Welfare

No global: scarcerati, hanno abiurato la violenza

Dionesalvi e Tallarico non sono più socialmente pericolosi e vanno rimessi in libertà. Così ne ha motivato la scarcerazione il Gip di Cosenza, Nadia Plastina

di Redazione

”L’ abiura della violenza rappresenta il presupposto del venir meno della pericolosità sociale di chi se ne e’ reso autore; Claudio Dionesalvi e Gianfranco Tallarico non possono essere piu’ considerati socialmente pericolosi e vanno rimessi in liberta”’: è questo uno dei passaggi dell’ ordinanza con cui il Gip di Cosenza, Nadia Plastina, ha disposto la scarcerazione dei due indagati e la concessione degli arresti domiciliari per altri quattro. Decisivo, al fine della decisione, l’ interrogatorio di garanzia a cui Dionesalvi e Tallarico sono stati sottoposti dal Gip. ”Entrambi gli indagati – scrive il Gip – con molta serenità, hanno fornito elementi a loro discolpa che dovranno essere certamente verificati, ma, soprattutto, dato che rileva in questa sede, hanno esplicitamente e con decisione e chiarezza di avere, elaborando un percorso personale, ripudiato definitivamente il metodo della violenza nella lotta politica e di non volere più delegare a gruppi la rappresentanza delle proprie idee”. ”Non sembri ciò – aggiunge il giudice delle indagini preliminari – troppo poco per rivedere il giudizio sulla sussistenza della ragione di cautela e dunque sulla pericolosità sociale degli autori. E difatti il provvedimento coercitivo emesso ha censurato la violenza programmata concretamente dagli indagati e attuata in varie occasioni dagli stessi (quegli stessi che la avevano programmata) per finalità di lotta politica e non certo reprimere le idee alla lotta politica sottese”. ”Ovviamente – sostiene poi Nadia Plastina nella sua ordinanza – si comprende bene il diritto degli indagati di difendersi in ogni modo, di invocare i diritti costituzionali, di gridare alla giustizia liberticida, di dichiarare di essere stati colpiti per le opinioni e non per il programma violento concepito concretamente e gli atti violenti che lo attuavano: si tratta di prevedibili argomenti difensivi in tema di reati contro la personalità dello Stato, ma il giudice deve avere ed ha ben chiaro il distinguo tra opinioni e reati ed in ordinanza non ha trascurato questa analisi, come la lettura integrale di essa dimostra agevolmente. Tuttavia pare necessario ribadire ciò che pure sembrava essere stato già affermato a chiare lettere con il supporto di giurisprudenza e dottrina autorevoli: la violenza anche per ragioni di ideologia politica e’ reato e al di la’ di ogni critica sui reati applicati, sui dubbi di costituzionalità (ma nell’ ordinanza è contenuto un puntuale esame delle pronunce della Consulta e della Cassazione che supera queste perplessità), esiste un assunto insuperabile: violenza e diritto sono incompatibili. Accettare la trasmigrazione nel dibattito politico della violenza vuol dire consentirne la propagazione, favorirne la condivisione ed il peso ideologico. L’abiura della violenza, rappresenta, allora, coerentemente, il presupposto del venir meno della pericolosità sociale di chi se ne e’ reso autore”. Per quanto riguarda le posizioni degli altri indagati per i quali sono stati modificati i provvedimenti adottati inizialmente, il Gip motiva la revoca degli arresti domiciliari per Vittoria Oliva e la trasformazione della detenzione in carcere in arresti domiciliari per Giancarlo Mattia, Anna Curcio e Antonio Paolo Rollo per ragioni di salute. Rollo, in particolare, deve accudire la figlia gravemente malata. Il Gip sottolinea anche che gli arresti domiciliari per Mattia sono stati adottati ”solo” per le sue condizioni, ”dal momento che egli, richiesto dal giudice più volte nel corso dell’ interrogatorio di chiarire se la Rete meridionale del sud ribelle ammettesse la violenza come strumento di affermazione della propria ideologia, ha dichiarato di non poter rispondere trattandosi di ‘questione politica’. Diversa la motivazione, invece, per