Non profit

No impresa sociale,no welfare

Caro direttore, intraprendere oggi nel sociale è un atto di eroismo ...

di Riccardo Bonacina

Caro direttore, intraprendere in Italia oggi è un atto di coraggio. Intraprendere nel sociale è un atto di eroismo. Culturale e morale. Fare impresa sociale dove c?è uno Stato che perde potere contrattuale e si difende strenuamente, che ha ottusamente paura dell?autonomia e dell?indipendenza di molta parte del terzo settore, di certo quella sana, non collaterale, critica in senso costruttivo. Fare impresa sociale quando è in corso il suicidio dello Stato sociale italiano che passa soprattutto attraverso gli enormi sprechi, le decine di ospedali nel deserto, di enti fantasma, i privilegi insensati, l?assistenzialismo verso milioni di dipendenti pubblici, il servilismo verso le logiche corporative, l?incapacità di generare le condizioni per liberare le energie e gli investimenti? Basterebbe almeno non ostacolare gli italiani con una politica fiscale oggettivamente obsoleta! In questo difficile contesto l?impresa sociale è il presente e la speranza concreta del welfare italiano. È la risposta efficiente ed efficace ai bisogni di welfare in un Paese che invecchia, che accoglie immigrati, che vede arretrare lo Stato perché sono finiti i soldi. Nel processo di trasformazione della società civile italiana, l?impresa sociale ha un ruolo indispensabile per la capacità di mediazione culturale, di integrazione, di abbassamento del tasso di paura derivante dalla non conoscenza dell?altro. Nonostante tutto questo, siamo di fronte comunque alla difesa di interessi particolari, corporativi, campanilisti da parte di una classe politica che dimentica il 5 per mille dimenticandosi il principio costituzionale della sussidiarietà. Questo mondo di aziende non profit che si occupa della nostra salute, della nostra cultura, della nostra vita sociale ha bisogno di una cultura di governo nazionale e locale in grado di interagire coerentemente, capace di dare risposte vere, di creare condizioni libere, serie e positive. Nel contempo gli imprenditori sociali devono dotarsi di elementi indispensabili per rispondere alla sfida: costruire cultura manageriale eccellente e specifica, agire in modo sostenibile e misurare l?impatto sociale con indicatori condivisibili, essere in grado di valutare le priorità, collaborare efficacemente con il mondo profit, poter accedere agli strumenti del credito. L?impresa sociale è l?impresa del bene comune, e risponde alle mille espressioni di socialità e solidarietà che ci rendono unici su questo pianeta. Saremo più ricchi perché saremo più generosi, e intraprendenti. Da consulente che opera ogni giorno nel mondo non profit e nell?ambito della csr posso dire che ho la netta sensazione che il vento stia cambiando e che soffi sempre più forte. Spero non sia solo un refolo, ma un vero e proprio maestrale. Che ne pensa? Francesco Quistelli Caro Quistelli, è vero: l?impresa sociale è l?impresa del bene comune. Speriamo che questa coscienza si faccia sempre più largo tra i decisori politici e tra gli stessi imprenditori sociali. Sulla forza del vento in questa direzione sono un po? meno ottimista di lei, ma comunque siamo qui per questo. Per dar forza a questo refolo.


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