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Noi, assi di cuore Le sfide vinte di capitan Eros

Sette anni di partite, da Cagliari a Sarajevo, per dare una mano a chi ha veramente bisogno. «Perché chi è famoso ha una compito in più»

di Carlotta Jesi

Incontriamo Eros Ramazzotti allo stadio di Monza prima di una partita di allenamento dell? Associazione Nazionale Cantanti. La squadra di calcio in cui giocano Gianni Morandi, Enrico Ruggeri, Paolo Belli e molti altri esponenti della canzone italiana di cui Eros è presidente dal 1993.

Eros, ma come è nata questa squadra un pò particolare?
Per divertirsi. O meglio, quando Mogol, nel 1981 ha deciso di dedicarsi a questa attività umanitaria convocando molti dei cantanti con cui aveva lavorato. Battisti, Mingardi, Morandi, insomma, dei veri e propri assi della musica scesi in campo per fare del bene. Io sono arrivato nell?84.

Perché hai deciso di entrare in squadra?
Il calcio mi è sempre piaciuto e ho sempre desiderato poter fare qualcosa per gli altri. Ma allora non ero famoso e il mio nome non era, diciamo così, sfruttabile.

Poi però le cose sono cambiate e sei anche diventato presidente della Nazionale.
Ho sempre pensato che nella vita si debba fare il più possibile per gli altri. A me, poi, piace veramente aiutare chi ha bisogno. Sapessi quante persone ci chiamano per chiedere una mano. Certo non possiamo risolvere tutti i problemi del mondo, ma spesso con delle canzoni e quattro calci a un pallone si può fare molto. Io ci credo. Piano piano, nel corso degli anni, abbiamo cercato di ampliare il raggio d?azione della nostra associazione e oggi non ci limitiamo a raccogliere denaro da devolvere in beneficenza. Ma grazie alla nostra popolarità riusciamo ad attirare l?attenzione della gente su problemi delicati e realtà spesso sconosciute come quelle dei bambini vittime della guerra.

Quali sono i momenti in cui ti senti più coinvolto e soddisfatto del tuo impegno per la squadra?
Durante le nostre trasferte all?estero. La Nazionale cantanti, infatti, non gioca solo in Italia. Il 19 ottobre scorso, per esempio, siamo volati a Sarajevo per giocare una partita contro i cantanti bosniaci. Abbiamo portato in Bosnia un messaggio di speranza e di riconciliazione raccontando a chi ha bisogno che noi siamo a disposizione. Proprio come facciamo collaborando con molte ong come garanti dei progetti di sviluppo da loro realizzati»

Garanti di che cosa?
Siamo direttamente responsabili del buon andamento dei progetti e dell?ultilizzo dei fondi messi a disposizione della Nic. Che ci rechiamo in Equador, Iraq, Tanzania e in qualunque alto Paese le ong con cui cooperiamo lanciano un progetto di sviluppo e solidarietà per verificarne di persona l?andamento. Per accertarci che si rispettino i tempi, i programmi e che gli aiuti vadano a chi ha bisogno.

I vostri prossimi appuntamenti?
Fin?ora abbiamo giocato quasi 500 partite e anche il 1999 si annuncia pieno di iniziative e progetti. Il 4 marzo, a Firenze, giocheremo contro la squadra dei piloti capitanata niente meno che da Shummacher e partciperemo ad una raccolta fondi televisiva per aiutare la lotta contro la leucemia».

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