Antonino Campenni’. ”Il parere favorevole espresso dal pm alla attenuazione del regime restrittivo – scrive Nadia Plastina – è da ricondursi alle dichiarazioni rese dal soggetto in sede di interrogatorio. Il prevenuto ha in effetti esposto la sua versione fornendo elementi che certo dovranno essere riscontrati, ma che costituiscono in qualche modo una presa di distanza dalla Rete. Peraltro, anche rispetto alla partecipazione ai disordini di Napoli, occorrerà acquisire le dichiarazioni rilasciate all’ autorita’ giudiziaria di quella città per comprendere il ruolo complessivo del soggetto nella vicenda. Il quadro cautelare cosi’ risultante appare compatibile con una misura meno afflittiva quale gli arresti domiciliari”. Tutte le altre posizioni, sottolinea quindi il Gip di Cosenza, ”non hanno subito modifiche significative alla luce degli elementi raccolti nel corso degli interrogatori, sicché si richiamano le considerazioni svolte in sede di prime cure, e, in qualche caso, addirittura, risultano aggravate per via degli esiti delle acquisizioni probatorie successive, per come segnalato dallo stesso pm nel parere del 21 novembre”. Il pericolo che gli indagati nell’ inchiesta della procura di Cosenza su appartenenti all’ area dei no global ”protraggano l’ attivita’ delittuosa e commettano ulteriori gravi delitti di ‘criminalita’ organizzata’, anche contro ‘l’ ordine costituzionale’, sussiste intanto, anzi rafforzato, attese le modalita’ dei fatti commessi e la forte determinazione ideologica che li ha spinti alla scelta eversiva”. E’ quanto, tra l’ altro, ha scritto il Gip di Cosenza, Nadia Plastina, nella sua ordinanza con cui ha scarcerato tre indagati e concesso gli arresti domiciliari per altri quattro, confermando invece i provvedimenti restrittivi per tutti gli altri. ”Alla luce di cio’ – ha rilevato il Gip – l’ obiezione dei difensori (che ricordavano che il Social Forum di Firenze si e’ svolto senza incidenti) appare non pertinente, perche’ il riferimento a Firenze non e’ l’ unico motivo di cautela per il Gip anche perche’ nel programma della Rete meridionale del sud ribelle fondata da Francesco Cirillo, i fatti delittuosi attengono al rendere ‘ingestibili’ e ‘distruggere le citta” ove si svolgono vertici internazionali, per turbare l’ esercizio delle funzioni del Governo italiano laddove tutti sanno che il Social forum era una riunione del movimento senza la presenza di alcun soggetto ‘nemico’. E dunque, la protrazione della condotta criminosa posta in essere dagli indagati nel tempo, l’ attualita’ della stessa per quanto riferito, la oggettiva gravita’ dei fatti – desumibile dal considerevole numero di reati in contestazione, dal tipo e dalla natura permanente della fattispecie piu’ grave – uniti alla personalita’ degli indagati, ricostruita attraverso le vicende ed i procedimenti penali e giudiziari, supportano una prognosi assolutamente negativa sul loro futuro comportamento e, dunque, di concreto, attuale pericolo di reiterazione di reati della stessa specie di quelli per cui si procede, ovvero di ‘criminalita’ organizzata’ e contro ‘l’ ordine costituzionale”’. ”Giustamente – scrive ancora il Gip nella sua ordinanza – il pm ricorda come la connotazione ideologica dei comportamenti delittuosi conferisca una ancora piu’ accentuata pericolosita’, sotto il profilo criminale, agli autori, che non solo coltivano concreti propositi eversivi partecipando ad azioni violente, ma non si sottraggono neanche alle suggestioni provenienti da coloro che hanno fatto un ulteriore passo nell’ area eversiva (quello della vera e propria lotta armata terroristica)”. Da tali elementi, a giudizio del Gip, ”discende, indiscutibilmente la necessita’ di recidere ogni collegamento criminogeno degli indagati tra di loro, con l’ ambiente nel quale operano, compresi gli strumenti operativi (la rete internet in primo luogo) e di impedire agli stessi di proseguire nell’ attuazione del progetto sovversivo-cospirativo”.


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