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No global. “Genova senza risposte”, il film.

Presentato a Roma sarà presto nelle sale un nuovo film sui giorni del G8 che parla anche del "dopo Genova".

di Ettore Colombo

Lo scorso anno durante il G8 di Genova è stata attuata da parte delle forze dell’ordine una ”repressione indiscriminata” su persone che manifestavano pacificamente. La morte di Carlo Giuliani è stata preceduta ”da una delle tante cariche” della polizia, e l’ipotesi della deviazione del proiettile che ha ucciso il ragazzo fa parte di quelle tante ”verità studiate al tavolino”. E’ quanto racconta “Genova senza risposte”, il primo film-documentario sui giorni del vertice ad arrivare nelle sale a un anno dei terribili scontri del luglio scorso. Firmato e autoprodotto dai giovani esordienti Federico Micali, Teresa Paoli e Stefano Lorenzi, il film, distribuito dalla Pablo di Gianluca Arcopinto, sarà da agosto nelle sale. Girato interamente in bianco e nero e composto da immagini riprese dagli stessi autori durante il G8, Genova senza risposte ripercorre cronologicamente gli avvenimenti di quei giorni, dalle prime manifestazioni del 17 luglio scorso alla morte di Carlo Giuliani fino all’irruzione alla scuola Diaz. Con una serie di testimonianze raccolte fra le piazze teatro degli scontri, fra cui quella dell’infermiere presente nella caserma di Bolzaneto, il documentario individua responsabilità precise nelle forze di polizia mostrando scene di manifestanti insanguinati per le percosse. Il film, sulla base delle testimonianze, racconta inoltre di arresti a cui si è proceduto in maniera casuale, minacce di violenze carnale e dell’uso esagerato dei gas lacrimogeni: ”Durante i tre giorni ne sono stati sparati 80 ogni ora -hanno spiegato gli autori. E’ terribile perché sono estremamente nocivi e provocano danni permanenti alla salute”. Ma in Genova senza risposte, come spiegano i registi, c’è anche spazio per le immagini che descrivono ”la parte costruttiva del movimento: la gioia di essere lì mischiata al dolore per le violenze e la morte di Carlo Giuliani”. L’intenzione del film, spiega la Paoli, non è però quella di fare una ”analisi politica, ma solo insinuare il dubbio in chi non era a Genova. Abbiamo scelto il materiale tra più di 30 ore di girato”, aggiunge l’autrice. Immagini riprese da tre differenti punti di vista e proprio per questo perfette”. L’idea del film, racconta Micali, già avvocato del Genoa legal forum, ”è nata per la difficoltà di comunicare a chi non era a Genova ciò che abbiamo visto e ci ha scioccato”, e dall’esigenza di ”cercare di ricostruire specificatamente quello che è accaduto”. Per Arcopinto, invece, questa pellicola ”è unica perché racconta in modo puntuale anche il dopo Genova”. Ma non è certo il solo film sul tema, “Genova senza risposte”. Ricordiamo, tra gli altri, almeno “Carlo Giuliani, ragazzo”, di Francesca Comencini, che attraverso la voce narrante della madre del giovane ragazzo ucciso a Genova, Haidi Giuliani, racconta la sua vita e i suoi ultimi momenti prima di morire. Nonché “Un altro mondo è possibile”, il film collettivo del gruppo di registi italiani che, coordinati da Citto Maselli ed Ettore Scola, fu a Genova durante i giorni del G8, e “Bella ciao”, il film-documentario prodotto dalla Rai Due di Carlo Freccero e da Marco Giusti, ma mai andato in onda, bloccato dalla Rai.


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