Famiglia

noi, casseforti del territorio

Con le mega fusioni le banche dimenticano gli interessi locali? Parla il presidente delle Bcc, Azzi: "Nel rapporto con le comunità, la nostra forza"

di Giampaolo Cerri

Ma lo sa che i nostri incontri sull?euro stanno avendo un successo enorme?». Alessandro Azzi, presidente delle Banche di credito cooperativo italiane, racconta, fra stupore e soddisfazione, di come i soci e i correntisti partecipino in gran numero alle serate informative proposte in tutt?Italia. «Cinema pieni, gente in piedi», dice. Particolare che dà la misura di come i 2.950 sportelli delle oltre 500 fra banche rurali e di credito cooperativo rappresentino un caso nel sistema italiano. Una case history di fidelizzazione della clientela e di rapporto con il territorio. Vicenda che risalta ancora di più se paragonata al caso bancario dell?ultimo periodo quello di Bipop-Carire. Contro il gruppo sorto fra Brescia e Reggio Emilia, si sono sollevati i clienti emiliani, accusando di essere stati trascurati. Inutile provare a chiedere un commento ad Azzi: «Sono bresciano», osserva, dribblando con eleganza . Vita: Il credito cooperativo ha nel rapporto con il territorio il punto di forza. Alessandro Azzi: La nostra è una questione di missione ma anche di obbligo statutario che impone il localismo della nostra attività. Le nostre sono banche mutualistiche, locali e cooperative, quindi hanno come fine non tanto la distribuzione di dividendi ma la crescita della comunità locale. Crescita nel senso di un sostegno alle iniziative economiche, cercando di dare fiducia a chi la merita e reinvestendo sul territorio, ma anche nel senso di una prospettiva di accompagnamento della nostra gente. Non dreniamo denaro dall?economia o dalle famiglie, per investirlo altrove magari nella finanza, ma per reinvestirlo nel territorio. Vita: Non le pare che il sistema bancario debba migliorare la comunicazione? Azzi: Certamente, ma le generalizzazioni sono pericolose. Quando si parla di sistema bancario, si deve pensare a un sistema che deve essere composto da soggetti con caratteristiche diverse, nel quale tutti coloro che si comportano correttamente svolgono un ruolo importante. Non si deve però tendere all?omologazione: c?è bisogno di grandi gruppi in grado di competere sui mercati internazionali e anche di banche locali, in grado di mantenere un rapporto costante con il territorio. Saranno soprattutto queste ultime a porsi come interlocutore (e gestore) della fiducia della gente. Passa da qui, per quanto ci riguarda, la questione della comunicazione. Vita: La riforma del diritto societario, che ha fatto molto discutere, non vi ha toccati? Azzi: L?articolo 5 introduce un particolare riconoscimento e protezione per le cooperative costituzionalmente riconosciute. Confido che la discriminante sia quella della vera mutualità, dell?operatività con i soci. Vedremo, come si regolerà il legislatore nei decreti delegati. Noi in questo siamo stati antesignani. Il Testo unico del ?93, alla cui formulazione concorremmo, disponeva che le banche di credito cooperativo dovessero operare prevalentemente con i loro soldi. Il terzo comma 3 dell?articolo 5, ci stralcia dalla riforma, per il fatto che le Bcc devono osservare anche la normativa bancaria. Vita: Dopo l?11 settembre, molti istituti sembrano voler comunicare un tipo di banca più vicina alla persona… Azzi: Noto che c?è una nuova attenzione verso i valori etici da parte del sistema bancaria. È difficile capire se è sincera o se è marketing. E comunque è presto per giudicare. Vita: Vi sentite una grande banca etica? Azzi: Le nostre banche sono cinquecento: non sono tutte uguali ma tutte tendenzialmente portate a valorizzare obiettivi e finalità etiche perché questa è la nostra matrice. Di etica c?è sempre più bisogno: ci sarà chi lo farà meglio, chi peggio.Gli impieghi del nostro sistema dimostrano come noi sosteniamo l?economia reale, un trend in crescita. Basta guardare gli affidati: proviene dal nostro sistema l?8% degli impieghi alle famiglie, il 17% alle imprese come meno di 20 addetti e il 18% degli impieghi alle imprese artigiane.


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