Welfare

NOBELin piazza CONTRO VISCO

Decine di scienziati, ricercatori, premi Nobel manifesteranno contro il governo per chiedere agevolazioni fiscali per gli enti promotori della ricerca scientifica

di Riccardo Bonacina

Chi scrive è uno dei centosessantamila cittadini italiani ad aver firmato un?appello rivolto al Presidente della Repubblica affinché concedesse la grazia a tre persone, Sofri, Pietrostefani e Bompressi, che non potevano domandarla perché non clemenza chiedono ma giustizia, proclamandosi innocenti di fronte al delitto di cui sono accusati: l?assassinio di Luigi Calabresi. Le ragioni di questa scelta, da parte di chi non ha condiviso né materialmente né idealmente le loro rivolte giovanili, le abbiamo più volte, e ampiamente, descritte su questo giornale. E questa non è ora per ritornare sull?argomento.
Piuttosto questa sera, mentre ci accingevamo a mandare queste pagine in tipografia, è arrivata la notizia prima, e poi il testo integrale della lettera del presidente Scalfaro ai presidenti delle due Camere, Violante e Mancino, in cui, in buona sostanza, afferma di non poter concedere la grazia invocata da così tanti cittadini per Sofri, Pietrostefani e Bompressi e rimette la scottante questione nelle mani del Parlamento invitandolo a legiferare sulla tanto dibattutta questione dell?indulto per reati di terrorismo. Una lettera che delude le aspettative dei tantissimi che si auguravano che un gesto estremo, seppur tardivo, delle Istituzioni, nella loro più alta forma, non spegnesse del tutto la speranza che la questione giustizia in questo Paese non fosse soltanto merce di scambio tra partiti politici, affare di procuratori e pubblici ministeri, esercizio d?arbitrio e di potere, ma almeno un?approssimazione umana del desiderio di equità e di giustizia che ogni essere umano porta nel cuore.
Adriano Sofri, con tutta l?antipatia di cui è capace, ha subito reagito dicendo: «Per noi non è cambiato niente, non chiedevamo la grazia prima, non la chiediamo adesso. Consideravamo insopportabile il nostro stato di detenzione prima, lo consideriamo insopportabile adesso». Invece no, caro Sofri, quella lettera cambia qualcosa, attenua, se era possibile attenuarla ancor di più, la speranza in una giustizia giusta, non solo per Sofri ma per ogni cittadino di questo Paese. La lettera di Scalfaro, con tutti i suoi bizantinismi notabili, con i suoi conflitti di competenze e la sensazione sgradevole di scaricabarile, complicherà ancor di più le cose a tutti coloro che lavorano per cercare di dare un segnale di umanità e di svolta per tutti quelli che hanno a che fare con l?allucinate e ingiusta macchina burocratica giudiziaria italiana. E tutte le reazioni dalla società civile e dalla politica che abbiamo raccolto sono in questo senso. Ovviamente, mai come in questo caso, ci auguriamo di sbagliarci. ?

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