Sostenibilità

no problemUn nemico pubblico chiamato cinghiale

di Redazione

Un flagello minaccia l’Italia. Orde devastatrici della bestia nera si nascondono nel folto della macchia, pronte a scatenare la loro furia distruttrice al calar della notte, travolgendo tutto quello che incontrano sul loro cammino, e niente sembra poter fermare i discendenti di quella sottospecie di Sus scrofa giunta sin qui dalle lontane plaghe centroeuropee e non a caso denominata “Attila”. Ma non tutto è perduto: ogni anno un vero e proprio esercito della salvezza corre letteralmente alle armi pur di salvare i raccolti e, con essi, il popolo, dalla carestia e dalla fame. Il porco selvatico continua nel frattempo ad accoppiarsi senza ritegno, moltiplicandosi vertiginosamente. Non bastano tre mesi all’anno di contrasto da parte dell’esercito regolare a furia di braccate, palle e pallettoni, comprese le operazioni di “disturbo notturno” condotte da squadre di irregolari, o i metodi da guerriglia fatti con lacci di acciaio per strangolare il temuto nemico. Nossignori, ci vuole ben altro che sparare alle femmine gravide: bisogna stanarlo, come i Talebani, dalle zone in cui trova rifugio, sterminarlo perché non minacci più la sicurezza e l’economia di intere regioni. E pensare che gli stessi avversari di oggi erano gli entusiasti sostenitori di ieri, quando l’ambìto suide veniva reclamato a gran voce e i solerti amministratori “ripopolavano” generosamente boschi e valli di verri e scrofe per il trastullo venatorio di elettori riconoscenti. Le cronache avvertono oggi che i cinghiali sono in soprannumero, il che minaccia le risorse agricole e persino la viabilità delle supersicure strade nazionali, e che bisogna organizzare dei corsi accelerati per contarli e poi dargli la caccia che si meritano. Qualcuno potrebbe obiettare che detti corsi sono inutili e dispendiosi, considerato che, se si sostiene che le presenze del selvatico sono eccessive (rispetto a che?), vuol dire che qualcuno li ha già contati. Viceversa, se ciò non è avvenuto, come si fa a dire che sono in soprannumero? A meno che, come pensano i malfidati, con la scusa del cinghiale non si voglia entrare dalla finestra dopo che la porta è stata chiusa; un modo volpigno e già sperimentato, per far tuonar le ferree canne anche laddove (parchi e riserve) la legge lo vieterebbe.

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