulla scuola decoloniale, sugli stereotipi ancora presenti nella scuola italiana nel linguaggio e di come si debba lavorare per superarli.

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Foto di Teach for Italy, formazione dei docenti

Sono alcune delle “pillole interculturali“, tappe del percorso di formazione per docenti ideato dalla Commissione intercultura dell’Istituto Comprensivo Ilaria Alpi di Torino e organizzato da Afaf Ezzamouri, 25 anni (nella foto di apertura), che insegna nello stesso istituto. La scuola si trova tra i quartieri Aurora e Barriera di Milano – un’area con un’alta concentrazione di famiglie con origini marocchine, egiziane, peruviane, bengalesi e cinesi – conta 1.156 alunni divisi tra scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado: il 68,8% di questi ha un background migratorio (dati al 2023). 

A proposito della lingua madre, suggerisco spesso ai docenti di individuare dei momenti in cui i bambini possono portare in classe dei concetti piuttosto che delle parole nella propria lingua madre

Afaf Ezzamouri – docente dell’Istituto Comprensivo Ilaria Alpi

Adolescente alla ricerca della sua identità

Ezzamouri non è solo una giovane insegnante di scuola primaria, ma è anche fellow (traguardo raggiunto dopo uno dei due anni di formazione previsti) di Teach for Italy, organizzazione non profit che mira a potenziare la scuola pubblica nei contesti svantaggiati, portando nuovi talenti e nuove energie. Di origini marocchine, nata e cresciuta in Veneto, ha trasformato le difficoltà vissute da studente adolescente con background migratorio in una scelta di vita. Oggi sviluppa progetti per formare il corpo docente sulla valorizzazione della multiculturalità e organizza laboratori e incontri per bambini e ragazzi. È appena tornata da Lampedusa, dove ha fatto volontariato nell’hotspot gestito dalla Croce Rossa. 

La volontà di mettersi in gioco

«Insieme ad un altro docente», racconta Afaf a proposito delle Pillole interculturali, «abbiamo incontrato i docenti: la prima ora discutevamo di un tema in modo frontale, mentre la seconda era più laboratoriale». I docenti? «Bisogna riconoscere che ognuno di noi è fatto anche di bias, di preconcetti e pregiudizi e il primo step è riconoscere che ne siamo permeati», aggiunge, «la percezione? Abbiamo scelto di non rendere obbligatorio il percorso di formazione e abbiamo ricevuto lo stesso adesioni da docenti di ogni ordine e grado della Ilaria Alpi e da tante altre realtà del territorio». È emerso come nella scuola «manchino gli strumenti, non la volontà di cambiare. Gli strumenti si acquisiscono insieme, lavorando sulla consapevolezza».

Sviluppare insieme inclusione

Ecco, la parola che apre scenari è proprio «insieme». Ezzamouri precisa proprio che gli strumenti di consapevolezza che con tanta fatica si mettono a punto nella scuola, per accompagnare i ragazzi a costruire la loro identità di cittadini sono il frutto di un lavoro congiunto, che tocca da vicino anche gli alunni e le loro famiglie. Concretamente qui c’è la possibilità che in un nuovo eventuale programma di formazione docenti, studenti e famiglie si contaminino.

Filosofia in Barriera


Afaf ha anche condotto per i ragazzi della secondaria di primo grado “Filosofia in Barriera”, un progetto che vuole accompagnare gli studenti nella scoperta di sé e del mondo che vivono. «Abbiamo fatto un percorso introspettivo e li ho accompagnati a comprendere loro stessi. In una seconda fase», aggiunge, «ci siamo spostati sulla comprensione della realtà», del quartiere e dei suoi servizi.

Potenziare la scuola italiana

Anche Amir Mohamed, 31 anni, di origini egiziane, nato e cresciuto a Roma, è convinto che in fatto di inclusione e docenti «manchino gli strumenti, non la volontà». Anche Amir fa parte della rete di Teach for Italy: lui però ha già completato i due anni di formazione. È tra gli alumni, insomma. Ha insegnato come docente supplente in scuole della periferia di Milano e Torino e ora è tornato nella Capitale, dove si occupa di formazione. Con un passato in Senegal nella cooperazione allo sviluppo, è program manager di Teach for Italy.

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Amir Mohamed, program manager e formatore di Teach for Italy

Si occupa della formazione dei docenti: giovani talenti che si impegnano a insegnare per almeno due anni in scuole pubbliche italiane di contesti particolarmente svantaggiati, con l’obiettivo esplicito di elevare la qualità dell’istruzione pubblica e di stimolare un suo cambiamento positivo e duraturo. Il programma di formazione professionale, offerto a quanti superano le selezioni iniziali, punta far sì che questi giovani insegnanti diventino agenti di cambiamento nelle scuole e comunità in cui operano, con l’ambizione, nel lungo periodo, di far sì che i percorsi di istruzione nelle nostre scuole non siano più determinati dal contesto socio-economico di origine, andando aad affrontare e ridurre le disuguaglianze educative.

Destrutturare i pregiudizi? Sì, per accogliere e valorizzare al meglio le svariate culture presenti nelle classi

Amir Mohamed – program manager di Teach for Italy

I bias, ostacoli all’inclusione

«Formare i docenti vuol dire fornire loro strumenti per l’inclusione. In concreto ci concentriamo sulla differenziazione didattica, sulla valorizzazione delle differenze, su come fare didattica, tenendo in considerazione il background degli studenti e degli studentesse». Aggiunge poi che una particolare importanza in questo programma è legato «ai bias, ai pregiudizi e alle credenze implicite. Molti studi», precisa, «confermano che questi sono fra i principali ostacoli all’inclusione».

In un quadro in cui nelle scuole aumentano gli studenti stranieri e calano quelli di origine italiana, l’assenza dello ius scholae è un fattore di disuguaglianza

Amir Mohamed

Il lavoro con e sul territorio

L’ultimo impegno in questa direzione? Il sostegno ad un gruppo di docenti di una scuola di Napoli per la realizzazione di un progetto sul territorio. «Concretamente i ragazzi hanno realizzato un cortometraggio sulla realtà napoletana, sulla periferia e sull’inclusione sociale dei ragazzi che vengono da quei contesti. Come formatore mi sono occupato della redazione del progetto e della definizione di una rete territoriale che poteva coinvolgere i ragazzi».

Questo articolo fa parte della serie “Scuole di cittadinanza”, che vuole raccontare come le scuole italiane già educhino quotidianamente tutti i ragazzi e le ragazze ad essere cittadini: un percorso già reale, che merita di essere formalmente riconosciuto dallo Ius Scholae. Leggi anche:
Cinque ragioni per approvare subito lo Ius Scholae;
Scuole di cittadinanza: dove lo Ius Scholae esiste già;
Milano, quelle ore di italiano «via maestra» per diventare cittadini;
Piacenza, un’orchestra per diventare cittadini;
La cittadinanza agli adolescenti? Rende l’integrazione più semplice.

In apertura e nel testo foto di Teach for Italy. In apertura, Afaf Ezzamouri, docente dell’Istituto Comprensivo Ilaria Alpi di Torino e fellow di Teach for Italy

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