Politica

No Slot, i Comuni italiani adottano il Manifesto di Vita

Alessandro Cattaneo, sindaco di Pavia e vice presidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni italiani: «la vostra battaglia è la nostra battaglia. Dobbiamo costruire un modello virtuoso, mostrare che è possibile accogliere la sfida e vincerla». Intanto piovono adesioni, anche il Sindaco di Vicenza Achille Variati ha firmato

di Marco Dotti

Con i suoi quasi 3.000 euro pro capite di spesa per il gioco d’azzardo, Pavia è da tutti additata come la Las Vegas italiana. Eppure, la giunta retta dal 2009 dal trentatreenne Alessandro Cattaneo è da tempo impegnata in una campagna a tutto campo per arginare i problemi più evidenti di questa diseconomia.
Con entusiasmo, Cattaneo (in foto) e Rodolfo Faldini, Assessore alle Politiche giovanili del Comune di Pavia, hanno firmato oggi il manifesto “No Slot” (in allegato) proposto da Vita e dalla Casa del Giovane di Pavia. «Non poteva essere altrimenti», osserva Cattaneo, anche perché «la vostra battaglia è la nostra battaglia, qui non si vince se anche uno solo di noi perde: dobbiamo aprire un vero cantiere, lavorare in comune».

Tra tutti i politici incontrati, i sindaci sono coloro che hanno mostrato maggiore sensibilità al nostro appello. Come se lo spiega?
Noi sindaci dobbiamo stare sempre e comunque dalla parte dei nostri cittadini. Se impariamo a ascoltarli, ci accorgiamo di cose che dall’alto difficilmente si vedono. Posso testimoniare che, indipendentemente dal colore o dallo schieramento politico, di sindaci preoccupati e impegnati su questo fronte ce ne sono tanti. Parlo a mio nome, ma anche come vice presidente dell’Anci, l’Associazione Nazionale dei Comuni italiani: quando ci siamo trovati davanti a un problema che stava e sta assumendo una deriva preoccupante, come quello del gioco e delle crescenti e sempre nuove dipendenze da slot e videolottery, abbiamo deciso di non voltare lo sguardo dall’altra parte. In maniera certamente pionieristica abbiamo tentato, ognuno a suo modo, di circoscrivere e arginare il problema. Oltre alle carte d’intenti, alle manifestazioni, ai manifesti e alle campagne – che, culturalmente, sono importanti – molti di noi hanno tentato di trovare quegli strumenti, diciamo così, “da amministratori” per limitare o “gestire” il dilagare del fenomeno. Io ad esempio ho utilizzato la strada del regolamento di polizia urbana, mentre il sindaco di Vicenza ha usato strumenti più legati all’urbanistica. Siamo stati sul concreto e sul possibile… Ora però è venuto il momento di insistere sulla necessità di elaborare strategie condivise perché il problema è serissimo e procedere a tentoni non basta più.

Quelle a disposizione dei Sindaci, però, sono armi spuntate rispetto a un problema che è di regolamento, giuridico, economico, oltre che etico…
Ha ragione, gli strumenti che abbiamo incidono poco su questa realtà. Ma questo abbiamo, per ora, e di questo dobbiamo servirci. Ma ci terrei a rimarcare, anche come vice presidente dell’Anci, che non ci rassegniamo. Questa non rassegnazione ci porta a impegnarci dapprima nella ricerca degli strumenti esistenti, ma in seconda battuta – e qui prendo un impegno preciso – anche nella sperimentazione e nella definizione di strumenti nuovi, da pensare anche con tutti quegli operatori seri che nel settore del gioco non possono essere criminalizzati tout court. Il problema è complesso.

Da un lato deve emergere il problema – e qui si può proporre il confronto con gli operatori del settore gioco. Dall’altro, però, bisogna sottrarre la questione del gioco alla retorica sulla legalità e l’illegalità. È un problema che a noi sembra legato alle virtù civiche… Non possiamo trasformare i luoghi di incontro, gli spazi della cura, dell’istruzione, i beni comuni in qualcosa che assomiglia sempre più a una bisca a cielo aperto…
Ne sono convinto anche io. Per questo propongo una presa di coscienza comune, indipendentemente dall’appartenenza partitica. La politica è questo mettersi in mezzo, mediare, ma anche ricondurre a ragionevolezza cose che rischiano di produrre una vera e propria febbre sociale. Mi impegno fin da ora a far mie le vostre – permettetemi di dire, visto che ho firmato l’appello, le nostre – proposte, come sindaco di Pavia ma anche come vice presidente dell’Anci. Dobbiamo costruire un modello virtuoso, mostrare che è possibile accogliere la sfida e vincerla.
 

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