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Inclusione lavorativa

Noi, chef autistici, ai fornelli per l’Onu

Dall’11 al 13 giugno a New York si riuniscono gli Stati parte della Convenzione Onu sui diritti delle persone. L'Italia ha promosso un evento sulla cucina come ambito in cui promuovere talenti e abilità. Sei le realtà chiamate a presentarsi e a dare dimostrazione della loro attività. Tra queste la spezzina "Luna blu", in cui lavora anche il giovanissimo Riccardo, di soli 18 anni

di Veronica Rossi

Riccardo ha solo 18 anni, ma mercoledì 12 giugno lavorerà nella sede della più importante delle organizzazioni internazionali: il quartier generale delle Nazioni unite a New York. Da quattro anni è seguito dalla Fondazione Il domani dell’autismo, che si occupa di inclusione lavorativa, di progetti di vita e di percorsi di autonomia. La sua famiglia ha fatto una scelta importante: trasferirsi da Parma a La Spezia, perché il ragazzo potesse trovare l’ambiente giusto dove sviluppare le sue potenzialità in termini lavorativi e di autonomia. Ed è così che ha cominciato a lavorare come cameriere alla Luna Blu, realtà ristorativa emanazione della Fondazione.

Questa realtà è stata invitata a partecipare all’incontro “Promuovere e sviluppare il talento e le competenze delle persone con disabilità attraverso la cucina italiana”, in programma mercoledì 12 a New York nel contesto della diciassettesima Conferenza annuale degli Stati parte della convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, insieme ad altri enti del nostro Paese, come Breakcotto, PizzAut, Rullifood, Rurabilandia e il Tortellante.

Le persone impiegate nelle diverse associazioni saranno impegnate nella realizzazione di un catering a cui parteciperanno più di 200 persone a livello internazionale. Una bellissima occasione per mettere in luce le progettualità virtuose del nostro Paese, grazie alle quali in molti hanno trovato e trovano la loro strada per l’autonomia.

«Quando è cominciata la nostra storia, nel 2009, gli autistici non festeggiavano nemmeno i compleanni», dice Alberto Brunetti, presidente della Fondazione Il domani dell’autismo, che attualmente segue 300 famiglie. «Ora, 15 dopo, andiamo a New York, dove cucineranno e serviranno pasta, pizza e tortellini alle Nazioni unite. Da un anno a questa parte abbiamo acquistato visibilità e questo ci consente di pensare a un futuro migliore, da gennaio abbiamo anche aperto un bar a Milano, che i vecchi proprietari hanno deciso di donarci, dove c’è già una persona assunta e due in formazione. Ma non puntiamo solo sul lavoro, che è una piccola parte della vita di queste persone: le aiutiamo nel loro progetto di vita e nel loro percorso di autonomia». Il tema del “dopo di noi” è già oggetto di una sperimentazione: due delle persone non hanno più i genitori e vivono per conto loro in uno degli alloggi della Fondazione, che ospitano in totale 15 utenti.

«A New York avremo l’occasione di mostrare come nel nostro Paese, con tutte le problematiche che ci sono, in questo settore siamo all’avanguardia rispetto a molti altri», continua il presidente, «in un evento che preparerà quello che si terrà in Italia in ottobre, un G7 sull’inclusione e la disabilità».

Le persone che andranno a New York per la Luna blu saranno otto.

Pietro è un giovane capace e ironico, che svolge attività di sala: gli piace parlare col pubblico, ha sempre la battuta pronta. «Quando gli abbiamo proposto questo viaggio, ha risposto subito che lui ha sempre voluto andare a New York», racconta Brunetti. Luigi è un cameriere molto in gamba, per quanto più tranquillo rispetto al suo collega. Michele, di solito, sta nel retro della cucina, gli piace molto lavare i piatti. Lorenzo, invece, si occupa del laboratorio, dove si producono ravioli e pasta, così come Caterina. Sara sta in sala, mentre Elena è molto brava nei momenti successivi al servizio, come risistemare, lavare le posate e metterle da parte. Poi, ovviamente, c’è Riccardo, il più giovane di tutti, «un investimento per il futuro», come lo definisce Brunetti, che servirà per dare forza agli altri giovani, che resteranno a casa, ma che parteciperanno a eventi futuri.

Alla Fondazione ci sono una sessantina di adolescenti, alcuni dei quali seguiti fin da un’età tenerissima – addirittura c’è un bambino che è arrivato a 17 mesi e che ora, a nove anni, dice di non aver più bisogno di alcun aiuto – altri da più grandi, anche se il lavoro è meno semplice: da parte di chi, come Riccardo, arriva a 14 anni o più, c’è bisogno di tanta volontà e della giusta disposizione d’animo per agire su schemi ormai consolidati.

Luna blu ha già inviato a New York 40 chili di pasta casereccia, che Lorenzo e Caterina cucineranno – insieme allo chef – condendola col pesto. «Abbiamo avuto anche delle vicissitudini per il viaggio», racconta il presidente della Fondazione. «Pietro un paio d’anni fa è stato in vacanza coi suoi genitori a Cuba e l’ha scritto sull’Esta, così gliel’hanno bocciato: ha dovuto andare in consolato a spiegarsi. Ne è venuto a capo alla fine, è andato a Firenze da solo, al Consolato». Del resto, le persone seguite dalla Fondazione sono abituate alle trasferte: l’anno scorso sono andate in Giappone, per esempio. «Qualcuno verrà con tutta la famiglia e ne approfitteremo per fare anche qualche gita, abbiamo già messo nella nostra chat i posti dove vogliono andare tutti quanti: chiaramente la Statua della libertà, poi Times Square e Central Park».

Anche chi rimarrà a casa verrà coinvolto: durante l’evento sarà presentato un video sulle attività della Luna blu. E il 24 giugno, al ritorno della delegazione, sarà organizzata una festa, a cui sono stati invitati, in un’ottica di rete, anche i rappresentanti di Tortellante e di Pizzaut.

Le foto di questo servizio, che illustrano le attività di Luna Blu, vengono dalla Fondazione il domani dell’autismo


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